Capitolo 54

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Sospiro per l'ennesima volta sentendo sempre le stesse domande da parte dei poliziotti.

Siamo  qui da ore e ore, il sole è in cielo e tutte le persone si sono svegliate per andare al lavoro o a scuola.
Anche questo posto macabro sta cominciando, piano piano, a popolarsi.

E in tutto questo, mentre gli altri cominciano la giornata, io voglio fare solo una cosa: dormire.

<<Abbiamo  finito, può tornare a casa>> mi informa l'uomo davanti a me proprio  in quel momento.

Alleluhia, non ne potevo più.

Ringrazio ed esco dalla stanzetta dalle pareti grige.

Vedo seduti ad aspettare Adele, Ben e Fede. A guardare quest'ultimo, il mio cuore perde un battito.
È stravaccato sulla sedia,  con le mani in grembo e con lo sguardo perso nel vuoto.  Sospiro vedendolo in quello stato.

Non merita quello che ho fatto, dovrei dargli delle spiegazioni e dirgli tutto, però ho paura che si possa arrabbiare con me. Io avrei dovuto fermarlo.

Sospiro e chiudo gli occhi, mettendo un piede davanti all'altro.

Quando vedono che mi sto avvicinando si alzano, tranne Federico che rimane seduto. Sposta solo lo sguardo dal nulla a me.

<<Possiamo andare a casa>> esorto.

Adele annuisce e guarda Federico, come se si aspettasse qualche domanda da parte sua.
Lui le lancia un'occhiata per poi alzarsi e andare verso l'uscita.

<<Allora andiamo>> mormora aprendo la porta.

Cos'ho combinato

                               *****

Entro in cucina e trovo Fede.
Lui alza lo sguardo, serra la mascella e fa per andasene.

Ormai è da due settimne che continua ad evitarmi. Non abbiamo più parlato da quando siamo andati via dalla centrale e, da quel giorno, non c'è stato alcun genere di contatto tra noi

<<Federico>> mormoro con voce incrinata.
La mia voce lo ferma.

Rimane girato di spalle e capisco di dover fare veloce. Mi avvicino a lui e appoggio una mano sulla sua spalla. Sotto il mio tocco, sento i suoi muscoli tendersi. 

<<Parlami>> lo supplico.

Non ne posso più di questa situazione. Averlo così vicino e sentirlo così distante fa più schifo che essere letteralmente lontano da lui.

Sospira e si gira, mentre io faccio cadere la mia mano dalla sua spalla.

<<Cosa vuoi che ti dica?>> chiede puntanto i suoi occhi nei miei. <<Qualcosa>> sussurro, ormai con gli occhi lucidi. Gli spunta un sorrisetto amaro.
<<Non sono io che devo dire qualcosa qui>> controbatte.

Colpita e affondata

Dai, proprio adesso sbuchi tu 

si, ho un tempismo perfetto

Me ne sono accorta

<<Non fare così>>
<<Allora come dovrei comportarmi, eh?!>> sbotta

Dopo questo seguono minuti di silenzio.
Non saprei che rispondere, ha il pieno diritto di comportarsi così, soprattutto dopo come mi sono comportata io.

Sospira e riprende a parlare
<<Ho capito quando ho dovuto aspettare per sapere la verità su tutto, era nel tuo pieno diritto, ho capito quando non non mi hai detto dei messaggi, ho capito pure perché non mi hai ancora detto chi era al telefono. L'unica cosa che non ho capito è perché ti sei scostata da me, in macchina. Almeno questo avrei il diritto di saperlo, visto che c'entro anch'io>> dice guardandomi negli occhi.

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