Capitolo otto - Non è colpa mia.

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"Niall"
"Dimmi mamma"
Maura fece capolino all'interno della camera del figlio molto lentamente: si era resa conto di quanto Niall fosse diventato solitario e poco propenso alle conversazioni negli ultimi tempi.
"Senti" cominciò la donna dai capelli biondi, prendendo posto a sedere sul letto mentre l'altro non le rivolgeva nemmeno uno sguardo. Era troppo intento a guardare il cielo stellato fuori dalla finestra per poterle seriamente prestare attenzione.
"Si, ecco, ho preparato il tuo piatto preferito" continuò.
Anche questa volta Niall sembrò non ascoltarla, quindi la donna riprovò "le polpette con gli spinaci, sai"
Nonostante il suo atteggiamento distaccato, il ragazzo stava ascoltando tutto ciò che la madre gli stava dicendo e al solo sentire il nome di quel piatto ebbe un conato di vomito. Un tempo era stato il suo cibo preferito, quello che tutti vorrebbero mangiare ogni giorno o almeno prima di fare qualcosa di davvero importante.
Provò a concentrarsi ancora una volta sulle stelle per non cominciare a vomitare lì, in quel preciso istante, davanti agli occhi sbigottiti della madre.
"Tesoro? Mi stai ascoltando almeno?"
"Emh, si mamma, scusami, ma non ho fame"
Niall non aveva bisogno di guardarla per sapere che le aveva appena spezzato il cuore. Ormai non mangiava più nulla, durante la giornata cercava di ingerire più frutta possibile e di bere bevande energetiche ogni volta che ne aveva la possibilità, così da non ritrovarsi per terra senza forze da un momento all'altro. Probabilmente non metteva sotto i denti un piatto vero da troppo tempo, forse giorni, forse addirittura settimane da quando aveva avuto quello spiacevole inconveniente con la pasta al sugo. Inutile dire che Maura non aveva più cucinato spaghetti in quella casa.
Siccome nella stanza era calato davvero un silenzio fastidioso, Niall cerco di rimediare "Scusa ancora, mamma" disse, per poi "Adesso giuro che scendo a mangiare una barretta"
Maura sbuffò, spazientita; il ragazzo sentì le doghe del letto cigolare, segno che si era appena alzata dal materasso e, inaspettatamente, Niall percepì due dita sotto il mento, che lo costrinsero a distogliere lo sguardo dalla finestra per rivolgerlo alla madre: i suoi occhi erano talmente preoccupati che fecero salire un brivido lungo la schiena del ragazzo.
"Niall, non puoi continuare ad andare avanti così"
Egli sbuffò imitando la madre, come se non la prendesse sul serio; però, prima che potesse dire qualsiasi cosa, la donna si avvicinò alla parete che gli stava di fronte e voltò il lungo specchio situato accanto al comodino in modo che il figlio vi si potesse specchiare chiaramente. Niall si sentì mancare quando vide il suo riflesso.
"Non posso più vederti in queste condizioni, non oso immaginare come diventerai andando avanti di questo passo"
Niall, nel frattempo, aveva sgranato gli occhi e spalancato la bocca, come se non ci credesse nemmeno lui. Si tirò in piedi quasi di riflesso, abbandonando la panca posta proprio sotto la finestra, dove aveva passato la maggior parte del tempo da quando aveva lasciato il suo vecchio liceo. Ignorò il piccolo capogiro alla testa causato dallo sbalzo improvviso e dalla debolezza del suo corpo, mentre si precipitava verso lo specchio verticale quasi fluttuando.
Non riusciva a credere che quelle gambe sottili, il bacino con le ossa sporgenti e quelle clavicole così visibili potessero appartenere al suo corpo, lo stesso corpo che un tempo avrebbe voluto cambiare per via della pancetta. Per non parlare del viso, così scarno, così pallido, incorniciato da due occhi infossati, circondati da occhiaie e borse fin troppo impossibili da non notare.
Non si accorse nemmeno di star trattenendo il respiro, fino a quando Maura gli poggiò una mano minuta sulla spalla sinistra. Niall pensò che persino la mano di sua madre, in passato così affusolata, appariva grande se confrontata alla sua stessa spalla. Niall si chiese se fosse normale aver perso tutto quel peso in così poche settimane, ma poi si rese conto di quanto poco avesse mangiato. Sembrava come se un vecchio animale, affamato e crudele, stesse giacendo nel suo corpo, pronto a spezzarlo in due, pronto a prosciugarlo ancora un po' come se non fosse già abbastanza sazio.
Era stato così occupato a pensare a Zayn che non si era preso nemmeno la briga di guardarsi allo specchio per notare quello che la morte del suo migliore amico gli stava causando.
Niall provò il bisogno di rigettare, questa volta non perché aveva sentito il nome di una qualche pietanza. Ebbe un giramento di testa e credette di poter svenire da un momento all'altro; per fortuna trovò appiglio sulla sedia infilata sotto la scrivania dove era solito fare i compiti.
"Non vedi quello che stai facendo al tuo corpo?"
"Mamma, non è colpa mia"
Furono le uniche parole che Niall riuscì a mettere insieme.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 17, 2018 ⏰

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