Capitolo 59: Guarda Il Cielo

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Il ristorante di Fausti non solo era vuoto, ma era anche già chiuso quando tornammo al parcheggio a recuperare l'auto di Edoardo.

Questo mi fece immediatamente pensare che la serata si fosse rivelata un fiasco. Dopo l'arrivo di Elisabetta molti degli invitati avevano lasciato la sala, alcuni probabilmente a disagio per via della situazione che si era venuta a creare.

Un po' mi dispiaceva per Berghi, però obbiettivamente se l'era cercata.
Avrebbe potuto tranquillamente evitare di discutere con il figlio in mezzo a parenti ed amici e scegliere una situazione più adatta. Non lo aveva fatto e questo era stato il risultato.

Edoardo scese dalla mia auto chiedendomi di aspettare. Non capii immediatamente cosa avrei dovuto attendere, ma mi fu chiaro poco dopo.
Lo vidi avvicinarsi con un mazzo di rose tra le mani.

《Anche se non lo sapevo, in realtà ero certo che saresti venuta stasera.》 mi allungò i fiori e io rimasi stupefatta, come sempre quando si trattava di lui.
A differenza della moltitudine di rose che mi aveva fatto recapitare in ufficio, queste avevano un valore diverso.

Erano un ringraziamento per esserci stata.

Afferrai I fiori a stento. Ero a disagio, imbarazzata ed emozionata. Edoardo sapeva sempre come lasciarmi senza parole, ed era questo che mi piaceva di lui. Era sempre inaspettato.

Mi chiese di portare la mia auto a casa e di andare in quel famigerato posto a sorpresa di cui mi aveva parlato poco prima. Ero nervosa, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora di sapere cosa stesse tramando.

Guidai silenziosamente fino al mio appartamento e seguii alla lettera le sue istruzioni. Una volta salita sulla sua berlina nera, Edoardo mi invitò a coprirmi gli occhi con un foulard.
L'idea di stare seduta su un auto ad occhi bendati mi fece trasalire, ma decisi di fidarmi ugualmente di lui.
Sapeva cosa stava facendo, non era di certo uno sprovveduto e non mi avrebbe mai messa in pericolo.
Se avesse guidato come un pazzo, avrei levato il foulard e sarei scesa dall'auto in corsa.

Dopo pochi metri da casa iniziai a perdere la cognizione dello spazio.
Di tanto in tanto Edoardo mi rincuorava, scherzando sul fatto che non mi avrebbe fatto del male e finimmo per ridere insieme delle sue battute.
Era una serata talmente speciale che mai nella vita avrei potuto non prenderla seriamente, sebbene si cercasse di ironizzare su ogni cosa.
Eravamo ancora entrambi provati dalla discussione al ristorante, anche se scegliemmo di non parlarne più.

Dopo un tempo che mi sembrò indefinito, Edoardo spense il motore.
La temperatura era cambiata, avevo freddo.
Non dovevamo aver fatto molta strada, ma quando tolsi la benda mi accorsi con stupore che eravamo abbastanza lontani dalla città. Il buio della notte inghiottiva il paesaggio al punto da farmi perdere l'orientamento. Non vi erano lampioni, nessuna segnaletica. Sembrava di essere arrivati alla fine del mondo.

Davanti a me intravidi una sottospecie di cupola poco illuminata.
Non ci misi molto a capire di cosa si trattasse.

《Questo posto per me è speciale. Ci venivo sempre da bambino con la mamma. Era il nostro luogo magico, solo nostro.
Credo tu abbia capito che si tratti di un osservatorio.》

Il mio cuore si riempi di gioia. Non solo non ero mai stata in un osservatorio prima dall'ora, ma quel luogo possedeva un valore per Edoardo che andava ben oltre il banale. Era probabilmente fonte di  ricordi indelebili insieme alla madre, i suoi cimeli d'infanzia, qualcosa che custodiva gelosamente. Aveva deciso di condividerlo con me e io mi sentii fiera del fatto che mi avesse scelta.

《Ti faccio conoscere Alfredo. Ormai è un anziano un po' acciaccato, ma nessuno meglio di lui conosce il cielo e i suoi segreti. La serata è limpida e vedrai un bel po' di cose, credo che ti piacerà. Sicuramente sarà ancora sveglio. 》

Mi lasciai prendere per mano e trascinare fino all'entrata dell'osservatorio. Mi sentii emozionata come una bambina nel paese dei balocchi.
Un piccolo uomo sulla settantina ci venne incontro sorridendo. Prima di entrare Edoardo mi disse che nulla rendeva più felice Alfredo che qualche visitatore notturno. Non voleva soldi, né regali, ad Alfredo bastava una bottiglia di vino da bere in compagnia ed Edoardo non si fece trovare impreparato. Mi resi conto che aveva architettato questa serata nei minimi dettagli, come sempre.

I due uomini si abbracciarono forte come non si vedessero da molto tempo. Edoardo mi sembrò persino emozionato. Si scambiarono qualche domanda di circostanza prima di far ricadere su di me l'attenzione, io che fino ad allora mi ero persa ad osservare con stupore la moltitudine di telescopi posizionati alle pareti dell'osservatorio. Tutto quel ben di Dio doveva valere un occhio della testa.

《Alfredo, ti ho portato una persona speciale stasera... Vedi di mostrarle le cose più belle che il tuo cielo le possa riservare.》

Strinsi la mano ad Alfredo e in modo goffo e mi presentai. Come di consueto Edoardo era stato capace di sorprendermi, al punto da farmi sentire un po' fuori luogo.
Dopo un piccolo preambolo di Alfredo, fui invitata ad osservare le stelle.
Mi resi conto di non aver visto mai qualcosa di così bello.

Fin da bambina avevo adorato osservare il cielo, perdermi nelle sue tonalità di blu, ma l'idea di ispezionarlo con un telescopio professionale non mi aveva mai sfiorata, non sino ad allora.
Il vecchio amico di Edoardo, sempre al mio fianco, non perse mai l'occasione di spiegarmi tutto ciò che sapeva.
Si preoccupò di mostrarmi quello che si poteva vedere, pianeti, costellazioni, la Luna.

Mi resi conto di essere infinitamente piccola rispetto allo spettacolo che i miei occhi stavano vedendo quella notte. Edoardo alle mie spalle gioiva della mia emozione, di tutte le domande che riservai ad Alfredo e della mia curiosità.

Non avevo mai ricevuto regalo più bello.

Nessuno di noi si rese conto del tempo che passava. La bottiglia di vino vuota dopo poco venne cestinata e Alfredo un po' brillo, ci comunicò che era giunto il momento di salutarci. Si dichiarò troppo vecchio e stanco per fare le ore piccole e dopo i ringraziamenti del caso, Edoardo ed io lasciammo sorridenti l'osservatorio.

《Ti è piaciuto?》mi chiese una volta che tornammo alla sua auto.
Ancora vedevo davanti ai miei occhi la costellazione dell'Orsa Minore con una tale chiarezza da farmi venire i brividi. Era scontato che mi fosse piaciuto e non tardai a ringraziarlo con un bacio. Mi venne assolutamente naturale.

Da quando avevamo lasciato il ristorante di Fausti tutto era stato perfetto, persino oltre le mie aspettative.

Il viaggio di ritorno fu addirittura troppo breve. Edoardo accostò la sua auto vicino al cancello del mio condominio in attesa di salutarci.

《Spero che ti sia piaciuto tutto stasera, a parte l'inizio un po' burrascoso.》

Annuii, non c'era nulla che avrei voluto fosse andato diversamente.
In quel momento dove avremmo dovuto salutarci, Edoardo mi sorprese ancora.
Le prime luci dell'alba giunsero per inaugurare un nuovo giorno.

Eravamo consapevoli che non fosse l'idea migliore, che avremmo complicato ulteriormente le cose, ma non volevamo salutarci così. Volevamo restare insieme ancora, desiderammo che quella notte non finisse mai.  Edoardo raccolse per l'ennesima volta tutto il suo coraggio, ben consapevole del fatto che, forse mi avrebbe fatto altro male.

Non mi importava più, dovevo rischiare perché non avevo altro

Non mi serviva altro.

《Ti andrebbe di venire con me? Ci sarebbe un'ultima persona che vorrei farti conoscere. 》









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