Capitolo XI - Maledetto Sogno

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Ancora una volta.

Stava sognando di nuovo, con la differenza che, questa volta, sapeva di farlo. Eppure, continuava a sembrare tutto così reale, nonostante la testa continuasse a ripeterle che, ancora una volta, si trovava dentro quell'incubo maledetto che, da qualche mese a quella parte, continuava ad angosciarla.

Ogni notte.

La cosa peggiore ora era che, a differenza delle prime volte, quando si risvegliava, Alexis ricordava tutto.

L'ultima cosa che rimembrava era il sorriso rassicurante di Blaise e poi... più nulla.

Il buio più totale.

L'oblio più nero si dissolse quando aprì gli occhi, ma questo non cambiò molto le cose: riusciva solo a vedere la sua figura, abbracciata da un'oscurità agghiacciante. Sentiva il freddo penetrarle nelle ossa e gelarle il viso.

Si guardò intorno, sperando solo che, questa volta, fosse indolore.

Poi, di nuovo, quella voce, che la chiamava, roca e sibilante al tempo stesso. «Vieni... vieni da me.» continuava a ripetere, malvagia e tentatrice. Le si infilava nel cervello, cattiva, rimbombandole con un'eco infinita.

«NO!!!» urlò Alexis, scuotendo la testa.

Era diverso dalla prima volta.: non si trovava nel giardino di Hogwarts, ma nel nulla più totale e questo la fece sentire ancora più sola... ma stranamente viva. Il suo grido terrorizzato si disperse nel vuoto, senza alcun rimbombo.

Come se non l'avesse sentita, la voce le si infilò di nuovo nella testa, insistente. «Vieni... vieni da me.» continuava a ripetere, ammaliatrice.

«No! Non voglio!» urlò ancora, ma quella insisteva, la chiamava con violenza e rabbia.

Poi, ancora una volta, ecco riapparire il puntino luminoso. Alexis lo guardò e, come se fosse stata sotto l'effetto della Maledizione Imperius, cominciò a muoversi lentamente. Si ritrovò, per la seconda volta, di fronte all'ampia porta luminescente, finemente decorata.

La voce la chiamò di nuovo. «Vieni... entra... diventa-»

La piccola mano affusolata si mosse lenta e sfiorò la superficie della maniglia. Stava per aprirla quando, come un flash improvviso, si ricordò della luce abbagliante e delle lame acuminate che l'avrebbero investita e ferita se avesse girato quel maledettissimo pomello. Ritirò la mano, quasi si fosse bruciata, e indietreggiò lentamente, sul viso il terrore assoluto.

«Vieni!» le ordinò rabbiosa la voce, da dietro la porta.

Alexis scosse la testa ancora una volta. «NO!» urlò e si raggomitolò su se stessa, stringendo gli occhi e portando le mani a coprirsi le orecchie, ma la voce continuava a penetrarle nel cervello, dolorosa come un trapano.

«VIENI! APRI LA PORTA!!»

«NO! NO! LASCIAMI STARE! BASTA! VATTENE VIA! LASCIAMI IN PACE!» gridò disperata, mentre copiose lacrime cominciavano a rigarle il viso contratto dalla paura. Singhiozzava, cercando di stringere, quanto più forte potesse, le mani sulle orecchie, ma la voce continuava a martellarle nella testa, minacciosa. Sentiva che le sarebbe scoppiato il cervello da un momento all'altro: le tempie pulsavano furiose e la fronte era attraversata da fitte continue. Poi, all'improvviso, un tocco delicato le sfiorò una spalla e una voce leggera, fredda ed elegante al tempo stesso, sovrastò senza sforzo gli urli minacciosi dell'entità che cercava di spingerla ad aprire la porta.

«Alexis».

La ragazza spalancò gli occhi e fece per voltarsi di scatto, ma la persona dietro di lei glielo impedì. «No. Non voltarti».

𝐔𝐧 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐧 𝐏𝐢𝐮̀Where stories live. Discover now