CAPITOLO 17

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Il mio cuore batte più forte e sono assolutamente stranita da questa domanda. Vorrei difendermi, vorrei andarmene ma rimango semplicemente in silenzio pronta ad ascoltare cos' ha da dirmi questo ragazzo strano.

Egli solleva un angolo della bocca creando così una fossetta. La sua pelle sembra dorata sotto questa luce e il vento attraversa la sua chioma castana.

《Sei strana, invece che essere alla festa sei qui. Sei timida ragazza, mi sembri un po' schiva. Ma soprattutto non sei truccata nonostante tu dovresti essere ad una festa. Insomma si vede, non sei il tipo da alchool e musica e tutto questo ti rende... interessante, ecco tutto》sussurra serio avvicinandosi a me.
Mi sento offesa a quelle parole e innarco le sopracciglia.

《Io sarei quella strana? E poi come fai a sapere che dovrei essere ad una festa?》
Mi alzo subito in piedi mantendendo le distanze.
Si alza anche lui, mi guarda negli occhi e allunga un braccio verso di me.

《Jonathan》vengo sorpresa da questo gesto e scuoto la testa.
Ma i suoi occhi verdi continuano a catturare i miei e le sue labbra sono ancora incurvate in un sorriso.

《Rebecca》sbuffo stringendogli la  mano. A quel tocco mi manca il respiro.

Jonathan annuisce e poi mi sfiora andandosene. Continuo a seguire con lo sguardo la sua silhouette che ondeggia allontanandosi e la maglietta mossa dal vento fino a che sparisce dalla mia vista.

Rimango così, con tanti pensieri strani e il fiato mozzato ma ancora peggio con uno stupido sorriso stampato sulle labbra.

Okay, devo smetterla di fare la stupida e devo tornare alla festa. Sicuramente Sandy sarà allarmata e le servirà il cd.
Dopo essere corsa in stanza e aver preso ciò che serve alla mia amica torno alla festa. Il sole è calato ormai e fa quasi freddo.
Sono vestita solo con una canotta e dei jeans.
La musica si fa più forte ad ogni passo e ci sono più persone di prima.

Ragazzi che ballano, mangiano o che si baciano in questa specie di festa che a me pare tanto una buffonata.

《Rebecca ma dove cavolo eri?!》
Sandy mi viene in contro camminando veloce e facendo ondeggiare la gonna nera.

《Ehm...scusa io mi...》
I suoi occhi color miele mi fissano in attesa di una giustificazione e qualche ciuffo di capelli le sfugge dalla coda.

《Va beh non fa niente, dammi il cd...se non volevi venire bastava dirlo.》
Dopo averlo preso sparisce tra la piccola folla lasciandomi lì da sola e dispiaciuta.

《Hey.》
Sento il suo respiro caldo sul mio collo e mi giro ansiosa di incontrare quel paio di occhi azzurri.

《Mike》increspo appena un sorriso.
Mi sfiora e poi si sposta di fronte a me. La sua chioma nera è un po' scompigliata ma mi piace l'aspetto appena trasandato che ha.

《Allora come te la passi》mi sorride bevendo dal bicchierino che tiene in mano.

Io mi limito ad alzare le spalle.

《Ti va di bere qualcosa?》

《Oh, adesso no grazie.》

《Non bevi? Intendo, tu sei astemia?》

《 Beh non lo so, cioè non ho mai bevuto credo》rido nervosamente.
Ero una ragazza tranquilla, avevo altre esigenze e amici a posto a Boston.

Mike scuote la testa e sorride.
《Come vuoi Rebecca...ti va di fare una passeggiata? 》

《Va bene, è sempre meglio che stare qui a guardare gli altri divertirsi.》
Emette una risatina che fa ridacchiare anche me.

Posa il bicchiere sugli spalti e poi iniziamo a camminare. Ormai sta calando la sera ed è più buio di prima.

《Adoro questo momento della giornata, sta per arrivare la notte e non c'è nessuno in giro, solo tu e tutto questo》indica con un gesto teatrale il cielo, lo sfondo di Seattle, l'oceano, questo prato.

《Sì anche a me piace, ma non a tutti però. È così bello... mentre agli altri la sera importano solo le feste e gli amici》dico guardandomi i piedi.

《Uhm, giusta osservazione. Noi siamo diversi》afferma Mike.
Ci allontaniamo dalla festa e proseguiamo verso la veranda.

《Oggi è arrivato Jonathan.》
Oh cazzo, non può essere quel Jonathan. Collego gli indizi tra loro e mi blocco, è suo fratello quello che ho conosciuto oggi. Insomma il fatto del barista, guarda caso la prima volta che lo vedo coincide con la data dell'arrivo del fratello di Mike ed entrambi si chiamano Jonathan.
Oh cavolo.

《Come sta?》
La mia bocca parla da sola.

《Oh bene, lui sta sempre bene.》

《In che senso?》

《 Nel senso che lui non può essere triste, nulla lo abbatte. Vive la giornata, prende tutto con superficialità e non ha problemi, sta bene.》
Mike si mette le mani in tasca e noto che le sue braccia tremano un po'.

《Mike hai freddo?》

《 Un po'》alza le spalle.

《Sediamoci qui.》
Mi siedo in ginocchio sull'erba e lui mi imita.

《Ora ti riscaldo, è una tecnica che funziona》gli dico.
Mi sposto dietro di lui e poi avvicino piano le labbra alla sua schiena.
Appena appoggio la bocca sulla sua maglietta blu lui sussulta.

Comincio a soffiare con tutta la mia forza e lui si scosta.

《Rebecca ma che fai?》ridacchia.

《Con me funziona.》

《Sì sento caldo mentre soffi ma sembra una cosa strana.》

《Stai zitto》lo spintono leggermente.

Ritorno nuovamente ad appoggiare la bocca sulla sua schiena e a soffiare.

《Mmh...》Mike emette una specie di gemito e così mi fermo.

《Oh Rebecca ti prego smettila》sussurra.
Lo guardo in volto ed ha le palpebre socchiuse e le guance arrossate.
Oh.

《Scusa》torno a sedermi.

《No va tutto bene ma mi fai un certo effetto e se poi fai così io...》

《Sì hai ragione mi dispiace》guardo in basso.
Che stupida che sono.

《Sarà meglio tornare alla festa.》

《Sì》sorrido.

ME

Sera :) Come va? Ecco come promesso il capitolo 17, spero vi piaccia (già 17 capitoli?!).

Vi voglio bene, grazie per tutto e anche ai lettori meno attivi. Insomma grazie a tutti anche solo per aver dedicato cinque minuti del vostro tempo per leggere queste quattro righe.

Un bacio, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo.





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