CAPITOLO 74

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《Rebecca, dobbiamo andare》mi chiama Jonathan.

《Arrivo!》urlo dal bagno.
Ho passato tutta la notte insonne ed infatti sul mio viso emergono le occhiaie.
Adesso ho paura, tanta paura. Non voglio stare ancora peggio andando al funerale, non voglio rivedere tutti i parenti, non voglio tornare in quel cimitero dove ci sono anche le urne con le ceneri dei miei.

Un'improvvisa fitta mi colpisce lo stomaco, chiudo gli occhi e mi appoggio al lavandino.
La mia vista si appanna, mi trema il mento.
Oh no, non ora ti prego.
Mi raddrizzo e cerco di ricompormi.
Resisti.

Alzo quindi gli occhi al cielo per tentare di ricacciare indietro le lacrime ed inspiro profondamente.
Poi mi guardo allo specchio e raccolgo i capelli rossi in uno chignon. Mi sistemo anche il lungo vestito nero.
Ce la farò. Sfoggio un sorriso falsissimo solo per convincermi di stare bene, dopodiché raggiungo il mio ragazzo. È in piedi accanto alla porta e non appena mi vede mi si avvicina.

《Andrà tutto bene》sorride.
Io lo abbraccio, mi ci aggrappo e poi lo bacio. Una scintilla di emozione risveglia la mia mente al tocco delle sue labbra, ho sempre amato il loro sapore. Lui ora è la mia salvezza.
         
                               ***
L'autista si ferma davanti alla chiesa, è pieno di gente. Mi viene da vomitare, mi sento già osservata, compiaciuta. Mi sento soffocare.

《Non voglio scendere》dico intimorita a Jonathan. I suoi occhi verdi penetrano nei miei.

《È solo questione di un paio d'ore, non succederà niente》mormora.

《Non lo so...》

《Tu guarda solo me, io non ti mollerò un istante va bene?》
Deglutisco e poi annuisco.

Il cuore mi batte forte, mi tremano le mani. Non credo di essere mai stata così nervosa.
Sii forte.
Poi apro la portiera dell'auto e già sento tutti gli occhi puntati su di me. Finalmente scendo aiutata dal mio ragazzo.

La piazzuola della chiesa è invasa di gente, riconosco già alcuni miei vecchi amici che mi guardano attoniti. Poi scorro lo sguardo e vedo i miei zii, poi ancora i miei cugini. Tutti mi si stanno avvicinando per porgermi le condoglianze ed io sto andando in panico. Stringo forte la mano di Jonathan fino a quando per fortuna sbuca da dietro di me Marta.

Appena la vedo sorrido, il primo e l'ultimo sorriso sincero di oggi.
I suoi occhi luccicano ed incurva le labbra carnose. Subito mi getto su di lei, lei stringe le braccia attorno alla mia vita e ridacchia.
Mi era mancata.

《Rebecca...》mormora.

《Mi dispiace per tutto》continua.

Io allora mi tiro un po' indietro e la guardo, tenendole le braccia.

《Lo so, per fortuna ci sei tu.》

Vorrei sprofondare ancora tra le sue braccia ma invece devo prestare attenzione alla massa di gente che mi si è avvicinata.
Jonathan e Marta però rimangono al mio fianco mentre inizio a stringere le mani dei miei parenti. Con alcuni ci parlo più a lungo, con altri con i quali non ho mai avuto confidenza, mi limito a sorridere cordialmente.

Sento lo stomaco in subbuglio, d'ogni tanto una fitta mi colpisce il petto. Però devo sopportare tutto fingendo un sorriso.

Dopo una decina di minuti arriva anche mio fratello Daniel fortunatamente e subisce questa tortura al posto mio.
Osservo i volti dispiaciuti dei miei vecchi amici, mi sento osservata, non riesco a sopportare anche i loro sguardi.

Così mi allontano silenziosamente da tutti nascondendomi dietro la chiesa. Fisso senza interesse gli alberi del cimitero o il cielo azzurro. Poi non resisto più, sono troppo fragile.

Appoggiatami al muro grigio mi attappo la bocca piegandomi su me stessa. Odio tutti loro, odio me stessa e mi mancano terribilmente tutte le persone che ho perso.
Comincio a piangere, ma è un pianto isterico perché emetto delle urla strozzate.

Non vedo più niente, mi sento solo  svenire dal dolore.

《Rebecca!》
Intravedo la sagoma di Marta corrermi incontro. Io allora mi stringo nel cappotto nero e mi copro il viso con le mani.

La mia amica col fiatone mi abbraccia una volta avermi raggiunta. Più che altro mi strattona su di lei, mi tiene così forte che quasi mi sento soffocare. Mi stringe come se avesse paura che possa crollare da un momento all'altro, come se potesse tenere insieme tutti i pezzi rotti di me.

E non so come, ma riesce a strapparmi un sorriso. Io però continuo a singhiozzare, mi sento così ferita, come se mi mancasse qualcosa. Semmai, mi manca qualcuno.

《Shh non piangere più.》
Ci sediamo per terra, appoggiate al muro. Io mi sento così persa, sola. Lascio che Marta mi culli, assorbo il suo affetto mentre le lacrime un po' si placano.

《Grazie》sibilo con il labbro tremante.
Lei mi sorride e basta. Mi dispiace che sia obbligata a sostenermi solo nei momenti brutti ormai.

Infine lei mi pulisce il trucco colato con un fazzoletto e mi sistema i capelli.

《Ti dona il rosso comunque.》
Inizio a ridere per il suo tentativo di distrarmi e lei mi segue. Anche con gli occhi lucidi, anche dopo tanto tempo che non la vedevo è riuscita a farmi sentire meglio.

《Dai adesso andiamo di là.》

Marta si alza porgendomi la mano e dunque la afferro. Insieme a lei mi preparo ad affrontare questa giornata pesante e dolorosa entrando in chiesa.

Hey, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto💘
Grazie di tutto, un bacio! Fatemi sapere cosa ne pensate:)
           

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora