Capitolo 42

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No, non può essere vero. No. Non proprio adesso.

Il respiro mi si fa accelerato, sento le orecchie ronzare e comincio a vedere dei puntini neri.

Mi cade dalle mani la scatola e finisce per terra, provocando un forte rumore. O forse a me sembra forte.

<<Vicky?! Stai bene?!>>.

Questa voce risuona lontana, anche se riesco a distinguere una sagoma che mi si avvicina.
Sento delle braccia afferrarmi e altre voci. È tutto così confuso e lontano...

Apro piano gli occhi, ma li richiudo subito a causa della luce troppo forte. Li riapro piano e vedo il soffitto. Ma se prima ero seduta...
Lo osservo per capire cos'è successo e dove mi trovo.

È il soffitto del soggiorno... almeno credo.

Cerco di alzarmi, ma un braccio me lo impedisce. Analizzo il braccio.

Astronauta=Fede.

<<Meglio che aspetti un po', prima di alzarti>>

Guardo nella sua direzione e vedo che ha gli occhi puntati su di me.

<<Mi hai fatto preoccupare. Come ti senti adesso?>>.
<<Meglio. Posso sedermi? Per favore>> lo supplico.
Lui annuisce e sposta il braccio.

<<Vicky, cos'è successo?>> chiede preoccupato, dopo qualche minuto

Ho avuto un attacco di panico. Mi era già successo. È stato a causa... la scatola.
Oh, no

Mi alzo di scatto e vado dritta verso camera mia.

Ti prego fai che non l'abbia vista. Non sa nessuno di quella scatola, in quei diari ci sono cose e pensieri che non ho raccontato a nessuno.

<<Che fai?>> chiede Fè, seguendomi.

Spalanco la porta. Niente. La scatola, che mi era caduta per terra, non c'è.

Mi chino di fianco al letto e guardo al di sotto di esso.

<<Vicky?>>

Mi rialzo e comincio a frugare nei cassetti e negli scaffali.

<<Vicky, vuoi rispondermi?!>> perde la pazienza e mi blocca davanti a sé.

<<Cosa stai cercando?>>
Glielo dico? Ha il diritto di saperlo, però...

È una cosa importante

Lo so, però se lo dicessi ad alta voce, sarebbe più vero.

Insomma... lui è tornato. Luca mi ha seguita, poteva riprendermi in qualsiasi momento. Riprendermi, sì. Mi avrebbe di sicuro portata con sé e sarebbe ricominciato tutto. Io, in quel caso, che avrei fatto?
Lui avrebbe ricominciato a picchiarmi, avrebbe ricominciato con gli abusi, me l'avrebbe fatta pagare per essere scappata da lui. Si sarebbe arrabbiato anche perché adesso sono felice. Anzi, è di sicuro infuriato in questo momento.

Non voglio vivere ancora con la paura. Questo è quello che vuole e io non voglio.

Sono stanca di tutto questo, di quell'incubo, di lui. Sono stanca di tutti i ricordi che mi hanno sporcato e che hanno sporcato la mia vita. Non ne posso più. Io vorrei solamente vivere felice. Sì, magari con Federico. Chiedo forse troppo?

<<Vittoria, cos'hai?>> chiede preoccupato.

Appoggio la testa sul suo petto e lui circonda il mio corpo, così piccolo in confronto al suo, con le sue braccia.

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