Capitolo 25: Ironia degli eventi

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Si sa, quando una donna vuole mettersi nei guai trova sempre il modo migliore.
E io, gran asino, non c'è la faccio proprio a star lontano dai casini.

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Dopo l'inaugurazione avevo perso di nuovo i contatti con Edoardo.

La cosa mi dispiaceva un po',ma da un lato ero felice di non doverlo incontrare ogni giorno e provare imbarazzo nei suoi confronti.
Me lo ero sognato spesso in quelle notti di mezza estate, svegliandomi spesso sudata e di cattivo umore.

Più di una volta avevo pensato di contattarlo e vomitargli addosso un po' di sano risentimento, ma poi sul più bello mi bloccavo pensando che fosse con lei, con la sua Elisabetta.

E poi cosa avrei potuto dirgli?
In fin dei conti mi aveva solo baciata, non potevo fare la figura dell'adolescente.

Mi stavo davvero facendo un sacco di problemi per una cosa che avevamo già ampiamente chiarito.

Mario, che al lavoro non era assolutamente in grado di farsi i sacrosanti cazzi propri, mi riferì che li aveva incontrati in quel outlet dell'arredamento sulla statale.
Erano intenti a scegliere gli ultimi mobili della loro nuova casa.

Per un attimo mi tornò in gola la colazione che avevo appena fatto, ma cercai di trattenere il mio disappunto.

Patetico.
E patetica io.
Soprattutto io.

Per fortuna io e il figlio del mio capo avevamo sistemato un po' quella faccenda ripugnante dell'inaugurazione.
Si era scusato ripetutamente nei giorni seguenti e forse, per comprare il mio silenzio, mi portava sul lavoro cappuccio e brioche.
Iniziavo a star meglio in sua compagnia, conoscendolo un po' di più.
Mario aveva davvero un sacco di problemi, cose con cui doveva lottare ogni giorno. Turbe nei confronti di sé stesso.

Il suo essere spocchioso era solo una facciata, in realtà se voleva sapeva essere abbastanza, ripeto abbastanza, simpatico.
E per fortuna aveva smesso di laccarsi i capelli e assomigliare ad una mucca.
Mi aveva tormentata sin dal giorno successivo la serata di presentazione dell'hotel, invitandomi per andare fuori a bere una birra, ma rifiutavo sempre perché avevo la testa altrove.

La mia testa era dove si trovava Edoardo.

L'estate era iniziata più complicata del previsto.
Filippo aveva smesso di andare all'asilo causa chiusura estiva e si divideva fra me, i miei genitori e Marco.
So che avere sempre la valigia in mano pesava molto a mio figlio, ma non si poteva fare altrimenti.

Marco si rendeva sempre disponibile per tenerlo a casa sua quando ero al lavoro e mi comunicò che nel mese di luglio aveva intenzione di portarlo in vacanza al mare, poiché aveva da smaltire diverse ore di ferie al lavoro.

Qualcuno nel frattempo mi aveva fatto una soffiata. Il mio ex marito si frequentava già con una ragazza parecchio più giovane di me.
Quando la cameriera dell'hotel mi aveva detto di averli  beccati a cena al F&F, mi era venuto mal di stomaco, immediatamente.

Non che non fosse giusto che si rifacesse una vita, ma mi disgustava un po' che fosse andato a cena con lei sul mio vecchio posto di lavoro.

Dalla mia però, Camilla la cameriera carina e paffuta, mi riferì che il Fausti non smise per tutta la sera di metterlo in ridicolo con battute allusive ed ironiche.
Alla fine Marco fuggì dal ristorante senza nemmeno prendere il dolce e il caffè.

Iniziai a cambiare un po' idea sul mio capo.
Mi stava quasi simpatico.

Un bel pomeriggio accettai di uscire con Marika per bere un caffè.
Era un po' che non uscivo con lei e mi mancava la sua spensieratezza, il suo senso dell'umorismo.

Te Lo Voglio Raccontare [COMPLETA]Where stories live. Discover now