20.

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Quando tornò a casa la mattina dopo aveva ancora il succhiotto sul collo (si era messo una sciarpa grandissima per coprirlo bene, perché Gerard gli aveva detto che molto probabilmente i suoi genitori sapevano benissimo cos'era un succhiotto e vedendo, appunto, un succhiotto sul suo collo avrebbero sospettato qualcosa) e il profumo al limone appiccicato al petto, assieme a quella costante sensazione di vuoto, dopo che l'artista era entrato in lui per la prima volta.
L'aveva salutato con una semplice stretta di mano, tremando, perché avrebbe voluto baciarlo e farsi portare di nuovo sul suo letto, sorridere e sdraiarsi, aspettando di sentirlo. Avrebbe avuto bisogno ancora di quella calda sensazione, dei loro orgasmi densi, delle sue carezze.
Fare l'amore con lui era stato bellissimo, e averlo guardato negli occhi dopo essere venuto, rannicchiarsi tra le sue braccia, il respiro ancora ansimante e tutto il corpo che tremava per l'emozione, era stato ancora più bello.
Si era sentito così bene.
Tranquillo, protetto.

Passò tutto il viaggio in macchina verso casa a ripensare alla notte appena trascorsa, ricordando ogni singolo dettaglio. Ogni sorriso e ogni bacio, ogni parola sussurrata nella penombra e ogni sguardo.

Si erano addormentati dopo moltissimo tempo, abbracciati, nel letto, con il pupazzo del pinguino di nome Johnny che avevano preso insieme all'acquario di New York. Frank lo aveva lasciato a casa di Gerard perché altrimenti i suoi genitori lo avrebbero buttato nel bidone della spazzatura come avevano fatto con tutti i suoi altri peluche quando aveva compiuto quattordici anni. Gli avevano lasciato solo la lucina blu con i cavallini arancioni, e già quello li faceva arrabbiare moltissimo, perché dicevano che un ragazzo grande non doveva avere paura del buio. E poi odiavano gli animali di pezza. Pensavano che fossero solo da bambini. Invece a lui piacevano così tanto. Erano morbidi, li poteva abbracciare e sentirne il calore, poi quando erano profumati dopo un lavaggio era davvero bellissimo stringerli e lasciarsi cullare dall'odore del pulito. Lo facevano sentire meno solo, al buio. Se aveva quelli e la lucina, allora non gli faceva più così paura.
Ma non poteva più tenerli.
Quando aveva provato a comprarne uno lo avevano sgridato tantissimo e lo avevano dato in beneficienza per i bambini dell'Africa, un argomento che in casa Iero compariva sporadicamente solo quando non voleva mangiare qualcosa che non gli piaceva e allora sua madre tirava fuori questi bambini dell'Africa che non avevano nemmeno l'acqua e vivevano nei luoghi che facevano vedere al telegiornale dove c'erano le guerre e tutti avevano la pelle nera, ma Frank cosa poteva farci se a lui i cetrioli non piacevano? Niente. E i cetrioli non mangiati da lui avrebbero potuto essere dati ai bambini dell'Africa, anzi, no? Che magari a loro piacevano e così avrebbero avuto un po' da mangiare. E poi se lui non mangiava qualcosa non voleva dire che stava facendo del male ai bambini dell'Africa, a lui sarebbe piaciuto mandargli i giochi e i vestiti che non gli andavano più, ma Linda diceva che i numeri di telefono ai quali si dovevano fare le donazioni erano tutti una truffa e si tenevano i soldi e le cose che raccoglievano.
E così aveva dato il suo orsetto di peluche bianco e blu a loro perché lo tenessero i ladri che facevano la beneficienza senza farsene assolutamente niente. E né Frank né un bambino dell'Africa lo avrebbero mai avuto. Quello sì che era un modo di sprecare le cose.

Ma quella mattina, quando i suoi genitori erano venuti a prenderlo, ancora vestiti eleganti per il meeting di lavoro, Gerard aveva detto loro qualcosa sottovoce in disparte e poi era tornato da lui e gli aveva dato Johnny, facendogli l'occhiolino, e Frank aveva capito che non avrebbero buttato via anche quel peluche, e adesso continuava ad annusarlo perché era stato per tutto il tempo sul petto di Gee insieme a lui e adesso profumava come i loro corpi vicini.

- Ti sei divertito? - gli chiese suo padre dopo che ebbero fatto qualche metro per strada, con un sorriso tirato.
Probabilmente aveva litigato ancora con Linda mentre erano all'incontro, o nel viaggio per andare o per tornare, o in tutte e tre le occasioni. Discutevano per tutto, e questo sarebbe anche potuto succedere, ma il vero problema era che non si ascoltavano mai. Probabilmente se si fossero ascoltati sarebbe stato meglio e ogni volta avrebbero fatto la pace e avrebbero cercato di non litigare più e non si sarebbero urlati addosso così tanto. Se si fossero ascoltati forse avrebbero capito che si amavano comunque e non importava quanto potevano litigare. Ma non si ascoltavano mai, ogni volta erano solo grida vuote che li facevano arrabbiare ancora di più.

𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬  ♡  𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora