04- Quante volte nei sogni mi hai chiamata Amore

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Il momento opportuno non si deve aspettare, potrebbe non arrivare. Il momento opportuno lo dobbiamo creare.

Elena e Paul cominciarono a correre per raggiungere Ian.
C'era qualcosa che non andava, ma non era una cosa da niente. Aveva chiesto aiuto, quell'uomo forte all'apparenza, necessitava sostegno. Elena gli aveva pronunciato un addio, un addio suggerito dalla mente ma non dal cuore. Perché lei ci credeva, lei lo amava. Ma sapeva che allontanarsi da lui era l'unica cura per un amore che vie non conosceva.

Lei aspettava ma non crollava. Aveva coraggio ad aspettare anche quando la gente non sapeva tornare. Lei voleva viverlo, voleva sentirlo suo. Ma non poteva farlo, lei sognava tutto questo. L'unico modo per viverlo era dentro ai sogni, dove lei poteva sentirlo mentre la chiamava amore. Stavano ancora correndo da lui, lo avrebbe soccorso, lo avrebbe aiutato ma poi sarebbe andata nuovamente via. Non poteva restare, lui non l'avrebbe mai fatta rimanere.

Lui era una casino, uno di quelli belli che non potrebbero mai stancarti. Un casino dagli occhi color ghiaccio, un casino dalle labbra perfette e dalla pelle candida.

Ma nonostante questo, un casino rimane comunque un casino. Ma lei aveva imparato ad amarlo, in silenzio, ma lo aveva imparato. Prima avrebbe combattuto per non perderlo, invece adesso lo aveva già perso.

Quell'amore non conosceva destinazione,

Doveva disinnamorarsi, ma come?

«Siamo Arrivati» disse Paul e si fermarono toccandosi la parte del cuore che faceva male dopo tutta quella corsa. Si guardarono intorno per cercare la sua auto. «Ma dov'è?» si arrabbiò lui, stringendo i pugni.

«Deve essere quella» indicò lei precipitandosi da lui. Cosa importava soffrire? Avrebbe preferito morire per lui, piuttosto che vederlo morire.

«Sei una brava ragazza» disse senza che lei potesse sentirlo, per poi avvicinarsi anche lui all'auto.

Elena aprì subito lo sportello della macchina e si fiondò su di lui, che in quel momento apriva gli occhi a sacrificio. Cosa gli era preso? Preferiva quando lui la feriva con le parole, in quello stato non lo sopportava.

«Professore!» urlò a squarciagola. «Professore! Sveglia! È tutto ok, siamo qui adesso» disse agitata mentre gli muoveva il viso ripetutamente per farlo riprendere.

Ian lentamente aprì gli occhi,

Non immaginava minimamente di ritrovarsi Elena a pochi centimetri dal viso. Lei stava piangendo, perché lo stava facendo? Non riusciva a capire, vedeva tutto quanto offuscato. Iniziò a tremare, tutto questo la fece preoccupare ancora.

«Va tutto bene. Lo so che dovrei essere l'ultima persona ad essere qui, ma ti prego accetta il mio aiuto» pianse ancora lei mentre lo guardava confusa, non sapeva come reagire. Paul non si avvicinò, si allontanò per chiamare i soccorsi, non sapeva ancora cosa avesse Ian, ma doveva chiamare i soccorsi per tutta sicurezza. Elena si spostò sull'altro sedile libero, si sentiva a disagio dal momento che Ian la guardava da quando era venuta.

«Sento freddo» mormorò chiudendo gli occhi, mentre Elena si tolse la felpa e gliela mise sopra. Lui sorrise a quel gesto in maniera sincera. «A casa che mi aspetta c'è chi non ha avuto la forza e la pazienza di seguirmi e starmi vicino» iniziò a tremare ancora. Si stava confidando con lei, lo stava facendo davvero.

Elena non sentì più le gambe, tremava anche lei adesso. Ma non era il freddo, era l'amore.

Non poteva stargli vicino, cambiava in sua presenza. L'amore ci rende deboli. Le così dette farfalle allo stomaco non si fermavano, fermavano lei.

Still A LieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora