16) La morte dentro

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Appena dentro, scombussolato dalla situazione, non cercai nemmeno Anastasia, non sapevo nemmeno cosa avrebbe dovuto dirmi, ma io me lo sentivo.

Salii le scale frettolosamente cercando la stanza di Sonia, aprii la porta, non c'era.

Portai la testa tra le mani, sconvolto, "e adesso? Dov'è?" pensai.

Femai un infermiera, le chiesi dove fosse Sonia Delavois, non rispose, non poteva dirmelo.

-PORCA PUTTANA, DOV'E' LA MIA BAMBINA?!- Urlai a squarciagola.

L'infermiera si spaventò, andandosene senza dare troppe spiegazioni, qualcuno si accorse del mio urlo, Anastasia, che corse da me.

-OH PETE, ECCOTI.- Mi disse correndo da me con gli occhi gonfissimi.

Non la guardai, singhiozzando le chiesi: -Dov'è.-

Non era una domanda, non stavo chiedendo, stavo esigendo una risposta segnata dal dolore.

-Stai tranquillo, stai tranquillo.- Iniziò singhiozzando.

-Siediti.- Mi disse ostentando una tranquillità che non aveva.

-CAZZO NON MI SIEDO DITEMI DOVE STA LA MIA BAMBINA!- Urlai all'improvviso, il mio cuore batteva all'impazzata, stavo diventando rosso.

-Ok, ok Sonia è stata portata via, ha avuto un malore più forte, è grave.- Disse.

Caddi inginocchiato a terra, non avrei più rivisto il sorriso di quella dolce bimba.

-Non è stato grave il malore, ma quello che lo ha causato.- Continuò scoppiando a piangere cercando di essere comprensibile.

Il pavimento dell'ospedale si bagnò delle gocce scese dai miei occhi, il dolore era troppo grande.

Subentrò poi una sensazione di vuoto, una sensazione di impotenza.

Come avrei fatto allora? Come sarei riuscito a mettere insieme qualcosa che ci facesse uscire indenni da quella situazione?

-Co...cos'ha?- Chiesi a malapena.

-Ha... Pete ha...- Tentò di rispondermi.

-COSA CAZZO HA!- La interruppi.

-Ha... un cancro, ai reni.- RIspose abbassando la testa, smettendo di piangere, morendo dentro.

Ha un cancro ai reni Ha un cancro ai reni Ha un cancro ai reni...

Quelle cinque taglienti parole, tagliarono attrettante volte la mia anima, era peggio, peggio di qualsiasi cosa avessi potuto mai immaginare.

Come mi sarei potuto prendere cura di quella bimba? Come glielo avrei spiegato che aveva addosso un demone così terribile? Come avrei fatto a sopravvivere, come avrei fatto a vivere.

Negli attimi dove cercavo di rialzarmi da terra, mi ricordavo della malattia, e tornavo giù, a piangere, l'unica cosa che in quel momento avrei potuto fare.

-A quanto pare la bimba aveva accusato tutti i sintomi già da un mese fa, quando si accasciò a terra dopo pranzo ora che ci penso.- Aggiunse poi, quasi tra se e se.

-E' colpa mia.- Aggiunse sconsolata.

-Non è colpa tua, labimba non ha detto mai nulla a nessuno, non potè resistere l'ultima volta quando fù terribile, ma non disse mai nulla.- Tentai di rispondere io, cercando di connettere al meglio le parole.

-Come faremo?- Si interrogò la suora guardando il soffitto.

-Faremo.- Risposi, senza speranze.

UN CIELO BIONDO [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now