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Aspettava appoggiata al muro vicino alla porta, si sentiva così irrequieta.

Maledettamente irrequieta.

Se fosse stato Federico il suo compagno di ruolo sarebbe stato tutto più semplice.

Sicuramente sarebbero stati più affiatati, sicuramente sarebbe stato tutto più facile, meno problemi, meno complicazioni.

Si morse il labbro fissando il vuoto e trasalì sentendo il campanello suonare.
 
"È arrivato."

Tentò di calmare il proprio cuore.

"Andrà tutto bene."

Tentò di ricomporsi e fece una smorfia indugiando sulla maniglia.

Sentì il campanello suonare di nuovo e alzò gli occhi al cielo.

"Sempre senza pazienza."

Prese un gran sospiro e mise la mano sulla maniglia.

"Vai Sharon, non aver paura di sbagliare."

Tutti i suoi buoni propositi colarono a picco incontrando i suoi occhi.

"Cazzo, perchè mi fa ancora questo effetto!?"

«Ciao.» lo salutò cercando di nascondere il proprio turbamento.

Lui la fissava impassibile con le mani infilate nei jeans, lei soffermò lo sguardo sui suoi jeans lisi.

«Ciao.» le rispose quasi scocciato.

Lei represse una smorfia a quel tono.

«Entra.» lo invitò facendosi da parte.

Lui entrò e il cuore di lei arrancò vedendolo lì, così vicino.

Sentì immediatamente il cuore fare un tuffo vedendolo slacciarsi la giacca.

«Dalla pure a me.» disse prendendogliela dalle mani sfiorandogliele involontariamente.

Il respiro le si ruppe a quel brivido provocato da quel contatto.

Represse una smorfia.

"Cameron aveva ragione, adesso che non c'è più Adam..."

«Allora?» le chiese vedendola imbambolata con la sua giacca fra le mani.

Lei si risvegliò dai propri pensieri e gli sorrise mortificata.

«Sì, scusa.»

Si voltò aprendo l'anta dell'armadio e prese una gruccia.

Fece una smorfia sentendo quel profumo armeggiando con la sua giacca.

"Perchè? Perchè tutto mi fa questo effetto?"

Si stampò sul viso il miglior sorriso che riusciva a fare e si voltò dopo aver riposto l'indumento accuratamente nell'armadio.

Lui la guardò sollevando il sopracciglio perplesso.

Il sorriso di lei svanì vedendo quell'occhiata distante.

«Il computer è di sopra in camera mia.» si affrettò a dire per riempire quel silenzio che la rendeva nervosa.

Lui la guardò ancora con quell'occhiata fredda e perplessa.

Lei sentì il suo inconscio sbattere la testa più volte contro il muro.

Sì, forse, dopotutto non era stata una grande idea la sua stanza, la cucina sarebbe stato un territorio più neutrale.

«Okay.» le disse non troppo convinto.

Sei il mio abbraccio, quello che mi protegge dalle fauci del mondo. [COMPLETA]Место, где живут истории. Откройте их для себя