Capitolo 10

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Daniel:
Cammino al suo fianco, mentre si guarda attorno. Devo ringraziare Oscar Wilde per quelle frasi sulla vita, che mi avevano salvato poche ore fa.Io non ero abituato a questo.
Che io ricordi, erano passati secoli dall'ultima volta che avevo passeggiato al fianco di una donna.
Ricordo ancora il suo profumo, la dolcezza del suo sangue. Peccato che sia morta dissanguata per colpa dalla mia fame.

Non sono sempre stato fiero di quello che ho fatto, ma non posso farci niente. È la mia natura. Sono nato così, sono nato per nutrirmi di sangue, per uccidere.
« Perché io » mi aveva chiesto poche ore fa.
Avrei voluto dirle la verità, ma poi avrei dovuto spiegarle chi ero. Ed è una cosa che non posso permettermi.
Non deve sapere niente di me e del mio mondo, perché questo la metterebbe solo in pericolo. E finché non si avrà un totale controllo, loro saranno un nemico. Gl'ibridi.

-Pensi che potremmo entrare là?- chiese, indicando un locale con la musica da disco.
-Se hai voglia di vedere delle donne nude che ballano, per me non c'è nessun problema.- Risposi, prima che iniziasse a camminare, dritto in imbarazzo
-Julya!- la chiamai, e lei si fermò mettendosi di fronte a me -Vuoi andare a ballare?- le chiesi, ricordandomi che aveva solo diciassette anni.
-No, vorrei andare al casinò- rispose, puntando il dito verso il Four Queens.
-Al casinò? Sai che è...-
-Sì, è vietato ai minori. Tutto qui è vietato per me. Eppure mi hai portata qui per divertirmi- aggiunse sbuffando, senza lasciarmi finire di parlare. Non mi abituerò mai all'intraprendenza delle donne di questa era.
Ai miei tempi, le donne stavano in casa, amavano fare quelle cose da donna, ma ora tutto è cambiato. Non che questo mi dispiaccia, ma rimango sempre sorpreso.

-Va bene Julya. Andiamo- dissi, porgendole la mano. Entrammo dentro, e le feci segno di aspettare. Presi dei gettoni, mentre l'uomo all'entrata mi chiese l'età.

« -Ascolta, io andrò a prendere la ragazza dietro di me. Entreremo per divertirci, e tu ricorderai solo che hai controllato i nostri documenti, e che siamo grandi per stare qui dentro-» sussurrai all'uomo che fece sì con la testa. Feci segno a Julya di seguirmi, mentre guardava l'uomo di fronte a noi, con una leggera paura.
-Sei sicuro?- Domandò.
-Quando sei con me tutto è sicuro.- Risposi, passandole dei gettoni. -A cosa vuoi giocare?- I suoi occhi si riempirono di gioia, regalandomi forse il primo sorriso della serata.

 -A cosa vuoi giocare?- I suoi occhi si riempirono di gioia, regalandomi forse il primo sorriso della serata

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Le mie serate a Las Vegas non erano certo così d'abitudine. A quest'ora sarei sicuramente dentro a un locale, a civettare con qualche spogliarellista o un'altra preda.
Avremmo finito la serata a casa sua, o in qualche hotel, fatto sesso fino a ché il mio corpo non ne avesse avuto abbastanza, e infine mi sarei nutrito del suo sangue.
Mentre ora, ero sì con una donna. -Una ragazzina- disse qualcuno dentro di me.
-Sempre femmina è!- Risposi a me stesso come un folle. Comunque, ero con una persona del genere femminile.
Di certo, le prossime ore non l'avremmo passate a scoprire quel libro di posizioni, che gli umani chiamano Kamasutra, facendo sesso selvaggio. E cosa più certa, non avrei assaggiato il suo sangue. Quindi, cosa mi spinge a ridere, mentre lei perde in continuazione a quella macchinetta, che non essendo ancora piena non farà uscire nemmeno un dollaro per sbaglio? Non sono in grado di amare, non so, e non ho la minima idea di cosa significhi questa parola. Mi affeziono a una persona permettendole di vivere. Questo lo so fare.
Ma per il resto... la mia mente non ha mai conosciuto altri sentimenti. Io non sento il mio cuore battere, visto che non ce l'ho. Non sento quelle stupide cose che mi aveva spiegato una volta Louis, "farfalle allo stomaco", "non poter immaginare la tua vita senza di lei."
Beh, l'ultima ipotesi è impossibile, visto che prima invecchierà, e poi morirà lasciandomi solo.
No, non è amore, ma curiosità. Sì, questo sentimento so cosa voglia dire.
Sono curioso nei suoi confronti, nel capire cosa mi blocca. Perché con lei il mio dono non funziona.

-Basta, ci rinuncio!- disse, girandosi verso di me, seduto dietro di lei.
-Cosa vuoi fare?- le chiesi, prima che guardasse l'orologio.
-Sono stanca- rispose, guardandomi in imbarazzo.
Mi alzai, e la mia mano prese la sua ricevendo la solita scossa, prima di dirigerci verso la macchina.
-Non vorrai tornare ora a casa! È buio, e noi...-
-Julya, calmati! Stai tranquilla- le dissi, posando la mia mano sulla sua spalla, prima di farla salire in macchina. Non avevo mai pensato di riportarla a Winnemucca, ma ora non sapevo come giustificare la mia decisione. Evitai il traffico, mentre lei continuava a guardare la strada, stando attenta ad ogni cosa.
-Dormiamo in hotel? Io non so... aspetta!- iniziò a cercare qualcosa nella borsa.
Parcheggiai la macchina, mentre lei guardava all'interno del suo portafoglio.
-Ho un appartamento qui. Dai, vieni!- dissi prima di scendere dalla macchina, per andare nella sua direzione. Entrai dentro l'ascensore per la prima volta, visto che non ero abituato.
-Wow!- furono le sue parole appena entrati.
-Benvenuta nella mia piccola dimora.- Le risposi, mentre mi girava attorno.

Non avevo curato personalmente l'arredamento, ci aveva pensato Louis per fortuna, perchè se fosse dipeso da me sarebbe vuota

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Non avevo curato personalmente l'arredamento, ci aveva pensato Louis per fortuna, perchè se fosse dipeso da me sarebbe vuota.
Le feci segno di sedersi sul divano, quando il grande orologio suonò.
-Mezzanotte. Hai mantenuto la promessa!- disse, per poi sedersi vicino a me.
-Io mantengo sempre le promesse- risposi guardandola. Appoggiò la sua testa su un cuscino, mentre guardavo i lineamenti del suo viso. Era cosi bella, così innocente...
-È una tua studentessa. Stessa città. Infrangi le regole.- Mi ricordo la mia "coscienza."
Nessun vampiro ha un codice o un'etica, ma io sì. All'inizio ero come tutti i vampiri: uccidevo per il gusto di farlo, mi nutrivo di chiunque mi capitasse davanti. Non ho mai risparmiato nessuno.
Poi, gli anni aumentarono, l'epoche anche, ed io con loro.
Capita ancóra che in un momento di pura fame io uccida, ma è diventata una cosa rara, perché ho smesso.

Ho smesso di prendere vite innocenti, che non hanno colpe, se non quelle di trovarsi davanti a me.
Ho smesso, perché vedo ancóra i volti di tutte quelle persone che ho ucciso.

Mi alzai lentamente, prendendola perchè si era addormentata. In un attimo arrivai davanti alla mia stanza, l'appoggiai sul letto delicatamente, come se avessi paura di svegliarla. Mi sedetti vicino a lei, spostando una ciocca di capelli dal suo viso. Ed ecco il vero motivo perché dovevo starle alla larga: il suo calore mi spingeva a voler di più. Quella pelle così candida era un richiamo per i miei canini.
Mi allontanai da lei uscendo per andare in cerca di una preda. Avevo bisogno di sangue, ne avevo bisogno per dimenticarmi di Lei.

ETKEN - l'ultimo Principe Where stories live. Discover now