CAPITOLO 9 - AMARE IL MALE

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Harry e Louis sono andati fuori città per alcuni giorni, io sono rimasta qui. Da sola. 

La mia vita sembra aver ripreso un ritmo quasi normale. Lavoro, qualche uscita con gli amici. 

Stavo pensando di tornare in palestra, ma è come se un macigno mi soffocasse il petto, mi sembra sempre di non riuscire a respirare.

 Ho ripreso pienamente le forze ma sono sempre apatica e non riesco a smettere di pensarlo. 

Ogni giorno mi sorprendo a cercare sue notizie sui quotidiani oppure online ma nulla, scomparso, svanito. 

Non ho idea di quanto sangue sia riuscito a mettere da parte e comincio a preoccuparmi. Inoltre ho la sensazione di essere sempre controllata, anche se non vedo mai nessuno. 

Ripenso all'ultima volta che l'ho visto sulla terrazza mentre lasciavo casa sua. Appoggiato alla balaustra, i lunghi capelli neri mossi dal vento di burrasca e l'espressione di colui che non sa perdere ma ha dovuto piegarsi per forza. 

Ripenso a come si lasciava schiaffeggiare inerme e a come non avesse interferito nelle mie decisioni.

Il suo telefono è sempre spento, i messaggi non vengono recapitati.

Basta vado alla villa. Quando arrivo è apparentemente tutto tranquillo, normale ma appena il maggiordomo mi apre, capisco che le cose non sono come appaiono.

"Buonasera Alex è in casa?" Chiedo titubante. 

Poi sento una voce

"Mio figlio non sta bene."

"Dov'è?" Chiedo ancora

"Non credo la riguardi ormai, Alexandrei ha preso la sua decisione, non possiamo farci nulla"

"Mi dica dov'è per favore..."

La matriarca dei Balianu mi osserva con uno sguardo quasi compassionevole.

E' una bella donna di circa quarantacinque anni, o almeno doveva avere questa età quando venne trasformata da Alex. Castana occhi scuri.

 Non ci eravamo mai incontrate, anche se so perfettamente che lei si era informata su di me.

"Mi ascolti signorina, lei è riuscita dove nessuno mai. Ha riportato mio figlio a colui che era, un giovane buono e coraggioso che anteponeva gli altri a se stesso. 

Lo ha fatto per tutta la sua vita mortale, occupandosi di me e delle mie figlie. Lo ha fatto tradendo la sua specie e vendendosi a quel mostro per vendicarci.

 Lo ha fatto con Ismedora, ponendo fine alla sua dolorosa esistenza, permettendole così di avere finalmente pace.

 Lo ha fatto con lei, permettendole di vivere, rinunciando a se stesso. Adesso cortesemente vada via.

 Ci lasci nella nostra dannazione. Qui abitano dei vampiri ultra centenari lei è solo cibo per noi. Quindi vada e non torni, le è stata data una seconda possibilità la sfrutti."

Se Ismedora è morta, la gabbia è libera. Alex deve essere rinchiuso là dentro. Scendo le scale velocemente, apro la porta ed entro. E' seduto per terra, la schiena appoggiata al muro.

 Appena mi vede si avventa contro le sbarre, il suo viso è trasfigurato, la pelle grigia con le vene scure esattamente come era il volto di sua sorella. Allunga le braccia nel tentativo di prendermi, parla in una lingua che non conosco, deve essere la sua linguamadre. Mi avvicino.

"Alex, sono qui. Stai calmo adesso vengo da te, ma stai calmo, calmo okey? Metti giù le braccia, vengo io. Alex, guardami mi riconosci?"

"Angheta." Ringhia sommessamente. 

Si ferma, gli accarezzo i capelli e gli porgo il braccio. Sento i suoi denti lacerarmi la carne, sento freddo, la vista si annebbia...

Mi risveglio in una grande camera che si affaccia su di una terrazza con una meravigliosa vista sul mare. Alex è fuori che guarda nel vuoto. 

È buio non ci sono luci, la villa è completamente spenta, addormentata. Il cielo è velato, nessuna stella. Si sentono tuoni in lontananza. E' freddo ma lui se ne sta lì scalzo, indossando solo dei jeans.

Lo raggiungo e lo abbraccio da dietro. Mi spinge via. Io non mi muovo, gli accarezzo le guance.

Non avevo mai realizzato quanto realmente fosse alto e bello. Lo bacio, i suoi occhi da verdi si tingono di rosso. Continuo a baciarlo e lo stringo a me.

Mi solleva con un braccio, mentre con l'altro allontana il mio viso dal suo.

"Che problemi hai Angheta?"

"Ti amo."

Mi lascia cadere sul letto e senza troppa delicatezza, si stende al mio fianco. Sento i canini appuntiti graffiarmi la lingua, ma continuo a baciarlo. 

Mi sfila la maglia ed i jeans. Mi ritrovo nuda fra le sua mani. 

Mi bacia e mi morde contemporaneamente.

 I suoi denti lasciano segni sulla mia pelle. Graffi e morsi colorano il mio seno di rosso, ovunque tagli vivi sanguinano lentamente. Lui lecca il sangue e bacia le ferite, è sopra di me. Lo sento. Si fa posto tra le mie gambe e mi prende. Forte e deciso. Tremo, mi lascio andare a lui. Lo sento ansimare, affonda i denti nel mio collo, si muove violento dentro di me. Lo stringo e afferro le sue spalle, il piacere mi pervade mentre urlo il suo nome.

Mi stringe a se. Sono piena di lacerazioni e tagli. Mi porge il suo polso sanguinante, poche gocce del suo sangue e le ferite scompaiono.

 Il suo sguardo è distaccato e crudele. Si stende, mi porta sopra di se, mi accarezza la schiena. Il mio viso sul suo petto, con le dita seguo i contorni dei suoi tatuaggi. La sua pelle è fredda, non ha battito, nessun respiro. 

Ma io sto bene lì con lui.

"Ragazzina, anche se ti amo, sai di aver appena firmato la tua condanna a morte?"


BLOOD AND LOVEWhere stories live. Discover now