Capitolo 16

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Jane's Pov
Distorsione della realtà: in genere, spostamento o deformazione che provoca un'alterazione di ciò che è possibile e di tutto ciò che ci circonda.
Era quello che mi accadeva spesso: pensare che i miei pensieri distorti e distruttivi apparissero nella realtà, e quando mi dicevano che niente di quello che la mia mente produceva era vero, in quei momenti mi chiedevo che cosa fosse vero e che cosa no. Quando ero tornata a casa, dopo il bacio di Harry, mi chiedevo se fosse successo veramente, che non fosse stato di nuovo la distorsione della realtà, una sogno inconscio che la mia mente aveva prodotto: ma sentivo ancora la sensazione delle sue labbra sulle mie, le sue mani sui miei fianchi e il suo sapore in me. Quel bacio era stato qualcosa di unico, magnifico e surreale, sembrava di trovarsi in un'altra dimensione, solo io e lui, lontani da tutto e da tutti. Ero rimasta ancora un po' scioccata per la sua reazione di quando mi aveva visto al cimitero, non capivo il perché del suo improvviso scatto violento, ma sapevo che se glielo avessi chiesto non mi avrebbe risposto. Sentivo dentro di me il bisogno di sapere: di sapere quali segreti nascondesse Harry, dei suoi demoni, delle sue parole, dei suoi sogni. Avevo bisogno di sapere tutto di lui, come se fosse un bisogno fisiologico. Mentre percorrevo il corridoio della scuola andai a sbattere contro qualcuno, facendosi che i miei libri cadessero a terra. Alzai lo sguardo e rimasi scioccata dal vedere Nicolas. Era da molto tempo che non lo vedevo. Non capivo il perché del suo gesto, il perché volesse calpestare la mia dignità, il perché volesse ridurmi in cenere. Mi piegai a terra raccogliendo i miei libri mentre Nicolas cercava di aiutarmi. Non sapevo che cosa dire: mi sentivo un po' spaventata e stranita dal vederlo di nuovo. Da una parte avrei voluto urlargli contro con tutta la rabbia repressa che mi tenevo dentro, dall'altra avrei voluto solo piangere e chiedere spiegazione del suo gesto ignobile. Quando finimmo, ci alzammo insieme e ci guardammo imbarazzati. Nessuno dei due sapeva che cosa fare, se andare o rimanere e provare ad aggiustare le cose. Nell'aria c'era una tensione così spessa che si poteva toccare con un dito. Nicolas cercò di toccarmi il braccio ma mi scostai velocemente, avendo ancora paura di lui; vidi nei suoi occhi tristezza e dolore per il mio gesto, ma lui sapeva che il nostro rapporto non sarebbe stato più quello di prima, che qualcosa tra di noi si era rotto. Feci per andarne quando Nicolas mi richiamò.
"So che questo non cancellerà quello che ho fatto, ma mi dispiace Jane, davvero. Non ero in me: ero furioso con te perché pensavo che tu mi usassi e poi Jennifer-"
"Cosa c'entra Jennifer?" lo interruppi
"Lei continuava a dire delle stronzate su di te e Harry....e per la rabbia ho iniziato a bere senza sosta, e penso che mi abbia messo qualcosa nel bicchiere." disse arrabbiato
Rimasi sconvolta dalle sue parole. Non mi aspettavo che Jennifer facesse una cosa del genere solo per una stupida gelosia insensata su me e Harry. Ma poteva la gelosia spingere una persona al tal punto da rovinare la vita alle persone? Di fare qualcosa di malato per nutrire una gelosia distruttiva? La gelosia poteva essere la dimostrazione di tenere a una persona , di considerala importante, però poteva diventare un mezzo di distruzione per impedire che qualsiasi cosa e persona si mettesse in mezzo al rapporto che si aveva con l'altra persona, fino a distruggere tutto, anche il rapporto che si aveva. Ma la gelosia faceva parte dell'amore, era uno dei componenti di esso, e questo significava che l'amore aveva un lato oscuro, distruttivo, che ammaliava e portava le persone a compiere follie e a volte a distruggersi per amore.
Non dissi niente, continuai a guardare Nicolas con la testa piena di domande e di confusione.
"Mi dispiace davvero Jane. Io ci tengo a te e non avrei dovuto farti del male." pronunciò con lo sguardo rivolto al pavimento per poi sospirare afflitto
"Io..." non riuscivo a formulare una frase concreta, era come se tutti i pensieri che avevo in testa fossero in guerra tra loro, creando un caos nella mia mente
Ero stanca, stanca di tutto: avrei voluto aver un interruttore e spegnere tutto, trasformando la mia vita in nero, un nero pece, fitto, che mi impedisse di vedere qualsiasi cosa, di ricordare quello che avevo subito e quello che stavo vivendo, di ricordare quel terribile e maledetto giorno. Ero molto stanca di vivere, desideravo essere addormentata per non vedere più niente, per non patire quell'immenso dolore che provavo, per non sentire il peso che portavo, per non sentire le voci nella mia testa, per non rivedere quel giorno riprodursi ossessivamente nella testa. Volevo far smettere tutto, che tutto il dolore che provano spazzasse via come il vento faceva con le foglie, che smettesse di espandersi dentro di me tutto il male che avevo, che i ricordi mi perseguitassero; volevo cancellare tutto, ma per me l'unico modo era suicidarsi, in modo da rimanere calma e senza dolore, sofferenza e ricordo dolorosi. Potevo essere in pace finalmente, liberare l'anima da qualsiasi male che mi legava alla Terra, sentire veramente una felicità travolgente che mi avrebbe riscaldo il cuore distrutto che avevo.
"Jane, perdonami...." respirò dopo che vide che ero persa nel vuoto

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