Ventitrè - Luke

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-Grazie.
Ashton mi rivolge un sorriso appena accennato, raggiungendomi e sedendosi sul marciapiede al mio fianco.
-Non volevo che ti preoccupassi troppo. Era solo spaventata ed incerta della reazione che avresti potuto avere dopo quello che è successo. Era mio dovere avvisarti.
Annuisco e spengo l'ennesimo mozzicone di sigaretta per terra, sbuffando. Non sono mai stato una cima in fatto di ragazze e sentimenti, su questo non ci piove, ma è ormai troppo tempo che quella che consideravo pura attrazione per la sorella del mio migliore amico, si è trasformata in ben altro.
-Ash.
-Mh?
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli, prima di incontrare lo sguardo preoccupato, ma nel contempo consapevole -come al solito, del riccio.
Istintivamente mi volto verso il cancello del palazzo, assicurandomi che Christine sia salita e non ci stia ascoltando.
-Credo di star sviluppando un interesse che non dovrei avere nei suoi confronti.
-Perché sono l'unico che ci capisce qualcosa, in tutto questo?
Corrugo la fronte e lo incito a spiegarsi meglio. Ashton è davvero l'unico a capire le cose al volo, quando serve.
-A te piace lei, a lei piaci tu, eppure entrambi vi ostinate a negarlo sia a voi stessi che agli altri. Siete due idioti.
-Aspetta, aspetta, aspetta...A Chris...A lei piaccio? Sul serio?
Sgrano gli occhi, in attesa di una conferma che non tarda ad arrivare.
-Amico, non dirmi che non l'avevi capito...Siete quasi finiti a letto insieme e non te ne eri nemmeno reso conto? Peggy è cotta di te e tu sei cotto di lei. Semplice, no?
Deglutisco a vuoto, quando una voce troppo familiare per i miei gusti, attira la nostra attenzione.
Michael, cazzo.
-Amico, che diamine vuol dire che sei quasi finito a letto con Chris?!
Questa storia porterà solo guai, me lo sento.
-Quasi, Mike, quasi.
Magari con un po' di sarcasmo, accerterà la cosa più facilmente...O forse no...No, decisamente no.
-Hemmings, non sto scherzando. Che cazzo significa?
-Mike, rilassati, sei appena arrivato, sarai stanco...
Tenta Ashton, posando le mani sulle sue spalle e provando a salvarmi la pelle -e le palle, aggiungerei-.
-Rilassati un cazzo, Ashton!
Sbotta lui, evidentemente furioso, allontando il riccio e dirigendosi a passo spedito verso di me.
Oh, merda.
-Mike, non è successo niente, sul serio. Provo a difendermi, arretrando di qualche passo. Sarà la mia fine, me lo sento.
-Siete arrivati!
Improvvisamente ad interrompere la discussione - e a pararmi magicamente il culo da una delle pestate peggiori della mia vita- ci pensa proprio Chris.
I nostri sguardi si incontrano per pochi secondi, ma lei distoglie immediatamente il suo e si affretta a salutare il fratello.
E mi ritrovo a pensare per l'ennesima volta al sapore dolciastro delle sue labbra, al pallore della sua pelle sovrastato da un leggero rossore, alla sua mano, piccola e fredda, nella mia. Mi ritrovo a pensare che per la prima volta, mi sembra che tutti questi gesti abbiano un senso. Mi sembra che anche un semplice bacio sia la cosa più giusta e sbagliata nello stesso istante, che sentire lo stomaco attorcigliarsi nel vederla anche solo salutare quel suo amico mezzo cinese -Calum Hood- non sia stupido come credevo, ma sia normale. All'improvviso il mio modo di vedere il mondo che mi sta attorno, è stato radicalmente stravolto. Forse non sono più Luke Hemmings, il capitano della squadra di basket dall'ego smisurato e l'abitudine di trascurare i sentimenti altrui. Forse quella piccola ragazzina che credevo fosse solo una fonte di divertimento, si è rivelata essere la chiave per cambiare. In meglio, ovviamente.
La sensazione che suscitano in me i suoi profondi occhi verdi, pronti a celare ogni traccia di timore ed incertezza con una maschera di sfacciataggine, è qualcosa che non so identificare. Qualcosa che mi fa sentire dannatamente debole e vulnerabile, ma che nel contempo mi fa sorridere sinceramente come forse non ho mai fatto prima.
Sono un fottuto casino. O forse lo siamo entrambi.
Due casini che si completano a vicenda...
Ok, tutto questo è troppo smielato e sentimentale per me.
E poi, cazzo, ha un culo che-
-Più tardi, tu ed io faremo un bel discorsetto, rubacuori.
La voce del mio migliore amico mi riscuote dai miei pensieri poco casti su sua sorella -sono pur sempre un ragazzo, e che ragazzo, io- rivolgendomi un'espressione indecifrabile. Me lo immaginavo più incazzato...
-Ashton, caro, resta a cena anche tu, ordiniamo qualche pizza!
Il tono squillante e solitamente allegro di Karen, contribuisce a stordirmi maggiormente, ma non c'è da stupirsi: i Clifford sono la famiglia più strana che io abbia mai conosciuto.
-Tranquillo, giovanotto, finalmente sei libero.
Mi si avvicina suo marito, subito dopo, facendomi l'occhiolino e dandomi una pacca sulla spalla. Accenno un sorriso, quando in realtà vorrei chiedergli di ritornare a Melbourne per almeno un'altra settimana. Cosa che però non è possibile.
Peccato.

Hate || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now