Strange Morning/Strange Day

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*Il mattino seguente*

«Buongiorno....»sbadigliai portandomi una mano davanti la bocca, entrando in cucina dove tutti, e anche Harry, stavano facendo colazione.

Aveva ancora la maglietta di quella stessa notte, ma sotto indossava dei pantaloni da basket presi da non so dove, dato che di roba maschile non l'avevamo, ma quando Karen si girò sorridendomi tutta contenta, indicandomi Harry con colpetti di testa indirizzati a lui, capii.

Gli aveva prestato i calzoni del suo nuovo ragazzo.

Mi andai a sedere vicino a lei, lasciando Harry solo, come tutte le volte che veniva a mangiare da noi e non era con sua madre.

«Avete dormito bene?» ci domandò mamma, così alzai lo sguardo su di lei, smettendo si spalmare il burro sul pane tostato.

«Ha tuonato tutta la notte» mi lamentai, notando che anche Harry avesse smesso di mangiare le sue uova.

«...Si aspettano un'esondazione del Tamigi» c'informò Karen, che mi guardò strana quando mi adagiai sullo schienale della sedia addentando il pane.

«Grazie per l'ospitalità, Lauren» ringraziò Harry, facendo sorridere mia madre.

«Mi ha fatto piacere averti qui» gli sorrise, strizzandogli la mano.

In poche parole mia madre per lui era come una zia acquisita, come per me Anne. Erano amiche da bambine e mai si erano perse di vista, cosa che avevano cercato di fare anche con i loro figli.

Il bello era che Karen e Gemma avevano la stessa età, nate con pochi mesi di distanza; amiche del cuore fin dal primo momento.

Io ed Harry avevamo la stessa età, solo che lui era nato a Febbraio ed io a Giugno; migliori amici per scelta degli altri.

Era vero, non è che ci fossimo scelti, solo che spesso ci ritrovavamo insieme e dovevamo passare il tempo.

Quest'amicizia di "convenienza" si era prolungata per tutti quegli anni; e mentre Karen conversava con lui, mi rendevo conto che non eravamo mai stati amici. Mai.

Spesso litigavamo, lui mi prendeva in giro, ma essendo una delle persone che più ritenevo "amiche" mi convinsi che fosse solo un comportamento normale, dato che anche mia sorella faceva lo stesso nei miei confronti.

«Elly...Elly» mamma mi passò una mano davanti agli occhi, costringendomi a sbattere le palpebre per non far seccare le pupille e vedere bene «Che ti prende?» mi guardò sospettosa, mentre sorseggiava il suo caffè caldo.

«Niente...Vado in bagno» annunciai scappando letteralmente via.

Zio aveva ragione, avrei continuato a ripetermelo all'infinito, ma ero convinta che avesse una ragione marcia: sarebbe andato a finire male, molto male.

*Due giorni dopo*

Mancavano solo tre giorni al mio compleanno e da quella sera i contatti con Harry si erano stroncati. Era partito di casa salutando tutti, e poi più niente, un po' perché le linee telefoniche ancora avevano qualche problema, ma anche perché sapevo che aveva bisogno dei suoi spazi.

Salii sull'autobus, non troppo pieno. Dovevo parlare con qualcuno che già fosse a conoscenza, e quando scesi di fronte all'ufficio di mio zio tirai un sospiro di sollievo.

Percorsi il breve tragitto dall'entrata all'ascensore, spingendo il tasto che mi avrebbe portata all'attico.

«Ellen! Ciao, bellissima» mi accolse abbastanza formalmente, a differenza delle parole usate.

Ero appena uscita dall'ascensore, che mi portò subito nel suo ufficio privato, completamente illuminato da delle lampade essendo fuori un tempo ancora pessimo.

S-e-x || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora