Ben tornato

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È passato un anno da quando ho sentito questo profumo per l'ultima volta.
Si dice che ogni casa ha un proprio odore, e noi che ci abitiamo non riusciamo a sentirlo, ma io me ne accorgo adesso, che è da tre anni che non respiro quest'aria, che si, sa di delusione ma anche di sorrisi, scherzi e di tutti i ricordi felici che infestano questa casa.
È sera. Ieri siamo tornati in Canada da Chicago, io e Samantha, che è seduta accanto a me con i capelli sciolti che le coprono le spalle.
Davanti a noi, mia madre ha poggiato piatti su piatti, pieni di cibo.
Mia sorella Nicole, seduta alla mia sinistra, sta già cominciando a mangiare, mentre io guardo Samantha a disagio. In fondo si trova in una casa altrui, e a dire il vero anche io mi trovo a disagio.
Mi servo di un piatto di patate e pollo, e comincio a mangiare. I lati della mia bocca si alzano, perché questo è molto meglio di tutto ciò che ho mangiato a Chicago. Questo, la mia casa, è tutto più bello di Chicago, e sto imparando a vedere il lato positivo di essere quì. Cerco di pensare solo al meglio, di ricordare solo il bello e ci sto riuscendo, anche se c'è molta negatività da ricordare tra queste quattro mura.

"Cosa avete fatto a Chicago ragazzi? È bello lì?"

Chiede mia madre stranamente solare. Lei è la cosa più luminosa della stanza in questo momento, più della lampadina che illumina la cucina. Mi è mancata.
Raccontiamo una storia, che per me è la mia vita ma per loro è solo una storia.
Raccontiamo di quando, in estate, dal tetto di un palazzo abbiamo osservato le stelle, io, Samantha e altri amici, che adesso mi mancano come mi mancava questa casa lì. Parliamo del fresco venticello che accarezzava la nostra pelle nuda di fronte a quel panorama brillante come la mamma adesso, che sorride.
E guardo Nicole, tanto cambiata ma bella, bella da morire, e dico lei che ho parlato della sua importanza a tutti quelli che a Chicago, mi conoscevano.
Samantha parla adesso, e sorride come tutti in questa stanza, sembra esserci sempre stata e raccontiamo insieme tutto ciò che ci ha fatto ridere, tralasciando ciò che ci ha fatti piangere.
Dopo aver mangiato, io e Samantha andiamo nella mia stanza. Siamo sempre stati molto intimi, so tutto di lei e lei sa tutto di me.
So che proviene dalla Germania, fuggita da lì dopo i diciotto anni. Mi ha detto che odiava i suoi genitori troppo severi e odiava anche la sua vita, e quindi ha deciso di cambiarla partendo per un viaggio on the road, finendo a cercare coinquilini per poter pagare un appartamento a Chicago con i soldi rubati ai suoi genitori.
La stimo per questo, in fondo ha fatto come ho fatto io: non contento della mia vita, l'ho cambiata.
La stimo anche perché ha trovato un modo per cambiare la sua vita senza doversi ammazzare, e dovrei stimare anche me stesso in questo caso, ma non lo faccio, perché io a differenza sua ho pensato molte volte alla morte. Ma in fondo, chi mi dice che scappare sia stata la prima scelta di Samantha? In fondo tutti per una volta pensiamo alla morte come una vita d'uscita.
Siamo seduti sul mio letto, uno di fronte all'altra, e mi ha chiesto se fosse questa la mia vecchia vita. Non so come rispondere, perché non vedo questo periodo, questa casa, le persone che mi stanno accanto, come le vedevo allora, e quindi le dico di no, perché adesso sono tranquillo.
L'ansia è passata e so che sarò felice adesso.
Parliamo ancora senza fermarci neanche un attimo.

"Piaci molto a mia madre, sai?"

Lei mi guarda riducendo i suoi occhi a piccole fessure. Ho notato una certa simpatia tra lei e mia madre, anche se ancora c'è quella freddezza che differenzia gli sconosciuti dagli amici.
Poi i suoi occhi giallo grano e le sue labbra si aprono in un sorriso.

"Davvero?"

Mi chiede ed io annuisco. Sono felice che sia con me, e non ho problemi a dirglielo.

"Anche io sono felice di essere quì con te"

Risponde abbracciandomi.

"E poi, avevo segnato il Canada come prossima tappa per il mio viaggio"

Rido.

"Sam, scommetto che il tuo viaggio durerà una vita"

Esclamo con entusiasmo facendo ridere anche lei.

"Si Josh. La vita è il mio viaggio."

Annuisco, ma c'è un non so che che mi preoccupa
Scuoto la testa e le sto per dire che voglio farne parte, del suo viaggio intendo, ma ci vuole coraggio per una richiesta del genere, quindi esito, e quel tempo perso mi costa caro.
Prima che possa dire qualcosa, mia madre e mia sorella entrano in camera sbalancando la porta.
In mano hanno una torta gigantesca con scritto BEN TORNATO A CASA.
Non posso far altro che ridere, o forse sto piangendo. Non lo so, so solo che quel gesto mi ha reso felice e toglie ogni pensiero negativo nella mia mente, tranne uno. Perché ho rinunciato a tutto questo?
Poi penso, che non era così un tempo.

CrossroadsWhere stories live. Discover now