12) Amami o odiami

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Arrivammo allo studio della Badessa, la quale goffamente si sedette a quella larga sedia dietro la scrivania.

Io e Chrisine ci sedemmo su due sedie d'avanti allo scrittoio della madre superiora, in attesa che proferisse parola.

-Dunque.- Disse guardando il vuoto cercando di concentrarsi.
-Voi non siete sposati.- Continuò.

Christine sobbalzò, non voleva subito adottare la bimba, avrebbe quanto meno voluto parlarci.

-Scusi madre io...- Cercò di chiedere.

-Sii?- La interruppe suor Claudia con innaturalmente aperti.

-Dov'è la bimba?- Chiese qualche attimo dopo.

-Arriva tra poco, hai problemi?- Rispose nervosa la badessa.

-Suor Claudia, voleva solo chiedere.- Intervenni in difesa di Christine.

-Ah- Disse velocemente.
-Dunque se non siete sposati io non posso concedervi l'adozione, ma se acceleraste la situazione...- Concluse, alludendo all'Unione civile.

-Oh no Pete io sono appena tornata dall'Italia e non posso sposarmi subito, dobbiamo preparare tutto e io ho un sacco da...- Mi disse improvvisamente Christine spaventata.

-Adesso vedremo come fare.- Le risposi cercando di controllare la situazione.

Non sapevo come riuscire a combinare qualcosa. 
Era già un bel passo affaticato che Christine avesse accettato di adottare la bimba, non so se avrebbe retto l'ipotesi di accelerare i preparativi del matrimonio, tralaltro ancora campato in aria.

-Ma guarda tu a sti due.- Disse sconvolta mentre ci puntava con la mano.
-Non sto dicendo che dovete accelerare i preparativi, dico solo che sarebbe meglio che voi vi sposaste prima.- Concluse decisa.

-Ma non è la stessa cosa?- Chiese Christine.

-È la stessa cosa se prima bevi qualche litro di vino ed esageri con sostanze speciali.- Rispose la suora sbeffeggiando la povera Christine.

Ormai conoscevo suor Claudia, non era cattiva, era solo molto spinta nei modi. Era anche simpatica alla fine.
Lo stesso non si poteva dire di Christine che non conoscendola si offese e non parlò più molto.

Senza nessun preavviso la porta si spalancò, era suor Anastasia spaventata e sconvolta.

-Sonia si è sentita male, ho chiamato l'ambulanza.- Ci urlò.

Sentii mancare l'aria, la mia bimba si era sentita male.
Alla mia bimba non sarebbe dovuto mancare nulla, niente e nessuno le avrebbe potuto mai torcere un capello.

Christine si tappò la bocca e spalancò le palpebre.

Mi alzai dalla sedia e corsi subito verso Anastasia chiedendogli dove si trovasse in quel momento la bimba.
-Io... È nel dormitorio, ci sono le altre.- Rispose mentre piangeva a dirotto.

Volai fino a lì in un attimo e facendomi strada tra quelle tonache nere, cercai quel dolce viso chiaro da qualche parte, cercai di trovarli nella mia confusione.

Quando la vidi al centro della stanza circondata dalle suore, spalancai la bocca e gli occhi, aprendo le braccia mi inginocchiai violentemente a terra.

Era lì, a terra.

Le suore la stavano sventolando, cercando di farla rinvenire.

Gli occhi socchiusi e un respiro molto veloce mostravano la sua sofferenza, la sofferenza della mia bambina. Mi sentivo impotente, non sapevo cosa fare, potevo solo guardare in silenzio e con la morte nel cuore quella scena.

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora