CHAPTER TWENTY-SIX

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Una volta nell'auto mi rendo conto di non averti ancora detto una cosa, ed anche se sei già giù ed è un argomento difficile da affrontare, decido di parlartene. È giusto che tu lo sappia.

<< L'altra sera, quando sono uscita dalla raccolta fondi... >> Inizio il discorso e spero di non metterti ancor più di pessimo umore. << Ho incontrato Roan Queen sulla porta. >> Sussurro appena.

<< Cosa voleva? Ti stava seguendo? >> Ti affretti a chiedere preoccupata.

<< No! >> Esclamo velocemente. << No. >> Ripeto con più calma. << Ci siamo incrociati per sbaglio sull'uscita... >> Ti spiego semplicemente. Vedo il tuo viso contorcersi in una smorfia poco piacevole. So che l'argomento non ti piace e cerco di dirti le cose con calma, lasciandoti il tempo di razionalizzare. << Mi ha solo detto di fare attenzione a chi frequento, che certe compagnie sono pericolose... e poi me ne sono andata. Mi sembrava giusto dirtelo. >> Ti racconto brevemente l'accaduto, anche perché in realtà non è davvero successo nient'altro.

<< Quel figlio di puttana! >> Commenti bruscamente senza quasi lasciarmi il tempo di finire di parlare.

<< Lexa, calmati, non ha fatto niente. >> Provo a tranquillizzarti.

<< Sta lontana da lui! E tieni lontana anche tua madre! >> Il tuo sembra un ordine. Non mi avevi mai trattato in malo modo, né tantomeno parlato così.

<< Ok, però non esagerare adesso. >> Dico sperando di calmarti, ma non credo che le mie parole abbiano l'effetto desiderato.

<< No, Clarke! Non capisci. >> Ribatti infatti, stringendo con forza il volante fino a sbiancare le nocche.

<< Allora spiegami. >> Mi affretto a dirti, prima che tu possa escludermi.

<< Dall'incidente di Costia io... >> Parli con rabbia in preda a quei tristi ricordi.

<< Lexa, calmati. >> Te lo sussurro con dolcezza. << Sto bene, erano solo stupide provocazioni le sue. >> Cerco di tranquillizzarti, ma il tuo respiro pesante e la tua tensione sono palpabili.

<< Lui voleva distruggere me e se l'è presa con lei! Non doveva andare così! >> Affermi adirata, poi ti zittisci guardando la strada.

Per la prima volta da quando ti conosco mi sembri in un altro mondo, sei distratta e distaccata anche con me. Sei tesa, arrabbiata, delusa, preoccupata, direi addirittura spaventata. Da quel momento non mi parli più, punti gli occhi sulla strada davanti a te, riportandomi a casa senza un fiato.

Una volta arrivate accosti senza entrare nel vialetto, non spegni nemmeno il motore e il tuo sguardo è sempre fisso sulla strada, imperturbabile, freddo, l'ho capito che stai male, e ho capito che non ti va di parlarne, ma non capisco perché tu ce l'abbia con me. Non capisco proprio perché ti comporti così, è tutto ok, non mi è successo niente, solo una spiacevole conversazione. Siamo ferme ormai da qualche minuto, e tu sei congelata nella stessa posizione nel silenzio più totale. Provo a parlare, ma non so davvero cosa dire ed ho paura di qualsiasi tua reazione, quindi provo a comunicare con te in un altro modo. Ti stringo la mano appoggiata al cambio, e al mio contatto sento reagire il tuo corpo con un fremito. Provo a cercare il tuo sguardo con il mio, ma tu non provi nemmeno a girarti verso di me. Il mio ultimo tentativo è quello di darti un bacio sulla guancia e, per reazione, vedo che stringi la presa sul volante e chiudi gli occhi un secondo, come per resettare tutto. Ma appena le mie labbra si staccano dalla tua pelle i tuoi occhi si riaprono, tornando a fissare il vuoto inespressivi. Stringo ancora la presa sulla tua mano prima di aprire la portiera e scendere.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora