Volpe acuta, leprotto ottuso

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Alopex era nata in una zona periferica di Tundratown ed il suo manto candido non poteva non sposarsi magnificamente con la neve artificiale sparata per le strade. Il momento più imbarazzante della sua vita era stato quando i suoi parenti si erano convinti che stava flirtando con un camaleonte palesemente Hippy, quando in realtà stava solo svolgendo delle ricerche sul motivo per cui aveva la pelle giallo evidenziatore all'interno di un cinema.

La sua mente fertile e così avida di conoscenza era stata una fonte inesauribile di brutti ricordi e macabre scoperte: il trauma di scoprire come nascevano i cuccioli, l'emarginazione a scuola perché troppo intelligente alle primarie e troppo giovane alle superiori, tutti quei militari che dopo il test la guardavano come se fosse una specie in via di estinzione.

E poi, ovviamente, la scomparsa di suo padre e la scoperta del caso Tujunga: in quello stesso momento, parte della sua mente continuava a lavorare su quel crivello. L'unico caso che nemmeno lei era riuscita a risolvere ma che, ne era convinta, c'entrava qualcosa con la scomparsa di suo padre.

"Hai esagerato con lo zolfo" borbottò annusando una provetta comparsa magicamente sotto il suo naso. Volse lo sguardo alle tabelle: i numeri ed i grafici quasi le parlarono, confidandosi con lei. "E la curva d'ascensione è troppo vicina al limite tollerabile: ragazzi, vogliamo immunizzarci o intossicarci?".

In quel laboratorio Alopex era presente al sessanta percento: il restante quaranta era impegnato a districare pensieri che il muso di Nick le aveva riportato alla luce dopo anni passati in un angolo della sua mente. Portava ancora quella cravatta

Tieni piccolo: questo è tutto quello che abbiamo trovato di tuo padre

e quell'espressione era la stessa che aveva visto l'ultima volta che aveva incrociato il suo cammino, prima di svanire nel tunnel 6B. L'espressione di uno che aveva vinto e sapeva di aver vinto, un'espressione su cui non c'era traccia di un padre disperso né del rancore che poteva portare nei confronti di coloro che gli avevano portato la notizia e la sua cravatta.

Lei gli aveva dato la notizia e Jack gli aveva lasciato nella zampa l'indumento. Si era voltato quando il cucciolo, lacrimando, gli aveva chiesto come si annodava: evidentemente aveva preso la domanda sottogamba, ma lei no. Era stato in quel momento che l'aveva scorta: tenue ed a stento sopravvissuta, ma nei suoi occhi c'era quella luce.

Nick Wilde era una volpe con la luce negli occhi. E tutto quello che voleva era essere presente quando sarebbe esplosa ed avrebbe accecato tutti con la sua luminosità.

Judy guardava svogliata il suo panino alla lattuga, lanciando ogni tanto occhiate alla telecamera nell'angolo alto della stanza. Jack era rimasto in sala controllo per darle modo di fare pranzo in pace, eppure non riusciva a non pensare che l'aveva fatto per evitare di incontrare Nick.

Non era abituata a rimanere per così tanto tempo senza scambiare due battute con il suo partner

Il SUO Nick

e fu con una sorta di nervosismo che riconobbe quel sottile nodo alla gola e quel tappo allo stomaco come nostalgia. Le mancavano i bei momenti con Nick: loro che si punzecchiavano, bisticciavano per delle cose stupide fino a tenersi un muso ed un ostinato silenzio che crollava dopo un'ora al massimo come se non ci fosse mai stato.

Drizzò di scatto le orecchie e si volse verso la porta appena pochi secondi prima che la maniglia si abbassasse. La sagoma dall'altra parte del vetro s'immobilizzò, poi giunse il suono di una risatina.

"Mi dispiace, agente Hopps" disse la voce di Alopex. "Non sono Nick". La coniglietta cercò di mascherare il disappunto, ma dal sorriso che comparve sul muso della volpe comprese di non esserci riuscita. "Sai...dovrei consigliarti di stare alla larga da quella volpe, ma non ce la faccio". Ridacchiò mentre pescava dalla tasca della divisa una panino. "Voi coniglietti siete troppo teneri".

I Quattro CavalliWhere stories live. Discover now