CAPITOLO 2

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-Ti stacchi da quel telefono e scendi? Dobbiamo partire.

-Non hai capito: io non ci vengo.

Mio fratello si siede accanto a me sul divano guardandomi come se volesse rimproverarmi. Anche se in realtà lo sta già facendo.

-Allora sorellina: per quanto tempo hai intenzione di stare chiusa in casa a piangere per un ragazzo?

Lo guardo malissimo.

-Ah ah ah. Simpaticissimo... comunque non sono sempre chiusa in casa. Sono andata a Verona l'altro giorno.

-Alessia a Verona ci sei andata più di una settimana fa. Sei sempre chiusa in casa e non ti rendi conto del tempo che passa.

Lo guardo con la faccia accigliata e poi torno a guardare il mio telefono.
Marco mi prende il telefono e se lo porta via. Mi alzo scocciata e lo inseguo fino alla mia camera.

-Sei davvero pesante.

-Lo sto facendo per il tuo bene perciò ora vestiti e raggiungimi giù.

Apre le ante dell'armadio.

-No! Ridammi il telefono!

-Tanto non ti scrive.

-Fottiti.

-Facciamo così: sta sera vieni con me e se non ti diverti o non ti piace poi ti lascerò morire a letto con le piaghe da decubito.

Devo cedere. Voglio essere lasciata in pace, perché nessuno lo capisce?

-Va bene! Esci!

-Tra 10 minuti ti aspetto giù.

-20

Cerco di negoziare

-15, non di più, sono in estremo ritardo.

Esce dalla camera.
Sbuffando prendo un vestito a fiori lungo fino a metà coscia e senza maniche. Mi vesto e scendo. In fretta mi tiro i capelli e mi metto un filo di trucco.
Cerco la borsetta e vado in cucina a salutare mamma.

-Mamma, vado con Marco.

-Sì, mi ha detto. Grazie a Dio esci. Non tornate tardi mi raccomando.

Si avvicina e mi bacia la fronte.
La saluto e scendo in garage.
Perché mi trattano tutti come un' invalida? Non possono lasciarmi sola con il mio dolore?

-Tra un po' venivo a prenderti. 25 minuti ci hai messo.

-Ho fatto il più velocemente possibile.

-Sali, sali che siamo in ritardo!

Mi siedo in macchina e accendo subito la radio. Senza musica non vivo, mi alleggerisce l'anima.

-Posso sapere almeno dove stiamo andando?

Guardo l'orologio. Le 20:56... quanto sarei stata fuori in giardino sul dondolo ad ascoltare musica e invece sono qui.

-Ad una festa.

-Cosa? Nooo, non ho voglia di musica e disco a quest'ora.

-Lo so sorellina, ti conosco. È una fasticciola tranquilla in villa, sono tutti della mia età circa.

Lo guardo scioccato.

-Tu che mi porti dai tuoi amici? Nevica per caso domani?

-A giugno? Non credo. Comunque sta sera ti permetto di conoscere i miei amici perché sei talmente disperata che non devo preoccuparmi di certe situazioni scomode.

-Bastaaa. Non sono disperata! Vado avanti a modo mio.

-Modo sbagliato. Devi farti aiutare, capiscilo. Poi questo mese non c'è neanche il Madrid che ti distrae, stai tutto il giorno a rimuginare.

-Uffa.

-Lo so, che palle. Sta sera ti divertirai fidati.

Appoggio la testa sul finestrino scoraggiata, almeno conosceró bei ragazzi.

-15 minuti e arriviamo, preparati psicologicamente.

-Va bene.

Alzo la radio al massimo e canto urlando.
Mio fratello la spegne e lo guardo scocciata.

-Ho detto preparati psicologicamente, non distruggere il mio cervello.

-Mi stavo rilassando.

-Sei tutta strana.

Lo guardo e scoppiamo a ridere. Lo so sono strana, sempre detto. Sto triste per mesi, ma quando ho davvero voglia di essere felice comincio ad impazzire.

Arriviamo al parcheggio di una modesta villa con la facciata illuminata.
Scendo dalla macchina e una leggera brezza mi accarezza il viso, quasi quasi è stata una buona idea uscire.

-Manina

Mi dice Marco porgendomi la mano e io lo guardo storto.

-Sei pur sempre la mia piccola sorellina.

-Scemo.

Gli prendo la mano e andiamo verso l'entrata.
Una musica delicata mi invade le orecchie appena entriamo. Sembra una di quelle feste alla Mystic Falls.
Tiro la giacca a mio fratello per farlo abbassare.

-Non mi avevi detto che il posto era così elegante...

Mi guarda ridendo

-Stai tranquilla, sono presi come noi anche gli altri.

-c'è un sacco di gente, li conosci tutti?

-No. Andiamo a trovare Giulio.

Ci addentriamo nella villa e io rimango sempre più incantata da questo ambiente.
Dopo un paio di minuti troviamo Giulio, un amico di mio fratello.
Non mi intrometto nel loro dialogo, ma capisco che un tipo della pallavolo ha organizzato questa cosa.
Già pallavolo... mio fratello e la sua ossessione, peccato che abbia dovuto smettere: problemi al ginocchio. Stava anche per entrare nella nazionale, ma poi il ginocchio ha ceduto ed ora va solamente a salutare ogni tanto i suoi amici ad allenamento.
Mi allontano da loro con un senso di nostalgia. Apro la borsetta e prendo il telefono; nessun messaggio interessante, solo le solite amiche.
Sconsolata decido di prendere un drink per schiarirmi le idee. Essendo minorenne non potrei, ma...
Giro per la villa alla ricerca di un piano bar. Bevo due drink e poi mi prendo un bicchiere di birra.
L'apparente felicità iniziale sta pian piano svanendo, mi sta tornando in mente Lorenzo...  vedo tutte coppiette felici e io non lo sono più... spero l'alcol mi aiuti.
Prendo la birra e mi dirigo verso il giardino, ho bisogno d'aria fresca, mi sento soffocare.
Il giardino è degno di una villa di queste dimensioni: prati verdi immensi, alberi secolari con chiome ampie, siepi di rose e fontane di marmo con splendidi giochi d'acqua.
Trovo una panchina sotto un'altissima quercia, riesco a vederla grazie ai numerosi lampioni che illuminano il giardino. Mi siedo sconsolata e bevo un sorso dal mio bicchiere.
Mi perdo nei miei pensieri grazie al vento che scompigliandomi i capelli mi rilassa. Penso alla mia situazione sentimentale complicata e al fatto che forse era meglio se restavo a casa, non è che mi stia divertendo particolarmente qui... anzi.
Ad un tratto la borsetta comincia a vibrare, la apro e prendo il telefono con il cuore in gola. Appena leggo il nome sullo schermo però rimango delusa: Marco, mio fratello.
Rispondo:

-Dimmi?!

-Dove sei? Non ti ho più vista!

-Sono fuori, in giardino.

-Ok, mi bastava sapere che eri viva. Fai quello che vuoi, basta che alle 00:45 tu sia in macchina.

-Va bene, ciao.

Metto giù con la testa più leggera: l'alcol comincia a farsi sentire, bene così. Bevo ancora un po' di birra per sperare di dimenticare tutto. L'alcol non risolve niente, lo so, ma non ho altro con cui distrarmi.

-Non sei un po' piccolina per bere?

Non riesco bene a capire da dove provenga questa voce. Mi giro per vedere chi ci sia nelle vicinanze.

Cosa ce ne facciamo dei numeri?  || Filippo Lanza||Where stories live. Discover now