CAPITOLO 4

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Un trillo fastidioso interrompe il mio sonno turbolento. Allungo la mano sul comodino per interrompere il suono ma realizzo che io non ho una sveglia e che quindi è la sveglia di Sandy. Che palle!

Emetto dei lamenti e cerco di aprire gli occhi ma mi ritrovo davanti ad un ammasso di capelli biondi e spettinati.
Quando finalmente riesco a svegliarmi la mia coinquilina spegne il fastidioso aggeggio.
Sbirciando fuori dalla finestra il cielo già chiaro suppongo che siano circa le otto.

《Buongiorno》 esce dalle labbra di Sandy come se fosse un lamento. Ha i capelli arruffati tirati sul cuscino e le palpebre socchiuse.
Io le sorrido sperando che mi veda e dopo essermi sistemata i capelli esco dalla stanza e vado in bagno. Ho deciso di iniziare questa lunga giornata.

Il mio aspetto è stravolto. Continuo a sbadigliare, stanotte ho dormito poco, ho fatto un altro incubo. Il ricordo del sogno mi fa male, come sempre.
Il contatto con l'acqua gelida non serve a molto per svegliarmi.

Saluto una ragazza che entra in bagno e poi decido di farmi una doccia. Purtroppo anche le docce qui sono condivise. Vado e torno dalla stanza prendendo un accappatoio.

L'acqua calda mi scorre sulla schiena, lascio che continui a cadere velocemente sul mio corpo picchiettandomi le spalle. Riesco a non pensare più a niente, ed è una grande cosa. Ogni secondo della mia vita lo passo con il ricordo di quell'orribile incendio. Lo passo pensando a quella casa, la mia, la nostra casa e ai miei genitori. Per fortuna l'acqua riesce a non farmi pensare a niente.
Fino a due anni fa nuotavo, ero brava e mi sceglievano sempre per partecipare alle gare. La mia è una vera e propria passione, quella verso l'acqua.
È così pura e libera, riesce a sostenere ogni peso e mi culla, mi fa sentire leggera, viva. L'acqua ha un suono dolce e calmo, mi protegge. Mi protegge dal male, dai cattivi, dai miei pensieri, da me stessa. Essa è come l'arte, come la musica, come qualsiasi altro sport. Permette di esprimersi.
Poi però ho smesso per i troppi impegni scolastici e non ho intenzione di riprendere. Semplicemente non avrebbe senso, ormai non riesco più a dare un senso a niente.

Quando torno in stanza Sandy è ancora nel letto che fissa lo schermo del cellulare.

《Ora mi vesto e scendiamo a fare colazione》dice senza distogliere lo sguardo dal telefonino. Annuisco e indosso dei jeans e una semplice t-shirt grigia.
                             ***
《La mensa non serve anche la colazione e per questo tutti vanno al bar del campus. Si trova all'interno della veranda di vetro, è comodo per noi studenti》mi spiega Sandy scendendo le scale.

《Chi lo gestisce?》le domando colta da un'improvvisa curiosità.
Lei alza le spalle:《Penso dei baristi che sono pagati dal campus, sono due ragazzi.》

Finalmente arriviamo nel piccolo atrio azzurro del dormitorio femminile da cui ieri siamo entrati io e Daniel. Usciamo dalla porta principale bianca e la brezza dell'oceano mi investe facendomi rabbrividire. Il sole è coperto da qualche nuvola ma il cielo è sereno.
Questo posto è molto bello, percorriamo il marciapiede accanto ai dormitori camminando vicino al prato verde. In lontananza c'è il cancello d'ingresso del campus e la siepe che interrompe la vista in alcuni tratti. Il salice imponente e antico nel prato penso che sia il simbolo del campus, l'ho visto sulle divise di alcuni ragazzi.
A quest'ora ci sono pochi studenti fuori e credo che stiano andando a fare colazione. La maggior parte di loro dormirà ancora visto che questa è l'ultima settimana prima dell'inizio delle lezioni.

《Ecco la veranda》indica Sandy con il braccio.
È la veranda che avevo visto ieri, è dominante ed è tutta in vetro. Mano a mano che ci avviciniamo al suo interno scorgo molti ragazzi seduti ai tavolini e vedo anche un biliardo. È grande e posta davanti all'ala della struttura in cui si trovano le aule.

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora