4. Le segretarie portano il caffè

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ELEANOR

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ELEANOR

Il mercoledì era sempre stato il mio giorno preferito della settimana. Non c'era un motivo preciso, ma era così fin da quando ero bambina. Forse lo preferivo perché mancavano solo due giorni al weekend ma non era ancora il momento di pensare a cosa fare il venerdì o il sabato sera, oppure mi piaceva semplicemente il suono che produceva quando lo pronunciavo. Non avrei saputo dirlo, sapevo soltanto che, solitamente, il mercoledì mi svegliavo sempre con il piede giusto solo perché era mercoledì. In pratica, era una di quelle cose che non aveva senso, ma che sotto sotto lo aveva eccome. Almeno per me.

Quella mattina mi ero svegliata più presto del solito. Avevo avuto il tempo di farmi una doccia rilassante e perdere addirittura dieci minuti a fissare il mio armadio per trovare qualcosa da mettermi. Nonostante ciò, ero arrivata in ufficio con mezz'ora d'anticipo. Avevo aperto il portatile per controllare le e-mail ricevute, poiché ne avevo parecchie in arretrato dalla sera prima, e avevo iniziato a rispondere con calma. E quando i rumori provocati dai miei colleghi che avevano cominciato a risuonare fuori dal mio ufficio, avevo già quasi terminato.

Fu Kim a spalancare la porta all'improvviso, facendomi sobbalzare. «Buongiorno!» trillò con una voce talmente squillante che avrebbe potuta sentirla anche chi lavorava nell'edificio dirimpetto.

Quella mattina indossava un tailleur blu, che si intonava al colore dei suoi occhi. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon ordinato, e un ciuffo riccioluto le balzava sulla fronte a ogni suo movimento.

«Buongiorno a te», ricambiai con un mezzo sorriso. Lei fece per chiudere la porta, ma aggiunsi: «No, lasciala aperta, per favore.»

Non mi ero dimenticata di cosa mi avesse chiesto Bill, ed ero proprio curiosa di scoprire se Hunter avrebbe cominciato a seguire le regole o no.

Ovviamente non riponevo in lui alcuna fiducia, dato che il pomeriggio precedente non si era presentato al lavoro. Dopo aver pranzato in quel ristorante italiano, Kim e io eravamo rientrate in ufficio. Circa dieci minuti più tardi, Tyler ci aveva raggiunte, ma con mia sorpresa Hunter non era con lui. Alla mia richiesta di spiegazioni, Tyler aveva risposto che Hunter aveva semplicemente deciso di prendersi il pomeriggio libero. Non aveva osato aggiungere nient'altro, ma il suo disappunto mi era apparso abbastanza palese, perciò avevo evitato di infierire. Non era colpa sua se il suo amico era un totale inetto.

Ovviamente avevo avvertito Bill seduta stante e lui mi aveva risposto che non ne sapeva nulla. Mi aveva poi ringraziata e aveva avuto la premura di rinnovare la sua richiesta di tenere d'occhio Hunter e informarlo di ogni suo comportamento scorretto, motivo per il quale ero proprio curiosa di vedere cosa avrebbe fatto quel giorno.

Non sapevo quale genere di conseguenze gli sarebbero crollate addosso se non avesse obbedito al padre, ma sinceramente non mi importava nulla. Bill era il mio capo, a lui dovevo tanto, e se mi aveva chiesto una cosa simile era perché si fidava di me, e di certo non l'avrei deluso.

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