Capitolo 24

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Emma
Alby finito di aiutare Martina decise di uscire a controllare e domare la situazione, mentre io, Newt e altri radurai spaventati ce ne stavamo nella tana con le mani in mano, a sperare che Marty si svegliasse.
Giaceva li, nel letto, con il liquido blu del siero che le si propagava nelle vene, mentre tentava di scacciare qualcosa a noi invisibile.
-Sta soffrendo- dissi ad un tratto alzandomi dalla sedia nell'angolo e avvicinandomi alla ragazza.
Newt le posó delicatamente una mano sulla fronte.
-Non ha febbre, quindi direi che per ora sta facendo effetto- disse con una nota di sollievo nella voce.
Guardai fuori dal vetro della finestra e sembrava che il sole stesse spuntando. Tutti noi sapevamo che i dolenti sono più deboli durante il giorno e che avrebbero avuto bisogno di un minimo riparo del labirinto.
Ritornai a sedermi al mio solito posto, prendendomi il visto tra le mani e respirando profondamente.
Quella mia tranquillità si spezzò da un grido.
Thomas.
Velocemente mi alzai e spalancai la porta, prima togliendo di mezzo una specie di scrivania che la bloccava e feci in tempo a vedere quell'orribile scena.
Thomas era agganciato a uno di quegli artigli di quei mostri meccanici, trascinato per terra con violenza, mentre tentava di liberarsi, cercando di aggrapparsi con le unghie al terreno.
Nell'altro gancio del dolente era appeso Alby, che essendo sollevato in aria non poteva fare altro che colpire ripetutamente il dolente con un misero bastone.
Mi misi a correre verso i ragazzi, verso Thomas.
Mi vide e la disperazione nei suoi occhi sembrò aggravarsi.
Mi bloccai per un momento, cercando di capire quel suo sguardo. Era una sorta di tranquillità, circondata da uno spesso strato di paura.
Sorrise lievemente e poi fu trascinato nel labirinto, insieme a tutti gli altri dolenti.
Ricominciai a correre verso le porte urlando il nome di Thomas invano, continuando ad allungare le braccia per cercare in qualche modo di riuscire a prenderlo. Le lacrime cominciarono a scorrermi sul viso, facendomi vedere sfocato, facendomi pentire di essere rimasta ferma.
Stavo entrando per seguire il dolente, quando una forte presa mi bloccò, mi trascinò a sé e mi strinse forte.
Frypan, il cuoco, mi accarezzava i capelli con le mani, mentre mi teneva con le braccia al suo petto.
Chuck mi vide in quella situazione di disperazione totale e mi staccò dal ragazzo di colore e, facendomi piegare, mi abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo, bagnandomi i vestiti anche con le sue lacrime.
Ritornai lentamente dentro la Tana, chiedendomi il senso, il senso di tutto quello che mi stava accadendo. Perché Thomas? Perché volevano distruggermi?
Non ressi quello sguardo così preoccupato di Newt che mi guardava mentre entravo e liberavo il io dolore sotto forma di lacrime e singhiozzi, nel mio angolo.

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