8. Capitolo

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Allyson's povs
La routine è sempre la stessa. Aria, scuola serale, ristorante. Il piccolo bistrot francese mi sta dando parecchio da fare oggi , sono le nove di sabato sera e non faccio altro che correre da un tavolo all'altro.
"Allyson puoi venire qui un attimo?" Sue mi chiama in un appartato angolo della sala
"C'è qualcosa che non va?" chiedo preoccupata
"No, sei impeccabile come sempre. Vorrei che smettessi di occuparti di tutti i tavoli e ti dedicassi a un in particolare" sorrise dolcemente con quell'abbondante calore che tanto la contraddistingue
"Per quale motivo? Voglio dire, c'è una motivazione specifica?"
"I signori al tavolo hanno chiesto di te"
La guardai sempre più sbalordita, per quale motivo avevano bisogno di me? A mio parere una cameriera vale l'altra.
"Tavolo 12, adesso se vuoi scusarmi"
Sue tornò nel suo ufficio seguita da una donna con un tailleur verde menta. Mi dirigo al tavolo che richiedeva la mia assistenza, ero sempre più curiosa di sapere cosa ci fosse dietro ciò. Una donna anziana, con un bellissimo viso pallido, coperto da un leggero strato di trucco mi guarda e sorride timidamente, ha l'aria di un umile signora, molto probabilmente si sente a disagio in un luogo così lussuoso, vorrei dirle che siamo in due; continuo ad avvicinarmi e scorgo altri due uomini ai lati del tondo tavolo, sono gessati, indossano abiti formali e hanno sparso fogli qua e la; avvicinandomi ancora di più trovo un ragazzo, o forse un uomo, girato di spalle, anche lui vestito molto elegante. Avverto una scarica di tensione, mi sento avampare e ho improvvisamente caldo. La mia caotica mente impiega poco tempo a riconoscere quel profilo tanto perfetto.
"Signori, Christopher" dico fredda
"Allyson" risponde distaccato, sono sicura che lo stia facendo di proposito.
"Cosa posso portarvi?" domando facendo appello a tutta la mia professionalità.

Meglio amare teWhere stories live. Discover now