Love me like the flood // 19

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Victoria entrò nella caffetteria verso metà mattina, spinse la porta di vetro e si sedette ad un tavolo abbastanza appartato. Non seppe perché lo fece, forse per forza dell'abitudine - con Sergio facevano di tutto per proteggersi dagli occhi indiscreti dei paparazzi scegliendo sempre i posti più nascosti e intimi.

Aspettava Javier. Aveva risposto, la sera prima, alla sua mail decidendo di far prendere alla sua vita una nuova strada. Javier era esattamente la persona che voleva nella sua vita per ritrovare quella tranquillità e stabilità di cui in quel momento aveva bisogno. Si sentiva tranquilla, come se avesse la consapevolezza di fare la cosa giusta scegliendo di respirare a pieni polmoni una nuova libertà lontano dagli incubi della sua vita normale. Era come una valvola di sfogo, anche solo chiacchierare e parlare con un uomo senza litigarci, senza stare male ogni volta, sarebbe stato salutifero per lei che aveva bisogno di guarire e far rimarginare le ferite.

Mentre la sua mente navigava nei ricordi, il pollice della sua mano sinistra toccò involontariamente l'anulare e un brivido la scosse. La fede, il simbolo del suo passato, era ancora lì. La guardò, trasse un sospiro e se la sfilò, la mise nel portamonete ributtandolo poi in borsa pochi secondi prima che Javier le comparisse davanti. Alzando gli occhi, come prima immagine, vide Sergio. Il suo sorriso, lui, suo marito, sorriderle lì davanti.

"Victoria! Ciao! Scusa il ritardo!" le diceva mentre Victoria si era persa in quella visione.

Sgranò gli occhi, li chiuse un momento e tutto tornò alla normalità.

"Ciao Javier, figurati sono appena arrivata anche io" disse cordiale mentre lui si sedette di fronte a lei.

Ordinarono il caffé e iniziarono a chiacchierare. Parlarono un po' di tutto, dei figli, del lavoro, dei reportage, degli impegni per il periodo natalizio.

"E tu che farai questo Natale?" chiese Javier ad un tratto, guardandola negli occhi. Victoria ci pensò un momento - quasi si era dimenticata che mancava poco alle feste.

"Ancora non lo so, probabilmente lavorerò."

"Che tristezza!" sorrise Javier. Aveva un sorriso magnetico, che risaltava i suoi occhi neri che si socchiudevano quando allargava le labbra per sorridere.

"Ho un sacco di lavoro! Il vice redattore ha tantissime cose da fare, tanti impegni..."

"Davvero non vorresti divertirti un po'? Infondo stai passando dei mesi brutti..purtroppo."

Victoria guardò la sua tazzina di caffè vuota. "E tu cosa proponi?"

Javier appoggiò i gomiti sul tavolo, avvicinandosi di più alla ragazza. "Se vuoi posso farti compagnia, tanto nemmeno io ho molto da fare."

"Farmi..compagnia? Non trovi che sia un po' presto.."

"Non è mai presto per fare amicizia" sorrise Javier "E poi non posso pensare una bella donna come te da sola in una notte che bisognerebbe vivere insieme alle persone con cui si sta bene.."

Victoria arrossì. Javier era sempre così lusinghiero. Non capiva se lo facesse di proposito o fosse veramente così lui.

"Beh ci penso ok?"

"Ci devi pensare sempre.... perché non prendi una decisione senza pensarci?" chiese quasi annoiato dalla risposta.

Victoria corrugò la fronte. Javier era uno spirito libero nel vero senso della parola, le piaceva quel lato di lui lo trovava affascinante.

"Io non posso permettermelo. Ho due bambini ricordi?"

"..Vedo che hai tolto la fede però." commentò, attento.

Love me like the flood (III parte) || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora