5- The real Sebastian

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Rimasi muta.
Sentivo una presenza alle mie spalle.

"La lettura è stata gradevole dolcezza?"

A quel punto mi voltai di scatto per trovare Sebastian con un ghigno stampato in faccia.
Il suo corpo alto e snello troneggiava nella stanza e i suoi occhi porpora brillavano più del solito.

"Lascia che ti istruisca" disse avvicinandosi a me.
Spaventata indietreggiai velocemente sbattendo nella scrivania.
Io dovetti fare più di un passo per indietreggiare fino a quest'ultima, a lui ne bastò giusto uno.

Me lo trovai a un palmo dal naso in pochi secondi, abassò la testa guardando il libro che tenevo fra le braccia.

"Pensa che li dentro c'è solo un quarto della veritá" disse per poi togliersi il guanto con i denti.
Notai le sue unghie nere e il simbolo che in teoria avrebbe dovuto legarci.
Mi prese il mento tra due dita costringendomi a guardarlo negli occhi.

"Gli umani sono esseri fragili e avidi, ma tu.." disse afferrandomi una coscia portandola più in su, vicino al suo bacino.
Mi fece sedere sulla scrivania.
Ero spaventata, mi ritrovavo davanti il male.
Ormai stavo ansimando per l'agitazione che mi stava provocando.

"Sai cosa fa Mefistofele prima di mangiare l'anima della sua preda?"
Continuavo a guardare i suoi occhi tanto da farmi girare la testa. Avevo paura di distogliere lo sguardo.
La sua mano passò dal mio mento al collo fino ad arrivare ai bottoni della camicetta.
Cominciò a sbottonare.
"Ci gioca".
"C-ci gio-ca?" Domandai balbettando.
"Si piccola Elen, e fa le peggiori cose. Perchè devi sapere che Mefistofele ha un debole per le fanciulle vergini e pure. Ama l'odore della loro anima e ama sentirle urlare sotto di lui" mi sussurrò all'orecchio.

Dei brividi mi percorsero tutto il corpo mentre il cuore pulsava talmente tanto sangue alla volta che di sicuro di li a poco sarebbe ceduto.

" Mefistofele adora quando l'anima in questione ha bisogno di lui perchè significa che il legame cresce e più il legame cresce più l'anima sarà buona e più sarà buona più lo sazierà".
Era arrivato all'ultimo bottone e non riuscivo più a muovermi, ero pietrificata da quelle parole.
Avrei dovuto morire e basta quella notte, mi ero fatta quell'overdose per un motivo.
Ma lui si era messo di mezzo.
"Voglio scoprire i tuoi punti più nascosti, voglio toccarti nei punti più intimi" disse cominciando a lasciare delicati baci sulla mia spalla ormai scoperta prendendo tra i denti una porzione di pelle per poi succhiarla.
"Sei dolce" affermò abassandomi la spallina del reggiseno.
"N-no" dissi scansandomi di poco mettendomi una mano sulla spalla nuda. Il libro era caduto atterra facendo un tonfo.
" chi sono io Elen?" Mi chiese Sebastian sorridendo malignamente riavvicinandomi a lui.
Non risposi.
"Dai dimmelo" disse togliendomi la camicia del tutto.
"F-fermo" dissi quasi piangente.
Mi prese le spalle e finii giù, con la schiena nuda nel tavolo freddo e duro.
Cominciai a dimenarmi ma lui prese con una mano tutti e due i miei polsi portandoli sopra la mia testa.
"Voglio sentirtelo dire. Voglio che esca il mio vero nome dalle tue labbra. Mi eccita il solo pensiero" disse accarezzandomi il volto.
La sua mano finì sul seno.
"No!" Urlai piangendo.
"Allora dimmi il nome" disse guardandomi negli occhi.
Mi stava tormentando con i suoi giochi. Questi erano i giochi di cui parlava prima?
Esitai a dirlo.
"Dimmelo" disse lui stringendo con forza il mio seno destro.
"Mefistofele" dissi in preda a un gemito di dolore.
"Brava bimba" disse chinandosi verso il mio viso.
I suoi capelli mi solleticavano la faccia e i suoi occhi ormai rossi si riversavano nei miei blu.
" seguimi giù, all'inferno".
Mi baciò avvolgendo tutto il mio corpo fra le sue braccia forti. Mi riportò su e in quel momento sentii la sua lingua picchiettare sui miei denti.
Feci di tutto per non aprire la bocca ma alla fine lui ebbe la meglio.

Non sapevo se essere schifata, triste o arrabbiata. La sua lingua liscia e morbida batteva contro la mia provocandomi brividi in tutto il corpo.
Erano un tumulto di emozioni indecifrabili.

A quel punto sentii una mano nella mia intimitá.
Gemetti nelle sue labbra e in quel momento sentii queste ultime inarcarsi in un sorriso. A tutti i costi cercai di spingerlo via con le mani.
Nulla. Irremovibile.
Cominciò a muovere la mano espertamente sopra il mio clitoride, massaggiandolo e torturandolo maniacalmente.
Si staccò finalmente da me e in quel momento rispresi fiato. Basta, non poteva farlo.
"Sebastian! ti ordino di smetterla" urlai chiudendo gli occhi per la paura che non funzionasse e invece... funzionò.
Ritrasse la mano allontanandosi da me.
"Yes, my lady" disse facendo un'inchino.
A quel punto scesi dalla scrivania e senza degnarlo di un'altro sguardo lo sorpassai correndo verso la mia camera da letto.
Ero stata una stupida! Una grande stupida a credere che Sebastian potesse curarsi di me in quel senso.. come un padre.

Mi sentivo così stupida e sola.
Piansi tutta la notte con ancora quel sapore in bocca, il suo sapore... e con quelle parole in testa.

"Seguimi giù, all'inferno".

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The PathWhere stories live. Discover now