Capitolo 14

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Era domenica mattina e la prima parola che avevo proferito era una bestemmia.
Diamine, quando ti suona il telefono come se si stia per scatenare l'apocalisse sulla Terra, di domenica, alle sette e dieci, è l'unica reazione tranquilla che puoi avere.
E per cosa poi? Per badare a due marmocchi.
Si, avevo inziato a fare la babysitter e avevo iniziato a farmi conoscere. Ma io la domenica mattina, pretendevo - e pretendo - di dormire almeno fino a mezzogiorno.
''Fallo tacere o giuro che lo butto giù dalla finestra'' disse Tayler quasi urlando.
Sbuffai rumorosamente.
''Pronto'' sbottai.
Non avevo intenzione di sembrare dolce e gentile, o addirittura disponibile.
''Emily, cara, ti ho svegliato?'' chiese la signora Johnson.
''In effetti si'' dissi acida.
''Mi dispiace, ma mi faresti un grandissimo favore se entro mezz'ora fossi qui. Mio marito è ad una riunione e io devo scappare per una cosa importantissima. Ho terribilmente bisogno di te'' disse velocemente.
Alzai leggermente la testa per poi ributtarla sul cuscino. Non potevo sopportare la sua vocina squillante, come se non sapessi poi che cosa dovesse fare: shopping, ovviamente. E poi quei due bambini erano insopportabili. Ma si trattava di soldi, e avevo deciso di aiutare Tayler, quindi accettai.
''Dai, di domenica mattina? Io avevo un'altra idea per oggi'' sorrise maliziosamente quando chiusi la telefonata.
''Sei un maiale'' mi alzai e incominciai a vestirmi sotto lo sguardo bruciante di Tayler.
''Avvisami quando hai finito'' gli lanciai una maglietta a caso che avevo trovato sulla sedia.
''Di guardarti? Oh, non mi stuferó mai, sei troppo bella per poterlo fare''
Arrossii di colpo.
''Ti accompagno?'' mi chiese.
''No, sta a casa con Chloe, tanto è a due passi da qui'' gli diedi un bacio veloce sulle labbra, presi il telefono e mi precipitai fuori di casa.

***

''Christian, Maddison, come state?'' finsi un sorriso.
''Bene'' risposero in coro.
''Oggi dovranno solo fare i compiti, fino a quando torno io, verso le undici. Mi raccomando, devono solo fare i compiti''
Quella donna era troppo rigida. Non riusciva a dire una frase senza metterci un ''solo''. Molto probabilmente diceva ''ti voglio solo bene''.
''Si'' cantilenai ''Solo i compiti'' roteai gli occhi.
''Perfetto, allora verso le undici sono a casa. Grazie ancora'' mi diede i miei 70 euro e se ne andò con la sua Chanel.

I due marmocchi si misero a fare i compiti e io iniziai a pensare a tutto quello che fosse successo nell'ultimo periodo.
Mike. Dopo quello che era successo non si era più fatto vedere a scuola e, quelle poche volte in cui era presente, sembrava stanco e continuava a evitarmi. Non avevo ancora capito se c'entrasse lui in quello che era successo. Magari mi evitava perché si sentiva in colpa di avermi lasciata da sola. O, nel peggiore di casi, era tutto programmato e non aveva più le palle di guardarmi negli occhi. Ma, anche se fosse, che cosa gli avrei mai fatto di male per meritarmi tutto quell'odio da lui? Ero sempre disponibile per lui, gli volevo un gran bene ed ero convinta che lui ricambiasse, ma a quanto pare mi sbagliavo.
Trevor. Solo pensare il ghiaccio che formava i suoi occhi pieni di odio e rancore, mi faceva rabbrividere. Tutto il dolore che mi aveva causato solo per vendetta nei confronti di Tayler era atroce, e non per l'intensità del dolore fisico, ma solo il pensiero di poter usare un coltello o le botte su una ragazza, era una cosa disgustosa.
E poi Brandon. Non lo conoscevo ma lo odiavo con ogni singola cellula del mio corpo. Una persona non può fare tutto quello a due ragazzini di tredici anni. E la cosa peggiore è che continua a rovinare la vita a dei ragazzi che hanno fatto l'errore di essere in una vita troppo difficile.

''Ehi, mi aiuti?'' Christian attirò la mia attenzione.
Allungai il collo sul suo quaderno e feci un sorriso: espressioni. Avevo sempre amato la matematica, non per altro avevo scelto la scuola che frequentavo. Adoravo le espressioni e soprattutto le equazioni. Sono contorte e complicate, o almeno esternamente, perché basta saperle "prendere" e diventano facilissime. Basta andare piano piano: prima le tonde, poi le quadre e poi le graffe. Come slegare un grande nodo.
Erano un po' come me.

Gli spiegai il procedimento sorridendo. Lo capí subito ma non ringrazió nemmeno.
Figuriamoci, lurido marmocchio viziato.

Il telefono iniziò a vibrare dalla tasca posteriore dei jeans.
Tayler.
''Li odio, giuro'' sbuffai allontandomi da loro.
''I due marmocchi?'' ridacchiò.
''Marmocchi? Sono dei luridi viziati. Lui mi ricorda quel biondino che abbiamo in classe, quello della prima fila davanti alla cattedra. Lei invece Allyson. E ho detto tutto. Bambini di merda'' sbottai.

''Abbiamo fame. Facci da mangiare'' urlò mini Allyson.
''Non posso. Tra un po' torna vostra madre e vi farà tutto quello che volete'' urlai.
''Sperando che arrivi presto o giuro che vi ci metto a voi nella pentola. A pezzi'' borbottai tra me e me sentendo la risata fragorosa di Tayler.

''Ma te la senti? Per chi mi hanno preso? Per una schiava? Lo sará la loro lurida madre puttana, non io'' continuai.

''Cosa vuol dire puttana?'' chiese Christian.
''Tua madre e tua sorella'' borbottai ancora.
''Eh?'' urló.
'"Sei troppo piccolo''
Iniziò a lamentarsi e io tornai a prestare attenzione a Tayler, anche se mi stavo solo lamentando.

''Poveri bambini, sei proprio una pessima babysitter'' ridacchiò.
''Non è colpa mia se sono dei viziati del cazzo'' sbuffai.
''Almeno non sei così con tutti i bambini oppure un giorno sarei obbligato a uccidere i nostri''
Sentii il cuore fare una giravolta. Aveva parlato di bambini. Bambini nostri. Miei e di Tayler. E l'aveva fatto con tutta la tranquillità possibile.
Voleva dei bambini. Da me.
Ceh, fermi tutti. In un futuro lontano, s'intende, avevo solo sedici anni.

***

La madre dei due marmocchi era tornata - per grazia divina - e io stavo camminando con la testa fra le nuvole.
I miei occhi si illuminarono.
Era il 7 Novembre, ciò voleva dire che tra un po' avrei avuto 17 anni. E il mio compleanno portava solo a un anno di me e Tayler.
Sorrisi. Sorrisi tanto.
Era un anno che io e Tayler stavamo insieme.

Il mio sorriso si spense in un attimo. Sentii il respiro morirmi in gola, l'adrenalina iniziò a scorrermi velocemente nelle vene, la testa inizió a girarmi, gli occhi bruciavano e le labbra tremavano.
''Ciao Emily''
Quegli occhi azzurri mi fissavano. Mi fissavano e io mi sentivo morire.
Non poteva essere, nom dopo tutto quel tempo, non dopo quello che avevo passato, non quando finalmente ero felice.

Chi sarà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo eheheh
Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimo 2Where stories live. Discover now