Assurdo, no?

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Se Judy avesse negato il sordo nervosismo che provava in quel momento, nella sala controllo dello stabilimento con un agente come Jack Savage come sola compagnia, sarebbe automaticamente stata inserita in lista per il trofeo 'Bugiardo dell'anno'. La lepre studiava gli schermi con occhi freddi e lei non poté non pensare che era quantomeno ironico il fatto che un tipo così calmo e concentrato si sentisse in dovere di punzecchiare Nick ogni volta che la distanza fra i due andava sotto i...diciamo sei metri.

Scoprì nuovamente il nome del collega rimbalzarle nel cervello: assurdo che si preoccupasse di lui in quel modo anche se era stato assegnato ad un compito così facile. Aveva sospirato e roteato gli occhi quando Jack gli aveva detto di sorvegliare Bellwether da vicino: devi essere la sua ombra, gli aveva detto, e lui si era attaccato alla pecora senza preoccuparsi di sembrare invadente. La seguiva nel magazzino, controllava che pulisse bene i pavimenti, ispezionava le scatole che sistemava sugli scaffali, la aspettava persino fuori dal gabinetto.

E poi c'era Alopex, la cui espressione delusa era stata talmente malcelata da farle pensare che non poteva esistere al mondo una coniglietta tanto ottusa da non accorgersi che avrebbe dato metà del suo cervello per lavorare con lui. La guardava in quel momento, seria e concentrata davanti ad una serie di dati e grafici come se fosse nel suo ambiente di competenza.

"Io quei grafici non saprei nemmeno da che parte leggerli..." commentò. Jack ridacchiò.

"Già: nemmeno io" confessò. "Però agente Hopps, adesso c'è una cosa che vorrei chiederti".

"Judy andrà benissimo, Jack" ridacchiò la coniglietta. Lui sorrise.

"Molto bene" annuì. "Dimmi Judy: tu ti fidi di Wilde?".

Non fu sicura di aver capito la domanda. O meglio, quella l'aveva capita: era il rapporto con l'operazione che le sfuggiva. Come poteva la sua fiducia nei confronti del suo collega compromettere o anche solo riguardare la sorveglianza di Bellwether? Curvò le orecchie di lato, incuriosita.

"Certamente" rispose infine. "Gli affiderei la mia vita. E sono più che sicura che anche lui farebbe lo stesso con me".

"La tua vita..." ripeté lui, tornando con lo sguardo sul monitor. "La tua vita...". Judy lo guardò incuriosita, mentre una domanda faceva capolino nella sua mente e si posava sulla sua lingua.

"C'è qualcosa che non va?" chiese. "Cos'hai contro Nick? Nemmeno lo conosci e lo tratti così male".

"Male, Judy?" commentò lui, tornando a guardarla. Quegli occhi di ghiaccio parvero scandagliarla all'interno. "Se volessi trattarlo male ve ne accorgereste tutti quanti. E poi, sembra che lui sia lieto di essere trattato così".

"Lo vedi?" obiettò lei. "Non lo conosci nemmeno e già...".

"Conoscerlo?" replicò lui. La voce era calma, ma una sottile nota vibrante di rabbia la costrinse a chiudere la bocca. "Pensi che non lo conosca? È un truffatore, un ladro ed un bugiardo! E quel che è peggio". Si avvicinò a lei, paralizzandola con gli occhi. "È dannatamente bravo ad ingannare la gente".

"Tu conosci il vecchio Nick" replicò lei, dopo qualche secondo di smarrimento. "Nick è il mio collega più fidato: mi fido ciecamente di lui".

"Fai male, Judy" commentò.

"E tu che ne sai?" sbottò riottosa. "Com'è che sai così tante cose di lui da etichettarlo come marcio in partenza?".

"Perché ci ho avuto a che fare in passato" replicò lui. La voce era tornata atona e gli occhi si posarono nuovamente sugli schermi. Fece una breve carrellata nel cortile esterno poi si collegò alla telecamera del magazzino e si fermò.

I Quattro CavalliWhere stories live. Discover now