capitolo 6-Sfogo

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"Che stupida" borbottai una volta giunta al limitare della selva. Avevo creduto che Artemide mi volesse bene, che temesse per la mia incolumità. Bugie. In realtà voleva solo dimostrare agli altri dei che la sua pupilla, essenza della sua essenza, era forte tanto quanto lei. In parole semplici, voleva provargli che l'esperimento era riuscito. Senza che me ne accorgessi, una lacrima rotolò sulla guancia.
"Cosa ti succede?" Una voce maschile mi fece alzare il capo. Era Morfeo. "Che ci fai qui?" Gli chiesi dando voce ai miei dubbi mentre scacciavo le lacrime.
"Stavo leggendo." Indicò il libro dal dorso blu che teneva in mano. "Ma non ha importanza. Perché piangi?"
Mi asciugai gli occhi. "Non sto piangendo" borbottai "Mi è entrato qualcosa negli occhi"
Il dio sorrise sornione della mia patetica scusa. "Naturalmente. Ora però dimmi la verità:perché stai piangendo?"
Alzai lo sguardo e lo fissai negli occhi. Dietro a quegli orribili occhiali antiquati, si celavano due iridi di una spettacolare tonalità di blu. Scuri, profondi e magnetici, esattamente come la notte. In essi lessi sincera preoccupazione. Non mi aveva fermata per cortesia ma perché gli importava davvero del motivo per il quale piangevo. Lo trovai strano, dal momento che gli dei, da quanto ho potuto constatare, sono poco inclini ad emozioni. "La stessa Artemide me ne ha dato ora la prova" sussurrai, rivolta più a me stessa che a lui.
"Ti ha dato prova di cosa?" Mi chiese Morfeo, avendo udito le mie parole. Lo scrutai di sottecchi, indecisa se potermi fidare. Dopotutto, anche lui era un dio.
In realtà però, con me era sempre stato gentile e non aveva mai tenuto un comportamento superbo. Lui stesso mi aveva confessato che non amava atteggiarsi come un dio. Dunque, che fare?
Morfeo decise per me perché, avendo intuito il mio dilemma, mi chiese di fare una passeggiata nei giardini di Persefone. Seppur ancora un po riluttante, lo seguii.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, contemplando le bellezze di quel luogo soprannaturale.
"Sai, noi dei" disse Morfeo, rompendo il silenzio "sappiamo essere superbi ed orgogliosi. Oserei dire che l'orgoglio è il nostro peggior difetto" Volsi la testa verso di lui, sorpresa dalle sue parole. Era il primo dio che incontravo che ammetteva di avere un difetto. Io però non credevo che lui li avesse. "Tu però non sei così" ribattei infatti. Il dio dei sogni mi sorrise. "Sono lieto che tu lo pensi. Tuttavia, non ritengo che tu abbia la stessa opinione di ogni divinità." Mi lanciò uno sguardo d'intesa ma io puntai lo sguardo sull' orizzonte. "Dove vuoi arrivare?"
Morfeo si aggiustò gli occhiali sul naso ed abbozzò un sorriso. "È per questo che hai litigato con Artemide?"
Mi voltai nuovamente verso di lui, stavolta rotando tutto il corpo. Inclinai la testa ed incrociai le braccia sul petto. "E allora? A te che interessa?"
Fui più scortese di quanto volessi ma il suo tono indagatorio m'irritò assai.
Lui però non perse quel suo fastidiosissimo sorriso.
"Che personalità focosa! Tu e Artemide vi assomigliate davvero tanto!"
"Ah davvero? Tutti non fate che parlare della nostra somiglianza!" Sbottai. "Ma davvero non ci tengo ad essere simile ad una dea orgogliosa ed insensibile!"
Morfeo, anziché arrabbiarsi, scoppiò in una sonora risata.
"Cosa...cosa ridi?" Chiesi, alquanto irritata dal suo imprevedibile atteggiamento.
"Perché almeno ora so con certezza il motivo per cui avete litigato" Mi rivolse uno sguardo astuto che io ricambiai sgranando gli occhi. Mi aveva ingannata, mi resi conto all'improvviso. Ingannata! Mi ero sempre reputata una ragazza sveglia, ma il dio mi aveva raggirato. Avrei dovuto esserne arrabiata ma in realtà ne risi. Risi di gusto. "È stato un espediente davvero ingegnoso, lo riconosco." Ridemmo insieme per qualche minuto. Poi Morfeo tornò improvvisamente serio. "Ora hai riso. Ti senti meglio?"
Smisi di sorridere e mi voltai verso il dio. "Quindi volevi farmi sfogare al fine di farmi stare meglio?"
Lui annuì solamente, mantenendo lo sguardo fisso sull' orizzonte. Era davvero sorprendente come uno sconosciuto si prendesse cura di me. E lo era ancora di più, considerato che mi ero aperta ad uno sconosciuto. Io, che celavo le mie emozioni persino a Clelia. Io, che non mi sfogavo mai.

Passeggiammo per i viali dei giardini, parlando del più e del meno. Scoprii che conversare con lui era davvero piacevole. Condividevamo diverse passioni, talvolta avevamo opinioni discordanti ma le esponevamo sempre con il massimo rispetto l'uno per l'altra. Ci sedemmo su una panchina ad osservare il cielo, che ormai trascoloriva nelle sfumature del blu e del porpora. Sbadigliai. "Sei stanca?"
"Io...ehm, no" biascicai, reprimendo un altro sbadiglio.
"Devi dormire" insistè Morfeo "Domani, all'alba, dovrai partire per la prova."
La prova. Per via del litigio con Artemide, me ne ero completamente dimenticata. In quel momento però l'ansia prese il sopravvento, stringendomi lo stomaco in una morsa.
"Già la prova" mormorai "che deve sostenere un esperimento per verificare se esso sia stato realizzato nel modo corretto." Sussurrai con amarezza.
Morfeo mi guardò sorpreso. "Ma tu sei molto più un banale esperimento. Sei innanzitutto una persona."
Stavolta fui io ad assumere un'espressione stupefatta. "Lo credi davvero? Anche se nelle mie vene scorre il sangue di Artemide?"
Lui mi posò una mano sulla spalla, facendomi trasalire; Non ero abituata al contatto fisico.
"Ascolta, Diana. Ammetto che l'essenza divina presente in te ha inciso sulla tua personalità. Tuttavia, i tuoi ricordi, le esperienze che hai vissuto in sedici anni di vita, appartengono solamente a te. Sono loro che ti hanno formata, che ti hanno reso ciò che sei. L'essenza divina ha certamente contribuito ma tu non sei Artemide. Tu sei tu.Ricordalo."
Mi scostai bruscamente e nascosi il viso. Le lacrime pungevano gli occhi ed io volevo impedire che sgorgassero. Ero commossa, profondamente. Mi aveva confortato usando poche e semplici parole. Non accadeva spesso che io provassi affinità con qualcuno ma con Morfeo era diverso. C'era un'empatia immediata. Qualcosa che non potevo né respingere né controllare totalmente. Questa constatazione, sommata ai scioccanti eventi degli ultimi giorni, mi rendeva confusa; Io detestavo non avere il pieno controllo delle mie emozioni, soprattutto in presenza di altri. Tutto ciò che usciva dagli schemi che mi ero prefissata mi destabilizzava.
In questi giorni, di cose sfuggite al mio controllo ne erano accadute molte dunque non c'era da meravigliarsi se ero così confusa riguardo alle mie emozioni. Sospirai. Ad ogni modo, Morfeo era stato gentile e mi aveva supportato in un momento in cui ero particolarmente vulnerabile.
"Grazie" mormorai. Forse era un po' riduttivo ma, con la prova che si avvicinava, non potevo indagare sulla natura della nostra strana, istintiva complicità.
Lui sorrise mestamente, forse deluso dalla mia freddezza ma, dai suoi occhi ridenti, capii che egli era cosciente delle mie emozioni contrastanti. "Ora dormi"
Stavo per ribattere che ero troppo ansiosa per dormire, quando un' improvvisa stanchezza mi colse. Dopo tutto, tra l'allenamento e i successivi avvenimenti, era stata una giornata pesante. Biascicai un assenso e in pochi minuti scivolai tra le braccia di Morfeo. Letteralmente.

"Chi è lei ? Ora te la spassi anche con le umane?" Era un'aspra ed irritante voce femminile a parlare. Simulai una smorfia, intuendo che mai avrei sognato una donna così acida. Tentai dunque di aprire gli occhi ma lo stato di dormiveglia era troppo piacevole per abbandonarlo.
"Madre, non seduco nessuna umana." Riconobbi la voce di Morfeo, il quale sospirò pesantemente. Madre? Perchè era qui? "E ti pregherei di abbassare la voce, sta dormendo."
"Dormendo, eh? Chissà cosa avete fatto in precedenza!" Urlò la donna, evidentemente scioccata. "Madre, noi non" esordì il dio ma fu bruscamente interrotto dalla madre. "Non dirmi che tra di voi non c'è stato nulla perché non ci credo!" Le sue grida scandalizzate, dal tono acidulo, cominciavano ad infastidirmi. "Dorme sulle tue gambe!"
Gambe? Assolutamente no! Pensai indignata. Ero su un cuscino, nemmeno troppo comodo. Certo, c'era una piccola divaricazione, sottolineata da una striscia di tessuto, in esso ma... mi alzai di scatto, avvampando. "O mio dio.." mormorai scioccata. Mi ero addormentata sulle gambe di Morfeo senza nemmeno accorgemene! Il dio si grattò la testa, a disagio. "Io...davvero...mi dispiace. ..non. .." balbettai. "Ero talmente stanca che..." sospesi la frase, certa che ulteriori giustificazioni avrebbero peggiorato la situazione. "Non ti devi preoccupare, lo capisco" Sorrise sornione, illuminato dal flebile chiarore di luna. Io voltai in fretta il capo, non avendo ancora perdonato me stessa. È stato senza dubbio uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita.
"Almeno hai avuto la decenza di arrossire!" Commentò acidamente la donna. Rivolsi a lei la mia attenzione, scrutandola di sottecchi. Era una bella donna-anzi, molto probabilmente era una dea- dai lunghi serici capelli corvini che scivolavano sulla schiena. Un chitone drappeggiato blu notte avvolgeva il corpo snello, facendo risaltare la pelle diafana. "Chi sei?" Chiesi con circospezione, assottigliando gli occhi.
Lei ricambiò l'occhiata diffidente con i magnetici occhi dello stesso colore dell'abito. "Sono Nyx, dea della notte" rispose alzando superbamente il mento.
Dunque, come sospettavo, era una dea. Più precisamente, la madre di Morfeo.
"Beh, cosa aveva da urlare contro suo figlio?" Domandai rammentando il discorso che avevo udito in dormiveglia.
La dea aggrottò le sopracciglia, in un espressione adirata. "Non ti riguarda." Tagliò corto. Poi si rivolse a Morfeo, ancora seduto al mio fianco " perché perdi tempo con un'umana insolente? Sei un dio, bello, colto e sensibile. Molte dee passerebbero volentieri il loro tempo con te. E tu, le rifiuti per un'umana?" L'ultima parola era così carica di disprezzo che non potei non risentirmene. Tuttavia, decisi di intervenire in favore di Morfeo. "Lui veramente è libero di..." con mio sommo stupore, il dio dei sogni m'interruppe. "Diana, ci penso io"
Ancora allibita, osservai Morfeo rivolgersi alla madre "Te l'ho già detto. Io e Diana non abbiamo avuto alcun interludio amoroso. Abbiamo parlato per un po di tempo poi lei, esausta, si è addormentata sulle mie gambe." In ogni caso" aggiunse indurendo il tono "non è affar tuo ciò che faccio al di là dell' attività lavorativa. Sono adulto, in grado di decidere cosa fare nel mio tempo libero e con chi." Scosse la testa e sospirò seccato. Era la prima volta che egli dava prova di possedere sentimenti come l'ira. Di solito, era tranquillo e pacato. Nyx fu stupita quanto me, se non di più, perché spalancò la bocca e passeggiò avanti e indietro prima di accingersi a parlare.
"Come osi parlare a tua madre con tanta libertà? Io avevo combinato il matrimonio con Calliope, una Musa incantevole, e tu l'hai respinta!" Si battè una mano sulla fronte. "Respinta!" Ripeté con enfasi.
"Come ho già detto, le mie scelte non ti riguardano" ribattè piccato Morfeo.
La dea lanciò un'occhiata infuocata al figlio e si dissolse nella notte, senza parlare.

Aggrottai le sopracciglia in una muta domanda. Il dio allargò le braccia e s'apprestò a parlare. "Mia madre non è cattiva. È semplicemente iperprotettiva. Mi ha cresciuto da sola" Abbozzò un sorriso. "Sai, mio padre, essendo Ipnos, il dio del sonno, non era molto presente." Si aggiustò gli occhiali sul naso. "Lei ha solo fatto ciò che poteva. Desiderava per me un matrimonio con una dea." Si puntellò sui gomiti. "Aspirava addirittura alla mia entrata nel Dodekatheon."
Ascoltai tutto con estrema attenzione. Era interessante scoprire l'infanzia di Morfeo. Mi colpì come il dio avesse patito sofferenze umane. Mi faceva comprendere che gli dei erano più simili agli umani di quanto loro stessi immaginassero. Inoltre, il modo con cui lo raccontava, denotava che aveva superato, seppure in maniera difficoltosa, la sua infanzia.
"Capisco." Mormorai "L'importante però è che tu hai raggiunto l'indipendenza." Sorrisi "In altri termini, hai tagliato il cordone ombelicale"
Ricambiò il sorriso. "Già. Ma ora dormi"
Essere svegliata a notte fonda quando il giorno seguente avevi una difficile prova da affrontare non era l'ideale. Non me lo feci ripetere, mi accomodai sulla panchina e chiusi gli occhi. Stavolta, ben distante da Morfeo.

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