Capitolo 34

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"Sveglia" urlò una voce squillante.
La mia povera testa stava per scoppiare.
La sera prima eravamo stati fino alle cinque del mattino svegli a parlare di qualunque cosa ci passasse per la testa e in quel momento mi ero tremendamente pentita.
"Sveglia" urlò la stessa voce.
In quel momento capii a chi appartenesse: quella psicopatica di Sidney. E poi, come faceva ad essere così energetica? Era un vampiro, era l'unica motivazione plausibile.
Una specie di Caroline Forbes.
"Se non sta zitta le infilo quella sottospecie di trampoli in bocca con tanto di tacco quindici" borbottai facendo ridacchiare debolmente Tayler.
Ovviamente pure lui era stanco morto anche perché eravamo rimasti sveglia di più rispetto agli altri.
"No eh, sei impazzita?" urlai "Pure il megafono? E da dove cazzo l'hai cagato il megafono?" urlai ancora.
"Smettila di lamentarti e alzati, pigrona" la sentii ridere a crepapelle.
"Cambio di programma, le faccio ingoiare pure il megafono" sbottai.

Sentimmo dei passi, chiaro segno che tutti si erano alzati, tranne noi ovviamente.
Tayler si era avvinghiato ancora a me e io a lui. Non avevamo intenzione di alzarci.

Senza che me ne rendessi conto mi ritrovai nove persone intorno al nostro letto.
"Siete totalmente usciti di testa. Io vi uccido uno ad uno" sbottò Tayler.
"Muovetevi, è da un'ora che vi stiamo aspettando. È mezzogiorno e Sidney ha deciso di portarci a mangiare fuori" ci rimproveró Hanna.
"Davvero, ragazzi, gentilissimi, voi andate, io e Tayler ordiniamo una pizza"
Tayler mi guardò e mi diede il cinque.
"No, niente obiezioni, siete degli scansafatiche, alzatevi e preparatevi, tra quaranta minuti si parte. Piuttosto vi trasciniamo in pigiama" disse Sharon.
Tayler tossicchiò e disse: "Nudi, per l'esattezza"
Gli tirai una gomitata e mi strinsi nel lenzuolo bianco.
"Eh?" chiesero tutti in coro.
"Nulla" dissi frettolosamente sentendo le guancie avvampare.

"Vi sto odiando" dissi mentre uscivo di casa
Mi ero messa dei semplici jeans blu, una felpa di Tayler e le mie superstar. Sidney mi aveva guardata malissimo ma non ci avevo fatto caso. Lei era quel tipo di ragazza sempre elegante e perfetta, io sembravo una barbona certe volte, ma quella mattina avrei solo voluto starmene sotto le coperte calde invece ne ero stata tirata fuori a suon di megafono. Assurdo.
Mi liquidò con una mano.
"Dai che è tardissimo" ordinò Sidney e ci dividemmo nelle macchine.

***

"Per me un'americana con patatine, se non è un problema anche una porzione grande di patatine da parte. Ah, e una coca. Come dessert direi un tiramisù ipercalorico, quel dolce divino alla nutella che avete inziato a fare con doppia panna e... credo che possa bastare, grazie" sorrisi.
Tutti mi guardavano a bocca aperta tranne Tayler, Erik e Sharon che ormai mi conoscevano fin troppo bene.
"Che c'è? Mi avete trascinato fuori dalle coperte dopo nemmeno sette ore di sonno. E ho fottutamente fame" sbottai facendo ridere tutti.
Il cameriere ancora mi guardava con la bocca spalancata.
"Tutto okay?" chiesi ironicamente.
"Si, bellezza, solo che non ho mai visto una ragazza mangiare così bene e avere quel fisico così sexy" disse maliziosamente mordendosi il labbro.
Non mi fece nessun effetto ma a Tayler si, e anche molto.
"Se vuoi continuare a vedere qualcosa nella tua lurida vita di merda, ti conviene andartene prima che ti cavi quegli occhi da leccaculo" ringhiò Tayler al cameriere.
Fosse stato figo, dico io.
"E tu saresti?" chiese in modo arrogante.
La vena sul collo di Tayler inzió a pulsare, pessimo segno.
"Il suo ragazzo, nonché quello che, se non sparisci subito da qui, ti farà sparire dalla faccia della Terra" ringhiò ancora e il poveretto sbiancò.
"Okay" balbettò e scomparve.
Non esageto, scomparì davvero. Evaporò.
"Figlio di puttana" disse Tayler a denti stretti.
"Mi fai eccitare quando tiri fuori sto lato aggressivo" gli dissi all'orecchio con voce maliziosa.
"Vieni" mi prese la mano e mi trascinò in bagno.
Chiuse la porta dietro di se e si appoggiò contro.
"Che cosa vorresti fare?" gli chiesi appoggiando il mio corpo al suo.
"Scoparti" rispose con un ghigno.
"Qui?" chiesi leccandomi le labbra.
"Qui" ripetè fissandomele.

In un secondo mi ritrovai contro la porta dove, fino a pochi minuti prima, era appoggiato lui, con il suo bacino che pingeva prepotentemente contro il mio.
Gemetti quando le sue labbra vogliose arrivarono sul mio collo.
Sapeva mandarmi in paradiso in un secondo.

***

Avevamo finito di mangiare ma era come se mi sentissi soffocare in quel ristorante. Era quello sul lago. Avevo fatto di tutto per cercare quella donna ma non l'avevo vista. Era come se il destino avesse deciso di farci incontrare solo una volta e mai più.

Ero uscita. Mi mancava l'aria, non ne so il motivo. Forse per il caldo.
Mi ero seduta in riva al lago e fissavo il nulla. Pensavo e basta. Pensavo a come ero stata bene la sera prima e quella mattina, nonostante il risveglio. Pensavo a Crystal che aveva passato il capodanno lontano da noi. Pensavo a mia madre che non si era più fatta sentire o vedere.

Pensavo e pensavo. Mi ero isolata dal mondo, come se fossi in una bolla. Poi mi "risvegliai" di soprassalto.
Quella situazione era surreale.
Mi guardai intorno ma il mio sguardo fu attirato da un foglietto.
Corrucciai la fronte e lo presi fra le mani.

Buon anno nuovo, Emily. Ti siamo mancati?

Che diavolo voleva dire? E soprattutto chi erano?
Ero confusa e mi sentivo alquanto spaventata.
Mi alzai e mi guardai intorno. Era tutto tranquillo come quando mi ero seduta. Non c'era assolutamente nessuno. Il silenzio mi circondava sentivo solo il rumore dell'acqua mossa dal vento.

Rivolsi lo sguardo all'acqua cristallina del lago e sentii il respiro morirmi in gola.
Non poteva essere. Non era giusto.
Perché? Perché dovevano rovinare sempre tutto? Perché non potevo avere un momento di tranquillità o di felicità? Perché si ostinavano a rovinarmi la vita?

"Che diavolo volete?" ringhiai.
"Emily, ti sembra il modo di rivolgere la parola a tuo padre? L'educazione che ti ho dato?" disse con un ghigno.
"Quale educazione? Le botte? I quasi stupri? Ma fammi il favore, sei solo un bastardo" ringhiai.
"Non mi instigare, non siamo qui per farti del male, ma per dirti una cosa" disse guardando Trevor.
"Quando quella puttana di tua madre..." non lo feci finire che gli puntai un dito contro.
"Non parlare così di lei'' ringhiai.
"Mica la odiavi?" chiese confuso.
"È pur sempre mia madre" riposi.
"Anche io sono pur sempre tuo padre" ghignò.
"No, tu sei solo Brandon. Un figlio di puttana" sputai.
Lo vidi stringere i pugni ma Trevor gli mise una mano sulla spalla.
"Quindi? Che cosa dovevi dirmi?" lo sfidai.
Ero curiosa. Avevo paura, ma ero terribilmente curiosa.
"Quando tua madre mi ha cacciato di casa, ho fondato la gang" fece un sorrisetto orgoglioso.
"Quindi? Se volevo sapere qualcosa di te, ti avrei cercato"
"Sei irritante, ragazzina"
"Lo so, e ne vado fiera"
"Vediamo di levare quel sorrisetto" ghignò.
Lo guardai con strafottenza.

"Trevor è tuo fratello"

Lascio a voi i commenti.
Spero che vi piaccia.
All the love, -M

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