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Jeff's POV

È l'una di notte. Non è possibile udire nessun rumore e la città è deserta a quest'ora. Cammino a passo felpato fin quando non trovo un'abitazione, quest'ultima è una villa, probabilmente abitata da persone benestanti, dato l'aspetto esteriore dell'abitazione. Scavalco il cancello con facilità, essendo ormai abituato a questo tipo di attività, e valuto da quale parte potrei entrare. Il mio sorriso si allarga rapidamente quando vedo una finestra aperta.

"Che idioti." Sussurro a me stesso, con un sorriso largo quanto quello che mi sono appositamente inflitto sul volto.

Quale persona dotata di intelligenza lascia la finestra spalancata sapendo che c'è un killer in giro?

Entro silenziosamente all'interno dell'abitazione e mi ritrovo in un salotto, da quello che riesco a vedere. Sgattaiolo silenziosamente su per le scale, dove suppongo si trovino le stanze da letto e mi guardo attorno con circospezione.

Apro per prima la porta situata all'ingresso del corridoio e trovo davanti a me una bambina che dorme beatamente sotto al suo piumone. Mi prendo qualche istante per poter osservare bene la mia vittima: ha lunghi capelli biondi ed un sorriso innocente sul volto. Troppo innocente.

Mi avvicino silenziosamente a lei e poggio una mano sulla sua bocca. Basta quel breve e freddo contatto per far sì che lei spalanchi i suoi occhi, di un azzurro intenso e brillante. Nel momento in cui ha il piacere di vedere il mio volto, la sua espressione cambia da assonnata a spaventata ed inizia a dimenarsi e cerca di urlare invano.

Avvicino l'indice alle mie labbra, intimandole di fare silenzio, ma lei non sembra volersi calmare.

"Sei una bambina così bella, ma io posso farti diventare bellissima!" Sussurro, lasciandomi scappare una sadica risatina. Quelle parole bastano affinché lei inizi a piangere disperatamente.

Posso sentire la paura in ogni centimetro del suo corpo, il suono che producono i suoi denti mentre battono tra loro, il battito accelerato del suo cuore, che fa alzare ed abbassare velocemente il suo petto e vedere le lacrime che sgorgano dai suoi occhi. Semplicemente la sensazione più bella del mondo: la paura degli altri, la paura dovuta a me e solo ed esclusivamente a me. Dovevano avere paura, dovevano avere tutti paura, dovevano soffrire, non potevano essere felici solo loro!

In preda ad un attacco nervoso, dovuto ai miei stessi pensieri, estraggo il coltello dalla tasca della mia felpa bianca e lo avvicino al suo petto, mentre lei continua a piangere e dimenarsi ancora, inutilmente.

"Torna a dormire." Le dico a bassa voce, spingendo il coltello nel suo petto, che si apre magnificamente in due. Il suo respiro si blocca e i suoi occhi rimangono spalancati, il che mi provoca un involontario sorriso.

Guardo la mia giovane, bellissima vittima, per poi inciderle sul volto uno splendido sorriso innaturale, esattamente uguale al mio.

"Adesso sì che sei la bambina più bella del mondo!" Esclamo in silenzio, sorridendo spudoratamente, mentre guardo ancora la giovane creatura priva di vita.

È il turno dei genitori!

Apro la porta della seconda camera da letto e, con disappunto, vi trovo solo un uomo che dorme. Mi avvicino cautamente a lui, poi gli poso una mano sulle labbra ed avvicino il mio coltello al suo cuore. Lui, come aveva fatto precedentemente sua figlia, apre gli occhi di scatto ed inizia a tremare.

"No ,non farlo, non posso lasciare sola mia figlia...lei ha soltanto me!" Grida ed io scoppio a ridere.

"Tranquillo, lei è già nell'altro mondo." Lo 'rassicuro', l'uomo piange disperatamente a quelle parole così crudeli, ma così sfortunatamente vere.

In quel momento affondo la lama nel suo cuore più volte, per poi vedere la luce abbandonare i suoi occhi ed il suo respiro bloccarsi. Incido anche su di lui un sorriso ed esco dalla casa, ma non abbastanza soddisfatto.

Mi aspettavo tre vittime per quella sera ed invece nella casa c'erano solo due persone, così decido di fare un nuovo colpo.

Più avanti alla villa ci sono diverse case, non resta altro che scegliere.

Alla fine ad attirare la mia attenzione è una casa di medie dimensioni, così mi avvicino cautamente ad essa e smanetto un po' con la serratura fino a quando non si apre, ho compiuto questo gesto così tante volte che ormai è come se mi venisse spontaneo.

Salgo delle scale per poi dirigermi verso la prima camera da letto, appartenente ad una ragazza castana che sembra dormire tranquillamente, ma evidentemente non è così. Infatti, non faccio in tempo ad avvicinarmi a lei che subito apre gli occhi e si siede di scatto sul letto.

"Chi sei tu?" Chiede, squadrandomi con circospezione da testa a piedi.

Io rido e mi avvicino a lei, in modo che possa vedermi in volto e poi abbasso il cappuccio della mia felpa. La ragazza resta per un attimo paralizzata, poi sembra quasi riflettere ed infine riprendersi.

"Tu hai lo stesso sorriso che...hanno le vittime di un assassino noto...tu sei..." Non finisce la frase, perché la interrompo io.

"Jeff, Jeff the killer" Rispondo ammiccando, quasi a prenderla in giro.

"Allora sei qui per uccidermi?" Constata, come se fosse la cosa più normale del mondo, il che non sembra normale a me.

"Certo, è ovvio." Scrollo le spalle con noncuranza, non capendo perché me lo stesse chiedendo, penso sia evidente.

"Ah..." Risponde come se niente fosse, facendosi quasi pensierosa.

Cosa sta succedendo? Non è questa la reazione che mi aspettavo, non è questa la reazione che volevo. Voglio le grida, i pianti, la paura, lo shock, il terrore, i tremolii, tutto ciò che mi fa sentire potente. Lei, però, non sta facendo niente di tutto questo, è forse stupida?

Non è umanamente possibile che non abbia paura di me, probabilmente sta solo fingendo di essere una dura. Oppure è tonta. Una delle due cose deve essere per forza.

Posso sentire in lontananza le sirene della polizia ,al che scatto sul posto, constatando il fatto che siano stati più veloci del solito questa volta.

"Merda!" Impreco, alzando il cappuccio della felpa sulla mia testa, puntando subito gli occhi sulla finestra della sua camera, valutandola come via d'uscita.

"Oh, il Killer verrà arrestato." Sussurra lei, con una finta faccia triste.

"Non sfidarmi." Dico immediatamente, avvicinandomi a lei.

"Se fossi in te, mi preoccuperei di più di scappare via." Mi fa notare con un ghigno che diventa sempre più largo.

Bene ,probabilmente non è stupida, ma questo non cambia il fatto che non può non avere paura di me.

Scuoto il capo e mi avvicino alla finestra, cancellando quel pensiero assurdo dalla mia testa che ha ben altro a cui pensare in questo momento.

"Non finisce qui." La avviso e sorrido sadicamente prima di buttarmi giù e correre il più lontano possibile.

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