Capitolo 56

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È in quella maledetta stanza da ore, ormai. Non ne posso più di stare qui, fermo, a far niente. E i dottori non ci dicono neanche come sta andando, se sta bene.  Tutto questo mi fa impazzire.
Ogni minuto che passa sembra un'eternità e ogni minuto la mia paura cresce.
Sono passate più di sei ore.

Alzo la testa e mi guardo intorno.
Benjamin stringe tra le braccia Adele, Ilaria e Alessandro sono andati fuori per prendere un po' d'aria, Beatrice sta parlando con mia madre e Filippo è appoggiato al muro, con lo sguardo perso nel vuoto.
E io sono sempre qui, seduto per terra e appoggiato al muro.

<<Federico>>
Sento il mio nome e mi giro. Mia madre si avvicina e si siede sulla sedia di fianco a me.
Mi guarda dritto negli occhi e io mi sento costretto a distogliere lo sguardo.

Quand'ero piccolo quello sguardo mi faceva paura: me lo rifilava quando  combinavo qualche guaio.
Poi, crescendo, ho capito che non faceva poi così paura: ogni volta cercavo in tutti i modi di giustificarmi, anche tirando fuori le cose più assurde, e questo trasformava quello sguardo severo in uno sguardo divertito.
Però adesso non fa né paura né ridere: mi mette a disagio.
Quello sguardo è capace di capire tutto. Ma veramente tutto.

<<Smettila di piangerti addosso. Starà bene, è forte. Adesso tu ti alzi, vai a prendere da mangiare con Benjamin e poi chiacchieri con noi, aspettando che dei medici escano da quella stanza>> mi ordina
<<Mamma, non riesco a far finta che non stia rischiando di morire>> le dico ritornando con lo sguardo su di lei.
<<Ma io non ti ho chiesto questo. Credi che sia facile per gli altri? Per niente. Però non si stanno facendo un sacco di paranoie e non stanno piangendo disperati. Con questo non voglio dire che tu sia debole, anzi, ci vuole coraggio per piangere, però almeno non pensano al peggio. Sanno che c'è il rischio e hanno paura, ma hanno anche fiducia, Federico>>

Quando finisce di parlare sospiro e mi prendo la testa tra le mani.

So che ha ragione, però io...

La rivedrai

E tu come fai a saperlo?

C'è una volta in cui ho sbagliato? Nessuna. Quindi credimi

Sorrido tra me e me per questa risposta.
Alla fine tutta questo storia con la vocina è assurda. È una parte di me, quella più fastidiosa, ammettiamolo, però serve, nonostante tutto.

Sorvolo sul "fastidiosa", ma per il resto hai ragione. A chi non servo?

<<Si vede così tanto che ho paura?>> le chiedo dopo un po'.
Lei mi sorride dolcemente e annuisce.

Mi passo una mano sul viso e mi alzo
<<Va bene, cosa prendo da mangiare?>>

*****
In questo momento sono seduto di fianco a mia madre e a Benjamin.
Stanno parlando, ma le loro voci mi appaiono lontanissime. Sono perso tra i miei pensieri.

Davanti a me c'è del cibo. Non l'ho toccato, a differenza degli altri.

Vedo lo sguardo di tutti alzarsi e di conseguenza alzo anche il mio.
Il dottore.

Mi alzo di scatto e vado davanti a lui per sapere come sta Vittoria. Dal suo sguardo non si riesce a capire niente.

<<L'intervento è riuscito. Ci sono state delle complicazioni, ma per adesso è stabile>>

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