Il mondo è un posto pericoloso.
L'ho inciso sulla pelle, ci ho creduto, l'ho predicato: il mio atto di fede.
Poi, un giorno, la Verità ha bussato alla mia porta.
Mi ha stretto la mano, si è seduta al mio tavolo.
Io l'ho guardata e lei ha guardato me.
Abbiamo cenato.
Non abbiamo parlato.
Ed ho capito.
Non è il mondo, ma le persone.Le persone sono posti pericolosi.
Dita a cui ancorarsi, fondersi, improvvisamente troppo strette, invadenti; palmi angusti, chele serrate attorno alla gola.
Occhi in cui danzare, specchiarsi, esistere; e immobilizzarsi, deformarsi, annullarsi.
Una bocca o una caverna in cui scaldarsi; una gabbia in cui perdere la voce e dimenticarsi.
Sono posti pericolosi, le persone.
Orecchie sorde.
Narici che frugano tra gli odori involontari del tuo essere umano, imperfetto - niente di più, niente di meno.
Un petto su cui atterrare dopo un lungo volo. Una schiena che ti esclude, nel vostro letto.
Un inguine turgido e accogliente a cui ricongiungersi; uno strapiombo in cui precipitare e morire.
Basta poco, una variazione d'intensità, d'intenzione.
Il corpo del tuo prossimo, il corpo del tuo aguzzino.
Il tuo prossimo è il tuo aguzzino.
La sottile linea tra un legame e una catena.E le parole.
Riechieggiano in questi luoghi fatali, non chiedono permesso, non prestano attenzione.
Le parole non hanno bavagli non hanno manette non pesano niente e ti trascinano lontano, dentro.Fuori.
Eravate troppo belli per spegnervi.
Non sono io quello innamorato.
Imprevedibilità, menzogna.
Labbra schiuse e segreti rivelati.
Verità, confusione.
Il potere di creare e distruggere, una carrucola che affonda in un pozzo.Le parole degli altri.
Non affannarti, non puoi ricacciargliele in gola. Quel che è detto è detto.
Se solo tutti si attenessero al proprio ruolo, sarebbe più facile vivere.
Sarebbe più facile vivere, se tutti avessero un ruolo, ma forse è solo una grande improvvisata.
Ad ogni modo, aveva ragione Sartre. L'inferno sono gli altri.«È raccapricciante».
«Le tue scarpe sono raccapriccianti. Santo Cielo, chi, sano di mente, metterebbe le creepers?».
Simon e Jen continuano a cantarsele, ma non riesco a sentirli, non per davvero. Sono così ovattati, adesso.
È davvero troppo presto per morire, Em.
Una spina che mi graffia il cuore.
Una canzone. Una coperta di stelle. Una mano che mi afferra e mi fa volteggiare.
Nessuno mi ha mai fatto volteggiare, così ho passato tutta la vita a credere di non esserne capace, di non avere abbastanza equilibrio.
La gente cammina, così è scritto. Qualcuno balla, anime indaco in un mondo appiattito dall'antropocentrismo.Troppo presto per morire.
Andiamo Frank, certi fuochi vanno preservati.
Voi due.
Noi due?
Abbiamo brillato, Eric?
Lo abbiamo fatto davvero?
Mi incontro nelle tue iridi, scure e umide come la terra dopo il temporale. Mi sorrido.
Soli, in mezzo a tutti questi corpi che si agitano e sudano e respirano.
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Quel che resta della città [Em & Eric]
RomanceEmilia ed Eric non sono fratelli e nemmeno parenti. A legarli è una convivenza feroce, forzata dall'amore tra i rispettivi genitori. Orfana di madre, Emilia cresce a Brooklyn con suo padre Philip, ex broker finanziario. È una quindicenne sarcastica...