05- Per tornare insieme a te in un'altra realtà, sono tornato alla droga

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Giuro che resto, giuro che ti difendo. Giuro che se scappi, io ti riprendo.

Ian non poteva crederci, provava dentro se soltanto rabbia, tanta e troppa rabbia.
Per lui, quella pausa, non era un ottimo segnale. Era un po come dire: Scusa, ma non sono più sicura d'amarti.

E solo il pensiero che potesse essere così, lo feriva profondamente al cuore.

Cercò di mettere da parte ciò che successe prima, mentre aprì l'auto e mise in moto. Doveva andare via, doveva cercare di non pensare più a niente. Doveva cercare di respirare un'aria pulita.

Doveva cercare sopratutto di rispondere alle sue domande, ma proprio a tutte. Voleva ricevere delle risposte, voleva dei consigli, voleva qualcuno che potesse aiutarlo a liberarsi dei pensieri negativi che gli offuscavano la mente.

Doveva respirare aria pulita,
doveva ricominciare un'altra vita, non doveva avere paura di cadere,
doveva soltanto cercare la persona giusta che lo sapeva tenere.

Si fecero le diciannove, Elena era vicino casa sua con la sorella più piccola, Katrine. Giocava e rideva insieme a lei, era come una mamma. Si era sempre presa cura di lei, lo avrebbe fatto sempre. Era dura per una bambina così piccola, crescere in una realtà in cui non esistevano genitori.
Ma Elena parlava sempre di loro, glieli faceva vivere ed immaginare nella sua testa.

«E la mamma come aveva i capelli?» chiese con molta curiosità la bambina, che saltava allegramente per i marciapiedi.

«La mamma dici?» sorrise Elena «Era una bellissima donna, aveva dei lunghi e folti capelli ricci, castani» spiegò, mentre la rincorreva.

«Perché non ho avuto la fortuna di farmi crescere da loro?» disse la bambina, molto tristemente. «Io non posso ricordare niente sorellina, vedo tutto buio se provo a ricordare almeno il loro viso» informò la bambina, che si sedette sul marciapiede portando le ginocchia al petto. Elena si sedette vicino a lei, l'avvicinò a se e l'accarezzò.

«Non devi abbatterti, ti svelo un segreto. Mamma e Papà ci vedono sempre, siamo noi che non possiamo vederli» disse, e Katrine annuì sorridendo. «Piccolina, anche nostro fratello non c'è più, anche io ci soffro. Però Jeremy si prende cura di noi e non vuole vedere quel muso, altrimenti potrebbe diventare triste» informò. Katrine si sollevò in piedi e aspettò che la stessa cosa la facesse anche Elena. Quest'ultima si alzò e allungò la mano verso la bambina che gliela strinse.

«Tu sei bella e anche coraggiosa, sono sicura che la mamma era come te» sorrise ancora.

Ma qualcuno si avvicinò a loro.
Capelli neri, occhi color ghiaccio, pelle candida e un sorriso incantevole.

Elena si sentì il cuore uscire fuori dal petto, non sapeva il perché della presenza di Ian, ma questo non la stava aiutando affatto. Aveva detto che non lo voleva più vedere, aveva abbandonato la scuola per stargli lontana. Lui, stava rovinando ogni suo piano. Perché era lì? Si era fermato proprio davanti a lei.

Ed eccola che non sapeva più cosa fare, non sapeva come reagire.
il cuore aveva un battito irregolare, ditemi voi, come si fa a smettere di amare?

«Professore!» disse tutto d'un fiato, cercando di mantenere regolare i battiti del cuore. Katrine, rientrò a casa dato che erano ferme proprio lì davanti. Era una bambina furba ed intelligente, aveva capito che non era il caso stare lì ferma ad ascoltare.

«Elena Gilbert» la fece sobbalzare. Cosa voleva da lei? «Questa è la felpa che mi hai messo addosso oggi pomeriggio, Sono venuto a riportartela» sorrise dolcemente. Ma Elena si accorse che quella luce speciale che vedeva sempre nei suoi occhi colore ghiaccio, in quel momento era come essersi spenta. Chi aveva smesso di farlo brillare?

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