⇨ Capitolo 12 - Rachel.

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Rimango tutto il pomeriggio sul divano con una coperta di pile spiegazzata sui fianchi e una busta di tacos da un lato. Alterno momenti di dormiveglia a intense discussioni con i programmi di cultura generale che trasmettono sui canali principali. Mi sento una cinquantenne insoddisfatta della propria vita. Ora che ci penso a breve festeggerò il mio trentesimo compleanno. Inutile pensare di organizzare qualcosa, so già che mi comporterò esattamente come gli altri giorni.

Attendo con ansia il momento in cui mi dovrò alzare per cambiarmi e raggiungere Harold in pizzeria. Quando, però, esso giunge, strascico i piedi da un armadio all'altro nel tentativo di trovare qualcosa che mi aggradi. Guardo l'ora e mi rimane una mezzora scarsa prima di dovermi mettere alla guida. Prendo i primi indumenti che mi capitano a tiro: una tuta scura attillata che non utilizzo da un po'.

Salgo in macchina, metto in moto e mi dirigo verso la pizzeria. Non mangio qualcosa di sostanzioso da questa mattina e lo stomaco si lamenta rumorosamente da un paio d'ore.

Quando arrivo al parcheggio rintraccio l'auto di Harold e, certa di trovarlo dentro al locale, mi appresto a raggiungerlo.

"Rachel! Quanto tempo!" Un omone alto e dai capelli decisamente lunghi mi si avvicina in modo amichevole.

"Travis, amico, come stai?" Gli do una pacca sulla spalla, fra un abbraccio e un mezzo sorriso.

"Me la cavo, vivo praticamente qui dentro. Tu? Non sembri avere una bella cera. Sei ancora la sciupa femmine del liceo?" Scoppia in una grassa risata che in parte sono contenta di condividere.

"Sarà colpa del lavoro, mi tiene sveglia giorno e notte. Harold è già arrivato?" Evito molto volentieri l'argomento 'donne'.

"Si stella, è proprio là!" Indica un tavolino appartato in fondo alla sala.

Lo raggiungo con un'espressione che mi renda un minimo decente, che gli faccia credere che io stia bene.

"Come stai, Rac? Sei pallida e sembri dimagrita di un paio di chili..." Mi scruta preoccupato.

"Sto bene Harold, non preoccuparti." Taglio corto.

"Ehi, a me puoi dire tutto." Mi rivolge i suoi occhi rassicuranti, capaci di placare anche i miei incubi peggiori.

"Lo so, vecchio mio. Tu come stai?"

"Normale, insomma, non mi lamento." Risponde facendo spallucce.

"Come va con la tipa?"

"Mh, bene. Non so, a volte penso tu abbia ragione e a volte penso di amarla più di ogni altra cosa al mondo. È difficile prender posizione quando ci sono di mezzo dei sentimenti."

"Non mi andrà mai a genio. Fortuna che la vedo raramente." Rispondo scuotendo la testa.

"Volete ordinare, ragazzi?"

"Sì Travis, io prendo una diavola" Esordisco.

"Perfetto, tu Harold?"

"Io, uhm. Una margherita."

"Oh, andiamo!" Rimango allibita davanti alla sua scelta.

"E va bene... prosciutto crudo e rucola."

"E' questo l'Harold che preferisco." Strizzo un occhio in segno di intesa.

"Da bere?"

"Due birre chiare." Ordino gentilmente.

Nell'attesa di poter assaporare una delle migliori pizze di Seattle, discutiamo dei nostri lavori e di quanto tempo sia passato prima di rivedere Travis. Anni fa anche lui si divertiva a raggiungerci in discoteca per fare un po' di baldoria, fin quando non ha acquistato il locale e ha cominciato a lavorare a tempo pieno. Quando le birre sorgono sul piccolo tavolo adornato da una tovaglia rossa, l'atmosfera cambia improvvisamente e il discorso prende un'altra piega.

𝐈'𝐯𝐞 𝐟𝐚𝐥𝐥𝐞𝐧 𝐟𝐨𝐫 𝐲𝐨𝐮 ¦ Ruby Rose x Cara DelevingneWhere stories live. Discover now