Right Gift At The Wrong Time

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*Una settimana dopo*

Non lo vedevo e non lo sentivo da giorni interi, non si era nemmeno presentato alla cena che mamma mi aveva fatto.

Effettivamente mi aveva lasciata di stucco il suo comportamento, non era mai stato uno che lasciasse le cose in sospeso, e speravo che in quel caso non iniziasse a farlo, e invece mi ero dovuta ricredere.

«Noi andiamo da Anne...Vuoi venire?» mi girai verso la porta, accorgendomi di Karen poggiata allo stipite che giocherellava con le chiavi della macchina.

Scossi la testa negativamente, tornando a guardare fuori dalla finestra.

«Senti, Elle...» venne verso di me, sedendosi sul letto alle mie spalle «Non puoi continuarlo ad evitare, non è un comportamento da adul-...»

«Smettila, Karen. Non sai nemmeno cosa è successo» risposi riluttante, difronte al suo comportamento da brava sorella che non le si addiceva per niente.

«Posso solo immaginarlo» continuò apprensiva, arrivando anche a poggiarmi sulla spalla una mano, che prontamente scostai con un colpo, facendogliela ricadere sul materasso con un tonfo «Ho parlato con zio...Mi ha detto tutto» ammise alla fine con un sospiro, tornando a stare in piedi «Perché lo avete fatto?» mi chiese affranta e forse schifata.

Perché lo avevamo fatto?

Perché mi aveva proposto quell'insana idea, e per quale motivo io avevo accettato?

Bella domanda.

«Te ne vai?» continuai scocciata, desiderando di stare sola.

«Certo...Ma lo sai meglio di me che alla fine cederai» sentii una nota di divertimento, come sempre «Ti è sempre piaciuto, ammettilo» continuò con un ghigno, intanto che il rumore dei tacchi si faceva sempre più distante.

Non era assolutamente vero. Io Harry lo menavo spesso e volentieri, quando eravamo piccoli. Era sempre così euforico e felice che mi dava sui nervi. Che motivo aveva di essere felice quando i suoi genitori erano nel bel mezzo del divorzio?!

Dio! Quel ragazzino era sempre fra i piedi, sempre lì che mi rideva dietro insieme a Karen! Magari era a lei che piaceva, non a me! Se era per me Harry poteva anche passare i pomeriggi con lei, e non con me che ero sempre costretta da mamma.

«Dovresti smetterla di fare così»

Sussultai, girandomi con uno scatto che mi fece cadere a terra dallo spavento, ritrovandomi con un gluteo dolorante e le guance rosse, sotto il suo sguardo divertito.

Era nella stessa posizione che Karen aveva poco prima, solo che lui si rigirava fra le mani un piccolo contenitore rosso.

Ma invece di aiutarmi, mi guardò per qualche istante e poi prese a far ruotare in aria la scatolina, facendola ricadere fra le mani e ripetere il movimento altre volte.

«Come sei entrato?» mi arrampicai sull'angolo del letto, poggiando una mano sul muro dietro di me, finalmente tornando a stare dritta.

«Dalla porta?» alzò un sopracciglio in modo ovvio, interrompendosi in quella specie di gioco di prestigio da poppanti.

«Ma dai?» stetti al gioco nel modo migliore che potevo tenere, essendo nel mio momento "no" ritenni che in quel momento fosse la risposta giusta da dare.

«Karen e tua madre uscivano ed io entravo» fece spallucce.

«Che vuoi?» andai dritta al punto, incrociando le braccia al petto.

Smise di far ruotare quel benedetto oggetto, prese un bel respiro e finalmente si staccò dallo stipite venendomi incontro con passo calmo e lento, ma soprattutto sembrava essere a suo agio.

S-e-x || Harry StylesWhere stories live. Discover now