Io non ho paura

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Eppure questo suono...

Era un pensiero che aveva sempre attraversato la mente di Nick in quel secondo in cui l'aria s'impregnava del suono metallico delle manette. Che fosse in un vicolo, in una strada affollata di curiosi o dentro il magazzino di un laboratorio di ricerca, quel suono l'aveva sempre sentito nelle orecchie e contro i polsi; dovuto probabilmente alla sicurezza che per anni era stata sua fedele compagna di scorribande e di avventure.

Quelle manette, un giorno si sarebbero chiuse attorno alle sue zampe.

Era una consapevolezza che aveva sempre sentita giusta quasi a livelli biblici ed il fatto di essere diventato uno di quelli autorizzati a sfoggiarle appese alla cintura l'aveva affievolita di appena un niente. Quel rapido e metallico ronzio avrebbe accompagnato una fugace sensazione di freddo con un tintinnio metallico ed avrebbe immobilizzato le sue zampe com'era giusto: con il tempo se n'era quasi convinto e se c'era una cosa in cui gli insegnamenti di Finnick non avevano funzionato era stato togliergli dalla testa quella convinzione.

L'unica cosa che sperava era che fosse Judy a farlo. E sperava che succedesse prima che quelle zampe si posassero su Jack Savage.

Dawn lo guardava mentre chiudeva il secondo anello attorno al montante dello scaffale: l'espressione era incuriosita, come se avesse davanti agli occhi qualcosa che non capiva appieno, come un libro di matematica.

"Non capisco..." borbottò infine. E non era la sola. "Dopo quello che ti ho detto...quello che ti ho offerto...ancora vuoi stare alle regole della lepre? Continuare a guardarla dal basso verso l'alto?".

"Non lo faccio" ammise lui, mettendosi dritto e fingendo il suo solito sorriso. "Mi arriva appena al distintivo...".

"Bah..." belò lei, guardandolo con disappunto. "Che mi aspettavo? Ho perso tempo a cercare di far ragionare una

volpe ottusa

pedina della lepre...".

Nick si volse ed uscì dal magazzino, contando i passi che lo separavano dal suo amato pranzo. L'immagine della busta-frigo faceva furiosamente a pugni con i ricordi e le parole della pecora, riconoscendo che la sua era una pazzia molto lucida.

Aprì la porta della mensa chiedendosi come ci fosse arrivato e quattro occhi saettarono verso di lui. Le orecchie di Judy saettarono in alto, mentre Alopex mosse la coda in un inequivocabile scodinzolio.

"Ehi, Nick" salutò la coniglietta con un sorriso.

"Pensava che non saresti venuto a pranzo" osservò Alopex. "Ma è anche vero che a colazione hai mangiato solo una confezione di fragoline di bosco ed un bicchiere di caffè, che equivale a duecento grammi di cibo. Immagino che questo odorino di pollo sintetico che arriva dal tuo sacchetto sia all'incirca di tre etti, quindi la tua dieta giornaliera suppongo vada dal mezzo chilo al chilo di cibo". Si alzò e gli tastò la pancia e le zampe. "Ah, seicentoventi grammi giornalieri: ti tieni a stecchetto?".

"In forma, Alopex" replicò lui afferrando il pranzo e sedendosi. "Si dice in forma. Finiscila di indagare sul sottoscritto".

"Ah, ma lo sai che non posso farne a meno" rise lei, sedendosi nuovamente accanto a Judy, che la guardava con occhi persi.

"Hai capito tutto questo solo tastandogli la pancia?" mormorò stupita, dimenticandosi nuovamente il panino stretto tra le zampe.

"E non solo" annuì lei, ammiccando con un sorrisetto malizioso. "Potrei dirne di cose in questo momento...".

"Ma ti asterrai" concluse Nick, addentando il pranzo. "Non credo sia rilevante sapere quanto sedano ha mangiato Carotina ieri sera in base all'odore del suo pelo o del verso in cui è pettinato".

I Quattro CavalliWhere stories live. Discover now