CAPITOLO 1

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-Allora non sei contenta? Verona la città dell'amore, dell'Arena e del pandoro.

Sono in treno diretta a Verona perché la mia migliore amica deve andare al concerto della sua band preferita.

-No, contenta per niente. Solo perché nessuno voleva accompagnarti allora mi sono sacrificata. Sai che non amo la musica.

-No, certo. Ami solo il calcio. Oh il mio Madrid, oh la Spagna, il Bernabéu amooo.

Giulia dice tutto imitando la mia voce da pazza con una mano sul petto e l'altra che si muove nell'aria.

-Molto simpatica, vaffanculo.

Le faccio la linguaccia e giro la testa dall'altra parte imbronciata.
Non sono arrabbiata, non litigo mai con lei, non ci riesco.
Guardo fuori dal finestrino e osservo la luce del sole estivo che riempe tutto ciò che è fuori.
È giugno, finita la scuola e quindi si può stare a Verona tutto il giorno. Sono solo le otto di mattina ma dobbiamo arrivare prima per vedere il concerto.
Guardo di nuovo fuori dal finestrino e vedo tutto muoversi più lentamente.
Siamo arrivate.

Usciamo dalla stazione ed io ho già una fame pazzesca.

-Non ci credooo, li vedrò tutti. Sono troppo felice.

Giulia saltella avanti e indietro per il marcapiede come una bambina di due anni.

-Primo non urlare così, secondo non sembrare una bambina di tre anni, ne hai 16, terzo troviamo un bar ho troppa fame.

-Vorrei vedere te con la squadra del Madrid davanti. Ti comporteresti come me, anzi peggio.

Si in effetti ha ragione. Il calcio e quella squadra sono la mia vita in poche parole.

-Comunque si troviamo un bar e poi andiamo subito a prendere i posti all'arena. Muoviamoci.

Scatta in avanti come un soldatino e io scoppio a ridere. Ho un'amica pazza.
In pochi minuti troviamo un bar carinissimo e andiamo a sederci. Ordino cappuccino e tre cornetti mentre Giulia solo un bicchiere di succo.

-Sei a dieta?

-No, ho lo stomaco chiuso. Non riesco a mangiare niente.

-Sicura? Non è che poi svieni, devo portarti in ospedale e ti perdi il concerto?
Mi guarda alquanto preoccupata e appena il cameriere porta le mie ordinazioni mi frega la conchiglia al cioccolato.

-O mio Dio!! Filippo Lanza!! Stava guardando verso di noi.

Urla ad un tratto Giulia facendomi quasi soffocare con il cappuccino.

-Calmati. Chi è? Dov'è?

Mi guardo attorno per vedere se qualcuno ci stava osservando ma non vedo nessuno, nemmeno fuori dalla vetrina.

-Come chi è? Daii il pallavolista!

-Da quando sei appassionata di pallavolo??

-Non io. Una mia compagna mi ha fatto vedere una sua foto perché è alquanto bello e mi ricordo la faccia di uno bello. Anche nome e cognome.

-Dai lascia perdere. Finiamo di mangiare e andiamo all'arena.

-No, avresti dovuto vederlo, la bellezza.

Finisco di bere il mio cappuccino e mi mangio l'unico cornetto lasciatomi da Giulia. Per fortuna che le si era chiuso lo stomaco.

-Io faccio un salto veloce in bagno e poi andiamo. Anche tu devi andarci?

-No il succo non ha neanc'ora fatto effetto. Vado a pagare.

Mi alzo dalla sedia e vado in bagno.
Eh ti pareva la coda. Non so perchè ma il bagno delle ragazze è sempre pieno.
Mi appoggio al muro per aspettare sperando che si sbrighino dato che non si respira un odore buonissimo.

-Ehy, ciao.

Sento qualcuno salutarmi. Mi volto e davanti alla porta del bagno degli uomini c'è un ragazzo. Deve avermi salutata lui, ma non so proprio chi sia.

-C'è sempre un sacco di fila ai bagni eh?

Si era proprio lui. Un ragazzone enorme, sarà alto uno e novanta minimo, con delle braccia fantastiche, devo smetterla di guardare le braccia ai ragazzi, e dei begli occhi marroni. Ha una faccia troppo sicura di sé e con questo ha già perso in partenza.

-Eh già

Sospiro e poi torno appoggiata alla parete con lo sguardo sulla porta del bagno femminile.

-Non ho mai capito perché, insomma cosa dovrà mai fare la gente in bagno? Una ragazza come te, per esempio, non ha nemmeno bisogno di truccarsi quindi perché c'è sempre fila?

Non capisco cosa voglia. Sta attaccando bottone e mi infastidisce, molto.

-Se vuoi rimorchiare il luogo adatto non è il bagno, ci sono le discoteche per quello.

-Allora vuoi venire in discoteca con me?

Ma che faccia tosta!

-No, non esco con gli sconosciuti.

Lui scoppia a ridere e non so perché.

-Beh almeno lasciami il numero di telefono, così possiamo conoscerci.

-Bello, ma senza cervello? Cerchiamo di sfatare questo mito ogni tanto.

Mi guarda infastidito ma ancora sicuro di sé. Fastidiosissimo!
L'ultima signora esce dal bagno e io mi ci fiondo dentro senza degnare nessuno di uno sguardo.
Quando esco non trovo più nessuno a rompermi le scatole quindi mi dirigo da Giulia.

-È passato di nuovo Lanza ma tu non c'eri. Devi vederlo è stupendo!

-Visto che abita qui lo vedrò passare.

-Non abita qui ma a Trento...

Non la lascio finire, la prendo per il braccio e la trascino fino all'Arena.
C'è una fila molto lunga, così ci sediamo e mentre la mia amica parla come una macchinetta e fa conoscenza con le altre fan io non vedo l'ora che tutto questo finisca.

[...]

Prendo l'Iphone dalla borsa e controllo i messaggi. Gruppo classe, amiche varie, ma nessun suo messaggio.
Scrivo un messaggio a mia madre per dirle che fra un'oretta arriviamo, ma purtroppo sveglio Giulia. Si gira verso di me e osserva la mia faccia delusa.

-Nessun messaggio?

Mi volto verso di lei

-Torna a dormire.

-E tu metti giù il telefono e dormi con me. Metti giù il telefono!!

Mi guarda con una faccia inquisitoria.

-ok, ok.

Metto il telefono sulla borsa e appoggio la testa sul sedile. Chiudo gli occhi. Ho bisogno di rifarmi, di essere felice e sollevata.

-Psss

-Che vuoi Giulia?

Sussurro tenendo gli occhi chiusi.

-Se dormi anche tu non sappiamo più quando scendere

Apro gli occhi di scatto.

-Hai ragione. Metto la sveglia sul telefono. Fra circa un quarto d'ora dovremmo essere arrivate.

-Brava.

Rimetto il telefono in borsa e chiudo gli occhi.

~Spazio Autrice~
La mia seconda storia 😊
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate e stellinateeee.

Grazie mille 💙

Cosa ce ne facciamo dei numeri?  || Filippo Lanza||Where stories live. Discover now