Capitolo 10

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Dopo aver finito di lavarmi, esco dall'edificio con i capelli ancora zuppi appoggiati su una spalla.
Newt è ancora dove l'ho lasciato, appoggiato all'albero davanti alle docce.
Punta i suoi profondi occhi marroni su di me, squadrandomi da testa a piedi.
Dal canto mio, mi strizzo i capelli come se non avessi notato il suo sguardo.
- Andiamo - dice poi, voltandosi di scatto e iniziando a camminare col suo passo lievemente zoppicante verso un lato delle mura.
Mi verrebbe da chiedergli perché zoppica, ma so che otterrei ben poco e inoltre... beh, potrebbe essere una cosa personale, no?
Lo seguo e lo raggiungo.
Per tutto il breve tragitto non diciamo una parola.
Ci fermiamo davanti alla grossa parete di pietra ricoperta d'edera.
Le Porte non si sono ancora riaperte, ma credo che non manchi molto.
Newt si avvicina al muro, e inizia a scostare l'edera.
- Dovrebbero essere ancora in giro... - lo sento borbottare fra sé e sé.
Mi avvicino anch'io.
- Ecco - dice - Guarda -
Mi accorgo che c'è una specie di finestrella quadrata, proprio nello spazio dove Newt ha spostato le foglie.
Mi piego un po', e aguzzo la vista.
Il vetro è sporco, ingiallito dal tempo.
Oltre, vedo una sorta di corridoio.
Anzi, è l'incrocio tra due corridoi del Labirinto, tutto esclusivamente di pietra.
Per alcuni minuti non vedo nulla.
- Newt, non capisco cosa diavolo... - inizio.
Poi, un colpo secco al vetro.
Senza volere, sobbalzo e indietreggio, andando a sbattere con la schiena contro il petto di Newt.
Mi sposto, e gli lancio un'occhiata interrogativa.
Ma lui sta fissando il vetro, l'espressione dura e seria.
Mi avvicino di nuovo ad esso, curiosa anche se forse un po' spaventata di scoprire cosa ha provocato il colpo.
Vedo una sagoma.
È qualcosa di viscido e deforme.
Vedo chiaramente il luccichio del metallo, il materiale del quale sono fatte delle strane appendici che spuntano da tutto il corpo della strana figura.
Questa inizia ad avvicinarsi, strisciando velocemente.
Ora che è più vicina vedo che ha anche una sorta di bocca larga e munita di denti affilati.
Non ha occhi, ma sembra vederci perfettamente.
Le appendici sono costituite perlopiù da strani macchinari affilati e bracci meccanici.
Nonostante l'aspetto terribile e letale, trovo che sia... quasi bella.
Chi ha creato quei mostri dev'essere stato un genio.
Un genio del male, ma pur sempre un genio.
Mentre cerco di osservarne qualche altro particolare, la creatura svolta a destra, sparendo dalla mia visuale.
Mi scosto dalla finestrella, facendoci ricadere sopra l'edera.
- Ancora tanta voglia di andare lì dentro? - chiede Newt sarcastico.
- Sì - rispondo.
Lui sgrana leggermente gli occhi.
- Ma dove diavolo hai il cervello? - chiede scioccato.
- Cos'è quella creatura? - chiedo, ignorando il suo commento.
- Li chiamiamo Dolenti. - dice - Girano nel Labirinto generalmente solo di notte, ma a volte li si incontra anche di giorno -
Rimaniamo in silenzio per alcuni istanti.
- Ma come caspio fai ad avere ancora voglia di andare laggiù? Dovresti esserti sploffata nei pantaloni, una buona volta! - dice a un tratto.
Sbuffo indispettita.
- E smettetela di ripetermi che dovrei essermi cagata addosso, perché non è ancora successo, e non succederà. - replico acida.
- E tu smettila di ripetermi che vuoi diventare Velocista, Fagio del cacchio. Perché mi stai facendo venire una crisi di nervi. - ribatte lui.
Rimango in silenzio per alcuni minuti.
- Vado alle Cucine - dico, raddrizzando la schiena e voltandomi.
Senza guardare indietro, mi incammino verso di esse, non senza sentirmi addosso il peso del suo sguardo che mi segue.

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