Capitolo 41

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Alzo la testa per vede le espressioni delle tre persone intorno a me.

Sono tutti confusi e Fé è anche un po' preoccupato. Lo capisco da come sta corrucciando le ciglia e dalla mascella contratta.

Prendo in mano una delle tante foto che ci sono dentro questa scatola.
La guardo attentamente.
Ne prendo un'altra e osservo bene anche quella, poi un'altra e un'altra ancora.

In tutte le foto ci sono io.
In una sono in un parcheggio, in un'altra in macchina, in altre sto entrando o uscendo di casa. Ce n'è una in cui sto entrando in ospedale.

Quella che mi inquieta di più, però, è la foto in cui io e Fede ci stiamo abbracciando.
Mi ricordo quel giorno: è il giorno in cui lui e Ben erano partiti per andare a Milano.

Metto giù quelle foto e mi siedo sul divano.

Chi ha scattato tutte quelle foto? Perché? E perché darmele? Che senso ha?
Magari vogliono avvertirmi o impaurirmi.

Comunque la domanda resta sempre la stessa: perché?

<<Cosa stai pensando?>> mi chiede Fé, con la stessa espressione di prima. La sua voce suona quasi dura, fredda.

<<Il perchè>> rispondo con un lieve sussurro, cosi lieve che ho fatto fatica a sentirmi anch'io.

<<Io, più che altro, sto pensando a chi potrebbe essere stato>> dice Ade.

Sposto il mi sguardo su Ben che sta osservando con sguardo attento tutte le foto. Stessa cosa che ho fatto io prima.

<<C'è scritta una frase!>> esclama Ben, attirando l'attenzione di tutti.

"Incredibile quante cose si nascondono sotto i nostri occhi. Pensa alle stelle, per esempio. Noi guardiamo il cielo e ne vediamo pochissime. In realtà, tutte le altre sono lì, di fianco alle loro sorelle, solo che noi non le vediamo, perché sono poco luminose. Sono sotto ai nostri occhi, però, noi siamo così cechi da non notarle e, la maggior parte delle volte, non ci pensiamo neppure."

Questa frase... l'ho già sentita, però non mi ricordo dove.

<<Ti ricorda qualcosa?>> mi chiede Ben, mettendo giù il foglietto.
<<No>> rispondo sbuffando

Com'è possibile che non mi ricordi una frase del genere?!

Mi risiedo sul divano e avvicino le gambe al petto.

<<Cosa facciamo?>> chiede Adele. Bella domanda. Non ne ho la più pallida idea.

<<Dovremmo andare dalla polizia>> dice Fede con la stessa voce di prima. <<No>> dico immediatamente.

Fé mi guarda male. Forse anche con un po' di rabbia, dal luccichio che ha negli occhi.

<<Stai scherzando, vero?!>>
<<No, aspettiamo. Magari è solo una presa in giro>> gli rispondo.
<<Una presa in giro?! Ti hanno seguito!>>
<<Smettetela!>> esclama Ade zittendoci
<<Ci penseremo domani mattina>> esorta Benjamin, chiudendo la scatola.

Da quando siamo ritornati a letto, non sono riuscita a prendere sonno.

Ogni minimo rumore proveniente da fuori mi fa paura.

Continuo a pensare a quella frase. Magari l'ho letta su uno dei tanti libri che ho... però, se fosse così, sarebbe strano, perché io mi ricordo tutto di tutti i libri che leggo.

Per quanto mi sforzi a pensarci, non mi viene in mente niente.

<<Non riesci a dormire?>> chiede Fede dolcemente.

Ti fidi di me?Where stories live. Discover now