Capitolo cinque - Cambiare scuola?

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Le mattine di autunno sono tutte uguali a Bradford: già alle prime luci dell'alba si sentono i soliti cinguettii degli uccellini, si vedono le prime auto sfrecciare lungo le strade e si percepisce l'aria diventare più fresca.

Niall adora affacciarsi alla finestra della sua camera e osservare il sole sorgere e la luna lasciare spazio al suo tiepido calore.
Ed è proprio ciò che stava facendo mentre sedeva sul davanzale della finestra alta. Qualche mese prima, avrebbe sicuramente considerato pazzo chiunque avesse pensato di alzarsi presto per assistere all'alba.
Sospirò sollevato, vedendo finalmente i primi raggi di un sole timido far capolino e illuminargli il viso attraverso la vetrata. Il suo udito fu attirato dall'abbaiare di un piccolo cagnolino in mezzo alla strada e poi dal cinguettare allegro di un uccello sull'albero davanti alla finestra.
Avrebbe voluto sorridere per la scena tenera che gli si presentava davanti: c'era un volatile più grande, sicuramente la mamma, che dava da mangiare ai propri piccoli dentro un nido situato sul ramo più alto. Niall avrebbe voluto ridere, ma non ci riuscì. Abbandonò la fronte sul vetro, divertendosi a far appannare la superficie trasparente con il fiato caldo. Stava cercando di nascondere quello che si presentava davanti ai suoi occhi attraverso quel gesto, perché gli era troppo complicato guardare il giardino di casa sua senza farsi venire brutti ricordi in testa. Niall avrebbe solamente desiderato alzarsi, allontanarsi dalla finestra, nascondersi dal mondo e farsi una bella dormita serena e tranquilla, senza alcun incubo, senza la faccia di Zayn e il rombo dei motori a interrompere il sonno.
Nonostante tutto, stava ancora guardando lo steccato e il prato verde che riempiva il giardino, ricordando ogni momento che aveva passato a rotolarsi e sporcarsi su di esso. C'era l'albero su cui erano soliti arrampicarsi; c'era l'altalena dove Zayn e Niall si dondolavano sfidandosi a toccare il cielo; e, soprattutto, c'era la casetta sull'albero su cui avevano passato giornate intere. Mentre stava ancora rimuginando sui suoi pensieri tormentati, sussultò quando riconobbe la figura di Beth salutarlo dal viale alberato: aveva lo zaino in spalla e il suo solito sorriso dipinto sul volto, ma Niall riusciva a distinguere gli occhi tristi persino a quella distanza. La vide tentennare un poco, prima di sospirare e tornarsene sui propri passi. Forse avrebbe dovuto avvisarla della scelta che aveva fatto, ma era anche per lei se Niall aveva deciso di cambiare scuola: guardarla lo faceva sentire male, un male che ti si attacca addosso e ti stanca, di cui tenti di liberarti, ma finisci per esserne ancora più attaccato. Strinse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli; poi, si voltò inevitabilmente in direzione del letto, dove la cartella di scuola giaceva dimenticata. Vide il modo in cui era conciata, piena di scritte colorate e con una manica quasi distrutta.
Probabilmente, avrebbe dovuto sostituire anche quel vecchio zaino.

***

"Avete sentito? Niall Horan ha cambiato scuola!"
"Era scontato"
"È troppo cagasotto per affrontare la realtà"
"Stai zitto! Vorrei vedere te nella sua situazione!"

Niall Horan? Cambiare scuola? Cosa stava succedendo?
Beth andò in confusione quando sentì queste frasi uscire fuori dalle bocche di parecchie persone. A scuola, quel giorno, i pettegolezzi non smettevano di diffondersi da un'ala all'altra dell'istituto. Chiuse con forza l'armadietto, attirando l'attenzione di quel gruppetto che si era fermato esattamente davanti a quello del suo amico biondo.
Li guardò con disprezzo, specialmente il ragazzo che aveva considerato Niall un cagasotto; poi, si girò dalla parte opposta e proseguì fino alla sua classe, con il libro sotto il braccio.
Si erano sicuramente sbagliati, Beth ne era certa: Niall non avrebbe mai preso una simile decisione senza prima consultarla.
Si passò una mano tra i capelli ricci e entrò dentro l'aula, pronta a passare un'ora nella più tremenda confusione e convincendosi del fatto che fossero solo degli stupidi pettegolezzi probabilmente falsi.
Il pomeriggio, quando Beth tornò a casa, decise di passare da casa di Niall per parlarne faccia a faccia. Così, una volta arrivata davanti alla porta, suonò il campanello e aspettò che qualcuno le venisse ad aprire.
Come immaginava, fu la testa di Maura Horan a far capolino da dietro la porta di legno scuro.
"Salve signora, c'è Niall? Oggi a scuola non l'ho visto e..."
"Si, Beth. Ma adesso sta dormendo e sai com'è, non dorme da giorni e vorrei lasciarlo riposare" le sorrise Maura, scusandosi.
"Oh, si, certo" rispose Beth, in imbarazzo.
"Allora, io... vado"
"Gli dirò che sei passata, okay?"
Beth annuì, un po' delusa dalla situazione: era costretta a passare altre interminabili ore con quel fardello in testa.
In realtà, Niall non stava affatto dormendo in quel momento; al contrario, si trovava proprio alla finestra, mentre osservava ogni azione dell'amica dai capelli rossi. Si sentiva in colpa a mentirle, non voleva che ci restasse male. Tuttavia, non aveva potuto fare a meno di pregare sua madre per raccontarle questa frottola.
Quando Beth fu finalmente lontana da casa sua, sentì dei passi riecheggiare per tutto il corridoio. Pochi istanti dopo, la porta della sua camera si aprì, rivelando la faccia severa della mamma.
"Mi spieghi perché mi hai pregato per fare una cosa simile?"
Niall increspò le labbra "È complicato" disse semplicemente, tornando a guardare fuori dalla finestra e mordendosi le unghie già mangiucchiate. Il sospiro carico di preoccupazione che fuoriuscì dalle labbra di Maura gli fece intendere quanto fosse delusa dal suo comportamento. In quel momento, però, Niall non riuscì ad evitare che un respiro carico di sollievo gli uscisse fuori dalla bocca: era contento di non essersi trovato faccia a faccia con Beth, la quale scaturiva in lui una serie di pensieri negativi tali da lasciarlo boccheggiante e turbato.
Per il momento, non aveva alcuna intenzione di vederla.

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