CHAPTER TWENTY-FOUR

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3:30, il rumore della pioggia battente mi sveglia. Guardo accanto a me e mi ritrovo sola nel mio letto freddo e vuoto, anche se sulle lenzuola posso sentire impregnato ancora il tuo inebriante profumo. Controvoglia mi alzo, più che altro per la curiosità di vedere dove sei finita. Questo tempo malinconico mi mette addosso la voglia di accoccolarmi in un tuo caldo abbraccio. Apro la porta della camera e di fronte a me noto subito la porta dello studio aperta. Vedo una figura slanciata e sovrappensiero, rannicchiata sulla panca a scrutare il temporale fuori dalla finestra. Un po' titubante, ma con tutta la mia tenerezza, mi avvicino e ti stringo in un abbraccio.

<< Ehi. >> Ti sussurro all'orecchio.

<< Ehi... >> Rispondi lasciando scivolare la punta delle dita sul mio braccio che ti stringe.

<< Che ci fai qui rannicchiata tutta sola? >> Chiedo con dolcezza.

<< Non riuscivo a dormire. >> Ammetti. << E non volevo svegliarti. >> Sussurri con premura. << Speravo che il temporale mi facesse tornare il sonno. >> Concludi con un mezzo sorriso imbarazzato.

<< Coraggio torna a letto, ci penso io a farti riaddormentare adesso. >> Bisbiglio al tuo orecchio lasciandoti un bacio sulla guancia. Ti prendo la mano per riaccompagnarti in camera, ma tu sembri non averne affatto voglia. Ti alzi, ma rimani in piedi, immobile, con lo sguardo perso fisso sul cavalletto.

<< Clarke, quello che cos'è? >> Chiedi con un cenno del capo verso la tela posta sul treppiedi, pur conoscendo esattamente la risposta.

Mi raggelo e mi irrigidisco all'istante. Come avevo fatto a dimenticarmene? Solo in quel momento mi accorgo che il primo ritratto che ti avevo fatto è ancora lì, in bella mostra, e ora non posso più scappare. Mi imbarazzo lasciando cadere lo sguardo a terra, mentre le guance mi diventano subito rosse.

<< Un quadro. >> Dico con un filo di voce.

<< Quello lo vedo anche io. >> Affermi con ovvietà. << Non immaginavo che... si insomma... sono io, no? >> Chiedi con un certo impaccio.

<< Bè, io... >> Inizio la frase titubante, senza ben sapere che dire. << Ecco... >> Proseguo pensando di giustificarmi in qualche modo. << Scusa... >> Alla fine dico, credendo che questa cosa ti dia fastidio.

<< E di cosa? >> Chiedi con tutto il tatto del mondo. << Questo ritratto mi fa capire come mi vedi, ed è molto meglio dell'originale. >> Commenti con grande ammirazione per il mio lavoro.

<< Non lo so, non è venuto esattamente come doveva... >> Provo a mettere insieme i miei pensieri. << Non ti rende giustizia, tu sei molto meglio di così. >> Concludo dandoti il mio parere incerto.

<< Accidenti, devi aver preso una botta in testa. >> Scherzi, e poi convinta esprimi i tuoi pensieri su di te. << Io non sono affatto bella ed interessante come in quel dipinto Clarke. >>

<< No, infatti hai ragione... >> Ti confermo cercando il tuo sguardo. << Per me lo sei molto di più. >> Trovo il coraggio di dirlo guardando i tuoi occhi nella penombra della notte.

E così dicendo, ti trascino finalmente di nuovo a letto. Tra la dolcezza di un bacio e la delicatezza di una carezza, strette in un abbraccio il sonno finalmente arriva anche per te.

*****

La mattina seguente, Anya si svegliò in una stanza che non era la sua, in un letto che non era il suo, eppure il tutto aveva qualcosa di famigliare. Si tirò su, poggiandosi sui gomiti e guardandosi intorno, dalla finestra entrava solo un piccolo spiraglio di luce e l'ambiente era illuminato quel tanto che bastava per distinguere le sagome del mobilio presente. Posò lo sguardo sulla figura sdraiata accanto a lei che ancora dormiva tranquilla, e appena realizzò il tutto si rimise distesa coprendosi il volto con le mani. La sera prima era andata al Grounders per incontrare Raven e chiarire. Per chiudere la questione della loro avventura, invece ci era finita di nuovo a letto assieme e quella volta senza nemmeno ubriacarsi. La sveglia sul comodino segnava le 7:35 e la ragazza era indecisa sul da farsi. Era presto per alzarsi il sabato mattina, ma del resto non sarebbe sicuramente più riuscita a dormire. Filarsela via sarebbe stata un'opzione, ma poi decisamente non avrebbe più potuto farsi vedere, e mentre mille pensieri le affollano la mente, la mano di Raven la sfiorò appena, in maniera distratta, come se stesse controllando che fosse ancora lì. Anya si girò sul fianco e si trovò a pochi centimetri dal viso ancora mezzo addormentato dell'altra ragazza, con gli occhi chiusi, ma un'espressione felice e sorridente.

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