Capitolo 1

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Jane's Pov

"No! " urlai con tutto il fiato che avevo
Non poteva essere vero; non loro, tutti tranne loro. Sentii il cuore fermarsi e tutto intorno girare. Chiusi gli occhi e gli aprii, guardai le mie mani e mi si bloccò il fiato. Iniziai a tremare. Erano sporche di sangue. Il loro sangue. Mi girai e vidi quel sorriso malato che non avrei più voluto vedere; la rabbia si impossessò di me e non ci vidi più.
Corsi verso di lei, ma non riuscii ad avvicinarmi che mi puntò una pistola contro e premette il grilletto, sparandomi sotto alle costole. Un dolore atroce si sparse in tutto il corpo, ma non mi importava, la sofferenza e la rabbia che provavo lo coprivano. Colassai per terra e sentii le orecchie fischiare, poi buio.

Mi svegliai di scatto inzuppata di sudore, era un' altro dei miei incubi con i miei demoni che mi facevano visita di notte. Guardai le mani e vidi che non erano sporche di sangue, ma quel giorno lo erano. Sospirai cercando di non risvegliare i miei demoni, nascosti in un angolo oscuro della mia mente. Mi alzai ed andai in bagno. Mi spogliai dal pigiama e mi guardai allo specchio: avevo il viso pallido, le occhiaie per colpa delle notti insonne. Cercai di non guardare il mio corpo, sapendo che se lo avessi fatto avrei vomitato. Ero grassa, quasi obesa. Avrei voluto essere magra e bella, ma purtroppo da quel giorno ero cambiata io e tutto quello che mi circondava. Ero fuori rispetto alla norma. Avrei voluto prendere delle forbici e tagliare il grasso eccessivo del mio corpo per far si che diventassi magra, ma non potevo. Entrai nella doccia e sperai che il getto dell'acqua togliesse un po di tenebre che mi gircondavano. Uscii dalla doccia e avvolsi intorno al corpo un asciugamano. Andai in camera ed indossai la mia solita tuta grigia extra large; presi il mio zaino e il cellulare ed andai giù in cucina, salutai i miei genitori ed uscii di casa, saltando la colazione. Arrivai davanti all'edificio in cui andavo sempre quando avevo bisogno di stare da sola con i miei pensieri, salii velocemente le scale e quando arrivai sul tetto mi sedetti sul cornicione. Osservavo gli uccelli volare e pensavo che avrei voluto essere come loro: liberi e felici di poter volare ovunque. Ma purtroppo non potevo, avevo troppo errori legati a me che mi costringevano a non essere libera. Io avevo provato molte volte a cancellarli ma erano entrati nella profondità della mia anima ed avevo fatto si che mi distruggessero, dato che mi ero arresa con me stessa. Era da tempo che non curavo me stessa, stavo lasciando che ogni cosa prendesse una parte di me, che mi divorasse e che mi lasciasse sola con le mie macerie e con il passato che mi tormentava, divorando me stessa e rendendomi la persona che avevo sempre cercato di evitare, un mostro. C'era un vuoto nella mia anima, che mi opprimeva sempre di più ogni giorno che passava, rendendomi stanca di vivere la vita che stavo vivendo, che non si poteva chiamare 'vita'. La vera vita è quando sei felice anche se hai dei problemi, hai una famiglia che ti ama, degli amici con cui puoi passare del tempo e che ti aiutano nelle tue battaglie; non può essere una vera vita se sei solo, i tuoi problemi si accavallano sempre di più, ti autodistruggi sapendo che nessuno ti potrà dare una mano ad uscire dall'oscurità che ti circondava. Ero rimasta da sola, mi avevano abbandonato lasciandomi sprofondare nell'oscurità che mi circondava, ero caduta in un oblio di dolore, sofferenza e distruzione, in cui non sarei uscita facilmente. Sentivo la mancanza di qualcosa, un qualcosa che riempisse il vuoto che c'era nella mia anima, e forse questo mi provocava un'agonia, ogni giorno che passava, e mi portava a chiedermi se ero felice veramente o che ero diventata così brava a mentire anche a me stessa. Mi risvegliai dai miei pensieri, quando sentii qualcuno sedersi di fianco a me.
"Ti piace molto questo posto" pronunciò
Mi girai e vidi Linsey guardare dritto davanti a se di seduta di fianco a me. Dall'altra parte si sedette John e guardò anche lui il paesaggio che si trovava davanti a noi. Loro due erano gli unici amici che avevo dopo quel giorno, gli unici che erano riusciti ad oltrepassare le barriere che avevo messo e che mi comprendevano. Dopo un po' tutti e tre avvolti nel silenzio, ci alzammo e ci dirigemmo verso la fermata del tram; quando arrivò, salimmo e ci andammo a sedere agli ultimi posti in fondo. Tirai fuori il telefono, indossai le cuffie e lasciai che la musica si impossessase di me. Sentii qualcuno darmi una leggere gomitata. Mi girai e vidi John indicarmi di guardare dritto. Alzai lo sguardo e sentii l'odio e la vergogna prendere spazio dentro di me. C'era il gruppo di Styles fare il suo ingresso. Il gruppo era formato da: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik, Jennifer Smith e Taylor Kennedy. Aumentai il volume della musica e cercai di rilassarmi.
"Guardate ragazzi, c'è la balena" mi derì uno di loro facendo scoppiare tutti a ridere
Tutti i giorni era così: loro entravano in tram ed appena mi vedevano mi distruggevano, mi deridevano, cercavano di schiacciarmi. E io glielo permettevo. Avrei voluto fare qualcosa, dirgli di smetterla, ma non lo facevo mai, volevo dimostrargli che ero forte e che niente avrebbe distrutto la corazza che mi ero costruita.

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