7- Il giro infernale

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Scese lentamente dalle scale ancora assonnata e con gli occhi mezzi chiusi. Ad un tratto inciampò su se stessa.
"Nooo nono!"
Fece le scale praticamente correndo per non inciampare del tutto.
Si agrappó allo scorrimano e per un pelo non aveva piantato il culo a terra.
Anche se era Grace Pantomhive non significava nulla. Rimaneva comunque una grande sbadata.
"Aaah aiai" alla fine si sedette sulle scalinate immense della villa.
Sospirò.
"Signorina, cosa ci fa seduta li?"
Il demone era apparso dalla sala da pranzo con in mano un vassoio pieno di prelibatezze.
A Grace le si illuminarono gli occhi.
"Oooh Sebastian ma quella cosa?"
La ragazza ormai aveva preso confidenza e si comportava in modo totalmente differente.
"Ormai signorina è mezzogiorno, aspetterá il pranzo". La ragazza scese velocemente le scale andando verso il maggiordomo.
"Un solo biscotto!" Disse lei allungandosi cercando di prendere quello che tanto bramava.
Sebastian aveva posizionato il vassoio più in alto possibile.
"Andiaaamo, solo unooo".
Ciò che non aveva notato era che aveva cominciato a strusciarsi pesantemente su di lui.
Il demone avrebbe continuato questo gioco per sempre.
"Padroncina non mi pare il caso di insistere"
Aveva detto il demone prendendole una mano per poi farla roteare su se stessa.

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Il giorno prima

"Quindi in poche parole ci sono queste persone losche che hanno dei giri poco raccomandati, immagino mafiosi" disse Grace leggendo la lettera.

"Padroncina" aveva detto Sebastian avvicinandosi ulteriormente al fuoco.

"Continuando su questa strada probabilmente incontreremo gli assassini della vostra famiglia".

Grace sorrise
"Non vedo l'ora" disse chiudendo la lettera.

"E Grace, questo anello"
Sebastian teneva tra le mani un anello del colore del mare.

"Il frammento di hope, lo tratti con cura" aveva detto il Demone per poi avvicinarsi e infilarlo nel dito della giovane.
"Appartiene alla vostra famiglia da generazioni"

La ragazza guardò attentamente l'anello.

"E l'hai conservato fino ad oggi? Mi fa pensare che forse, Sebastian, tu mi stavi cercando" sorrise malignamente Grace.

"Non si faccia strane idee, signorina" aveva detto il maggiordomo prendendole un ciuffo di capelli tra le mani.
Se lo portò alla bocca e inspirò con il naso quel profumo dolce e pieno.
" la sua anima attirerebbe una miriade di demoni, sono stato fortunato a trovarla, questo è tutto"

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Londra 18:45

Il piano era solo uno e sarebbe dovuto andare in porto anche velocemente.

Nel suo soggiornare a Londra, Grace, aveva ottenuto conoscenze fruttuose per i suoi interessi:

Un certo Mike Taneki, boss della mafia cinese le quali origini erano dubbie dato il cognome Giapponese.
Era alto e muscoloso, i capelli marroni erano tenuti legati in una coda bassa.

Quell'uomo era capace di tutto; coperto dalla regina stessa forniva informazioni importatnti al regno.

Ursula Bosnkov aveva invece giri loschi, tra prostitute e droga e scambio di denaro in nero, era astuta e calcolatrice.

La malavita si doveva per forza sconfiggere con la malavita stessa, e questo la regina lo aveva capito bene.

"Sapete tutti cosa dovete fare no?" Aveva detto Grace con affianco il mero maggiordomo.
"Andiamo dentro alla ressa, prendiamo quel traditore e lo uccidiamo, facile no?" Aveva detto Ursula spostandosi una ciocca bionda dalla faccia.

Il suo accento russo si sentiva moltissimo.

"Bada a ciò che dici, Ursula" disse Mike con le mani in tasca.

"Non stiamo andando ad una festa tra sedicenni, qua i controlli sono ovunque".

Grace si intromise,
" a questo penserá Sebastian"
Sebastian sorrise per poi scomparire.

"Ogni volta mi chiedo come faccia" disse la donna dai capelli chiari.

Una volta tra la ressa i tre si divisero, avrebbero trovato quel traditore e lo avrebbero ucciso senza esitare.

Sapeva troppo. Questo aveva detto la regina.

Grace in mezzo a quella miriade di persone si sentiva schiacciata, ma questo poco importava, aveva un compito e lo avrebbe portato a termine.

La musica era alta e le persone sembravano tori impazziti, fatti e strafatti.

C'era puzza di erba, fumo ed alcool.
Le ricordava la sua vecchia vita, quanto era stata stupida...

Ad un tratto una ragazza sulla ventina le sbattè addosso.
Aveva un vestitino cortissimo e ai piedi portava delle scarpe troppo alte per i suoi gusti, sembrava sarebbe caduta di li a poco.

Il volto era sfatto, il trucco era rovinato e gli occhi erano spenti ed assenti, neri, neri come la pece.

"Devi aiutarmi" le aveva urlato aggrappandosi alla sua spalla.
La voce era roca e mascolina e per giunta aveva uno strano accento.
La pelle abbronzata della donna davanti a lei e i tratti del viso le fece capire che probabilmente a parlarle era una sud-americana.

Beh, ecco spiegato l'accento strano.

La ragazza la prese per un braccio e la trascinò lontano da quella massa di persone.

"Ràpido, Ràpido" aveva detto nella sua lingua la sconosciuta.

Doveva fidarsi?






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