3- Ciel?

792 45 8
                                    

Se qui adesso
ripenso al percorso
della mia passione
somigliavo a un cieco
senza paura del buio.

E in quel momento erano esattamente le sette e quarantacinque.

"Sebastian" dissi con voce flebile.
"Elen".
Mi ricordai della sera prima in cui avevo detto di chiamarmi solo così, che mi chiamasse signorina proprio non mi andava... non eravamo mica nell'epoca vittoriana..

"My lady, sua madre è tornata esattamente qualche minuto fa, non sembrava per nulla sorpresa di vedermi"

Mi credeva stupida? Era ovvio che non si era stupita, chissá che razza di lavaggio di cervello aveva fatto a mia madre per non farla urlare per tutta la casa.

"Meglio così" dissi facendo finta di nulla, scendendo dal letto e andando alla finestra.
La aprii e mi gustai l'ebrezza del vento scompigliarmi i capelli. Che fantastica senzazione.

"Signorina, si prenderá un malanno nuda com'è"

"Non signorina" dissi voltandomi e guardandolo malamente.

"Che maggiordomo potrei mai essere se non chiamassi così la signorina qui presente?"

"Mi innervosisci"

Potevo scommettere tutto, aveva ancora quel sorriso compiaciuto sulla faccia.

Cambiò immediatamente discorso.

"Quanto zucchero nel tè?"

Mi voltai per guardarlo meglio e velocemente mi avvicinai a lui.

"Non ti ho chiesto di diventare mio magiordomo, tanto meno di servirmi la colazione e soprattutto non ti ho mai detto di diventare mio badante, come ieri sera. Sono in grado di vestirmi!" Dissi a denti stretti.

Presi dalla sua mano il cucchiaino e mi misi quanto zucchero bastava per poi prendere la tazzina in mano e sorseggiare ritornando davanti alla finestra.

" signorina mi lasci fare e non se ne pentirá. E poi lo vedo" disse lui con tono deciso.

"Vedi cosa?" Chiesi io voltandomi curiosa.

"Vedo il suo bisogno di attenzioni e vedo che sotto quel faccino da dura si nasconde un'anima fragile e tormentata. Pensa che proprio io non lo sappia?"

Rimasi frastornata da queste parole.. erano così...vere.

Non risposi, solo mi voltai.

"Oggi signorina partiremo. Ho giá chiamato una macchina"

"Bene" dissi "non voglio più vedere nessuno, e mia madre.."

"Si?" Disse lui.

"Uccidila" la decisione era questa. Lei che mi aveva portato alle siringhe, alle pasticche meritava solo questo. La morte. Una madre mai presente, a cui non fregava nulla.

"Non aspettavo altro" disse lui.
Mi voltai ma lui era giá sparito.

La mia prima vittima... oppure la nostra prima vittima?

....................................................

Il viaggio in macchina era stato stressante e nonostante ci fosse stato il riscaldamento l'atmosfera rimaneva sempre e comunque fredda.

Sebastian seduto di fronte a me nella limousine non faceva altro che guardarmi, e guardarmi e guardarmi.
Non sapevo però se la cosa mi facesse piacere o meno... beh almeno sapevo di non essere sola.

E adesso sono qui in questa villa gigante, sembra una villa vittoriana ma subito mi rendo conto che presenta delle strane bruciature alle colonne.
Mi avvicino per controllare meglio.
"Che ragazzina curiosa" una risata efemminata?
Mi girai per constatare chi mi stesse parlando e la prima cosa che notai furono dei lunghissimi capelli rossi.
"Che visetto imbronciato... oooooohh ma che mancanza di colore mia cara. Qui ci vuole un pò di rosso sangue" si avvicinò velocemente prendendomi per il polso.
"Cosa ci fai qui bella umana? Sei venuta ad innamorarti della tua morte?" disse indicandosi.
Ritrassi il braccio. Lo guardai intensamente negli occhi verdi, i miei azzurri erano in grande contrasto.
La sua faccia rimase abbastanza sbigottita.
Ad un tratto fece un debole sorriso "Ciel".

"Grell" una voce famigliare fece girare l'uomo/donna dai capelli rossi.

A quel punto il suo sguardo si illuminò.

"Oooh Sebas-chan!!" Potei giurare di aver visto dei cuoricini al posto degli occhi.

Il disappunto di Sebastian mi provocò un leggero sorriso che mascherai immediatamente.

Come faceva a conoscere Sebastian? E come faceva a conoscere il suo nome? Non glielo avevo dato io quel nome? Chi diamine è Ciel?

In pochi secondi la mia mente era giá sottoposta a queste domande.

Ciel.... chiederò a Sebastian...

Sebas-chan, come diceva Grell, aveva giá sistemato le mie valige in una stanza enorme! Era la stanza più grande che io avessi mai visto!
Il lampadario era talmente grande che se mi ci fossi agrappata probabilmente mi avrebbe fatto da altalena e poi il letto, a baldacchino di un blu oltremare stupendo.
Le tende altrettanto blu coprivano la finestra, creando una luce fioca e rilassante. Mi piaceva.

"Signorina benvenuta nella sua nuova residenza. Spero la apprezzi" disse Sebastian entrando dalla porta.

"È davvero bellissima".
Anche se la struttura era abbastanza vecchiotta era comunque accogliente e il freddo si sentiva poco dato i vari camini posti in ogni angolo della villa.

"Sono felice che la pensa così, padroncina"

Mi avvicinai al letto posando una mano sopra alle coperte morbide e pulite. Mi ricordavano qualcosa ma non mi veniva in mente esattamente cosa!

Sentii due mani nei miei fianchi e presa di sorpresa persi l'equilibrio e caddi di petto nel letto. Oltre alla mia pressione sul materasso sentii quella di due braccia esattamente poste ai lati della mia faccia.
Mi girai a pancia in su e mi ritrovai il maggiordomo troneggiare sopra il mio corpo esile.

I suoi occhi scrutavano i miei. Erano color porpora e stavano lentamente divorando i miei.

Verbo divorare: ci sta a pennello.

"Seb-astian" sussurrai.

"Deve cambiarsi signorina e deve farsi un bagno"

Prese i miei capelli tra le dita e li portò alla sua bocca.

"Chi è Ciel?".

Lui non si scompose.
"Immaginavo lo avresti chiesto".
Si alzò da me e si sedette al bordo del letto.

Lo guardai da stesa ma ancora nessuna risposta.
"Sebas-"
"Dovrebbe lavarsi"
Si alzò del tutto prendendomi la mano e alzandomi.

Sbuffai. Certe volte le sue attenzioni erano maniacali

..........................................

"Nella freschura chiedo
e scordo il suo nome
- ma resterò con lei."

The PathWhere stories live. Discover now