Sixty Ninth Shade [R]

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Agathe ridacchiò senza ritegno sotto lo sguardo compiaciuto di Richard.

«Hai davvero promesso a Leah di raccontarle tutto quello che è successo ad Alan negli ultimi tempi e che lui le ha taciuto?» chiese, esilarata.

Richard annuì. Era sabato mattina e la ragazza, libera dalle lezioni, si era presa una pausa dallo studio per scaraventarsi da lui e trascorrere un po' di tempo insieme. Senza farsi pregare, lo storico le aveva raccontato della piccola riunione a cui Damon aveva trascinato Leah un paio di giorni prima, e la ragazza aveva riso tanto da cadere dal divano.

«Oh, avrei tanto voluto vedere la faccia di Alan» singhiozzò divertita.

«Te la posso descrivere in una parola: terrorizzata» rispose Richard, molto fiero di sé.

«Non ne dubito. A volte mi chiedo chi sia più spaventato, tra lui e Moses, all'idea di uscire allo scoperto» commentò la ragazza. «Moses continua a rimandare il confronto con suo padre e Alan non fa che assecondarlo: neanche fossimo nel Medioevo e rischiassero di finire davanti all'Inquisizione!»

«Be', credo che con Theodore Pearson la sensazione sia proprio quella» commentò Richard. «Non per nulla ha la fama di essere uno dei giudici più inflessibili dell'intera Gran Bretagna!»

Agathe sbuffò. «Se è davvero così, mi chiedo come ha fatto Noah a venire su tanto arrogante, prepotente e irrispettoso... suo padre avrebbe dovuto raddrizzarlo incutendogli un po' di questo sacro timore, no?»

«Che vuoi che ti dica? Si vede che quel piccolo imbecille è geneticamente predisposto a manifestare il peggio della natura umana» rispose velenoso l'uomo.

Lei inarcò le sopracciglia. «Ohhh... sento dell'astio nella tua voce o sbaglio?»

«Astio?» replicò secco Richard. «L'astio è troppo poco per quel vermiciattolo».

«Hai ragione: mi sbagliavo» ammise Agathe. «Questo non è astio... è odio vero e proprio!»

«Che ti aspettavi che provassi, per quel viscido omuncolo che non perde occasione di metterti le mani addosso?»

«Un pacato sdegno? In fondo sei o non sei tu il gentiluomo per eccellenza di Hersham?»

«Davvero divertente...»

Richard decise di occupare la lingua impertinente di Agathe in un modo molto migliore e le saltò addosso come una tigre, incollando la bocca alla sua.

«Non posso» ansimò la ragazza, staccandolo a fatica da sé.

«Perché no?» chiese Richard, e lei quasi scoppiò a ridere di fronte alla sua espressione: sembrava deluso come un bambino cui fosse stato negato il giocattolo preferito.

«Perché avevo promesso a Moses che oggi saremmo andati a bere qualcosa insieme per chiacchierare un po'» spiegò Agathe, nascondendo a fatica il divertimento generato dal disappunto dell'uomo.

«Chi se ne importa di Moses Pearson» brontolò Richard; affondò il volto nell'incavo del collo di Agathe e iniziò a tempestarla di baci, ben deciso a trattenerla.

«Dai, su... gliel'ho promesso. E poi magari è la volta buona che lo convinco a fare questo coming out... Alan ne sarebbe felice! Te la senti davvero di negargli questa possibilità trattenendomi qui?» replicò lei.

«Questa tua abilità oratoria comincia a spaventarmi e infastidirmi» bofonchiò lui.

«Perché? Perché non riesci più a raggirarmi con quattro moine?» chiese Agathe, soffocando una risatina compiaciuta.

«Forse» concesse a malincuore Richard, decidendosi a staccarsi da lei. «Ti lascio andare, ma solo se prometti di tornare dritta da me appena ti liberi del tuo amico».

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