Come gestire le storie in prima persona

331 13 1
                                    


Ho iniziato ad apprezzare la narrazione in prima persona leggendo Poe quand'ero ragazzo. Mi aveva subito affascinato quell'approccio alla storia, come se fosse il narratore stesso a raccontarti le sue avventure e tu fossi proprio lì con lui.

Di certo si viene a creare un legame più forte col lettore e lo vediamo anche nei blog, dove il linguaggio è in prima persona, non si racconta in terza, non avrebbe senso. E così la storia che leggiamo sembra più vicina a noi, perché la scrittura stessa si fa più empatica.

Ovviamente ci sono pro e contro sull'uso della prima persona in narrativa e dobbiamo stare molto attenti a non cadere in errori banali e gravi, anche, come è successo a Veronica Roth nel suo Allegiant, l'ultimo capitolo della trilogia iniziata con Divergent.

Usare la prima persona non significa scrivere storie lineari

Viene da credere che usando l'io narrante si debba necessariamente creare una storia lineare e non una trama complessa e più dinamica. Se proviamo a pensare al Dracula di Bram Stoker, un romanzo epistolare formato da lettere, messaggi, trascrizioni da registrazione, vediamo subito come sia movimentata quella trama.

I vermi conquistatori di Brian Keene è un altro romanzo scritto in prima persona che offre una storia non lineare, usando un trucco narrativo, quello del passaggio di consegne da un io narrante all'altro. Una sorta di storia nella storia.

Questo espediente si trova anche in Conan Doyle, il suo romanzo Uno studio in rosso nella seconda parte cambia punto di vista e narrazione, passando alla terza e tornando infine alla prima. Anche qui abbiamo una storia nella storia.

Si possono escogitare diversi metodi per rendere la storia meno lineare, se è questo che vogliamo.

Far raccontare un episodio a un altro personaggio. Introdurre una lettera o un messaggio. Inserire storie nella storia. Usare la terza persona per raccontare un episodio. Usare dei flashback o comunque una delle varie backstory. La trappola del tempo al presente

Che cosa accade quando l'io narrante usa il presente nella narrazione? Nell'ebook che sto scrivendo ci sono storie in cui la narrazione è al tempo presente e in prima persona. È stata una scelta naturale, come sempre mi succede quando scrivo.

Ma in un capitolo ho commesso un errore e me ne sono accorto soltanto rileggendolo il giorno dopo. Vediamolo insieme.

Brano errato

Affido questa missiva a un contadino nella speranza che la porti fra la civiltà. Lo vedo allontanarsi finché la sua figura svanisce nella foresta. A poco a poco anche il ritmico calpestio del suo mulo si fa ricordo in questi luoghi di mistero.

Il personaggio che scrive, devo precisare, parla attraverso delle lettere. Vedete quindi l'errore? Come fa a scrivere al suo destinatario che vede il contadino allontanarsi con la sua lettera se non l'ha ancora terminata?

"Affido" è secondo me giusto, un presente colloquiale che sostituisce "affiderò". Ma il resto non è corretto. È una scena impossibile.

Brano corretto

Affido questa missiva a un contadino nella speranza che la porti fra la civiltà. Lo vedrò allontanarsi finché la sua figura svanirà nella foresta e il ritmico calpestio del suo mulo si farà a poco a poco ricordo in questi luoghi di mistero.

Non so se durante la revisione lascerò questo brano completo oppure taglierò tutto ciò che viene dopo il primo punto, che è inutile, secondo me. Però il brano è corretto.

Brano corretto e narrazione in terza persona

  Affida la missiva a un contadino nella speranza che la porti fra la civiltà. Lo vede allontanarsi finché la sua figura svanisce nella foresta. A poco a poco anche il ritmico calpestio del suo mulo si fa ricordo in quei luoghi di mistero.  

Tecniche di scritturaWhere stories live. Discover now