17. Capitolo

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Allyson's povs
"Non mi scuseró per aver detto ciò che penso"
"Non preoccuparti ragazzo, mia figlia ha sempre avuto la testa dura"
"Può chiamarmi Christopher"
"Tomh"
Si stringono la mano vigorosamente.
"Ma si, giocate a fare i vecchi amici" affermo acida
"Voi due state insieme?" chiede fingendo di interessarsi alla mia vita, mentre sorseggia il suo squallido thè.
"No, è solo il padre di mia figlia" dico con nonchalance
Lui s'irrigidisce subito e cerca i miei occhi, guardandomi incredulo "Una figlia?"
"Si, una bambina in carne e ossa che parla e cammina"
"Hai avuto un bambino e non me lo hai detto?"
"No" ribatto tranquilla
"Potrei saperne il motivo"
"Non sono cose che ti riguardano"
"Sono tuo padre signorina, ricordatelo bene"
"Ah si? Eri mio padre anche quando non mi chiamavi per il mio compleanno perché te ne dimenticavi o quando non ti sei mai interessato di ciò che mi succedeva? Quando esattamente eri mio padre?"
"Ho fatto del mio meglio"
"Stai perdendo la tua dignità, è meglio che tu sta zitto, penso che faresti una figura migliore". Detto ciò mi alzo e prendo la mano di Christopher per trascinarlo via di li "L'invito l'ho fatto, posso anche andare via ora. Alle otto e trenta, Abbey Roads 48C". Quando siamo fuori Christopher sta per dire qualcosa ma lo interrompo prima "Non dire niente!"
"Non era mia intenzione, vorrei solo baciarti ora"
Per la seconda volta nell'arco della giornata fingo di non aver sentito, eppure ho sentito bene, anzi benissimo. Mi accorgo che gli sto ancora tenendo la mano, la lascio immediatamente e salgo in macchina. Poco dopo mi raggiunge anche lui.
"Muoviti, andiamo via da questa casa degli orrori!"
"Agli ordini!"
Affondo nel sedile pensando alla lunga e intensa giornata appena trascorsa, fuori dal finestrino il tramonto con il sole porta via la tensione che ha caratterizzato questo giorno. Per la prima volta da ore mi sento rilassata. Qui, in macchina con lui.

Meglio amare teWhere stories live. Discover now